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martedì 19 maggio 2015

A FINE MESE ATENE SENZA SOLDI PER STIPENDI E PENSIONI. SARA' VERO STAVOLTA ?

 

Bè, secondo la nota favola de "al lupo al lupo", prima o poi quello arriva davvero.
E quindi, fuor di metafora, accadrà pure prima o poi che, se non cambia qualcosa, quelli di Atene si ritroveranno senza i soldi per pagare stipendi e pensioni, come paventano da mesi...
Syriza, il partito vincitore delle elezioni in Grecia, è agitato, al suo interno c'è una parte radicale (Tsipras ora è "moderato"...cosa può accadere quando si passa dalla propaganda alla realtà...) che vuole la rottura con l'Europa e la denuncia del credito. In poche parole, non vogliono pagare più nessuno.
Il che si potrebbe pure fare, ma poi, i soldi per andare avanti dove li prendono ?? 
Comunque a suo tempo si era tornati a parlare di referendum, nel quale i greci possano decidere se restare nell'Euro, o andarsene, in entrambi casi accettando le conseguenze.
Sono sempre favorevole a questi strumenti di democrazia diretta, quando i temi sono chiari, e il SI o il NO dirimenti di un tira e molla di cui nessuno ne può più. 
L'equivoco greco è già costato troppi soldi. Si decida cosa fare.




Allarme Atene: soldi finiti, intesa entro maggio
 L’ipotesi di un piano di salvataggio europeo 
 
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO

La Commissione europea, fino a questo momento emarginata dalle trattative con la Grecia condotte dai ministri delle Finanze dell’eurozona, avrebbe presentato una proposta per dare una svolta al negoziato. Lo dice il giornale greco To Vima: esisterebbe un piano avanzato dal presidente della Ue Jean-Claude Junker. Se confermato, sarebbe parecchio controverso. Arrivato nel giorno in cui Atene dichiara di essere arrivata al punto in cui non sa più dove reperire risorse per pagare salari pubblici, pensioni e onorare i debiti; e mentre l’ala sinistra di Syriza, il partito al governo, invita a rompere con i creditori.
L’idea di Junker sarebbe — un suo portavoce ha detto di non saperne niente — quella di andare avanti senza il Fondo monetario internazionale (Fmi), che è uno dei tre grandi creditori della Grecia, assieme a Ue e Banca centrale europea (Bce), e che negli ultimi giorni ha detto di non potere finanziare Atene se non si riducono i rischi dell’operazione. Sulla base del piano, alla Grecia arriverebbero cinque miliardi, invece dei 7,2 del vecchio piano di aiuti rinnegato dal governo di sinistra di Atene: 1,8 dalla Ue stessa e 3,2 miliardi provenienti dai profitti realizzati dalla Bce sui titoli greci che la banca ha comprato negli anni. In cambio, il governo di Atene si impegnerebbe a una serie di misure limitate, inferiori per portata a quelle che chiedono l’Fmi e i ministri finanziari della zona euro: un po’ sulle pensioni, un po’ sul mercato del lavoro e le privatizzazioni, un po’ sull’Iva.
L’ipotesi va incontro al primo ministro Alexis Tsipras, il quale ieri ha fatto sapere attraverso un portavoce che il negoziato deve concludersi entro maggio perché ormai le risorse del governo sono quasi a zero, ma ha anche detto che un accordo deve prevedere «la ristrutturazione del debito greco, obiettivi di avanzo primario (prima del pagamento degli interessi sul debito, ndr) più bassi ... e nessun taglio a stipendi e pensioni». Che i ministri finanziari accettino la proposta di Juncker sembra difficile: tagliare fuori il Fmi a molti, tedeschi in testa, risulta inaccettabile; i contenuti sono annacquati; e la disponibilità della Bce a erogare 3,2 miliardi è dubbia: si tratta di denaro suo che se desse alla Grecia prenderebbe la forma di un finanziamento vietato dai Trattati.
È che siamo arrivati alla fase decisiva delle trattative e d’ora in poi ci sarà un accavallarsi di proposte, di controproposte e di scontri. L’ala sinistra di Syriza oggi discuterà in pubblico l’ipotesi di sospendere i negoziati e andare allo scontro diretto. 

danilo taino

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