Conte e Garcia si dovrebbero incontrare e confrontare le rispettive convinzioni.
Il primo, dopo il primo scudetto - il migliore dei quattro, per me, sia perché inaspettato, sia per il gioco espresso - iniziò a squietarsi per via del mercato, che non era mai adeguato a potenziare la squadra soprattutto in prospettiva europea, fino a pronunciare la famosa frase che gli resterà appiccicata addosso per sempre, quella del ristorante di lusso (la Champions League) da 100 euro dove non si entra con soli 10.
Allegri con sostanzialmente la stessa squadra che ha vinto il terzo scudetto consecutivo (è vero che alcuni dei nuovi, segnatamente Morata e Pereyra, hanno fatto bene, ma Vidal per tre quarti stagione è andato a due cilindri, Barzagli è stato fuori, Pirlo è in calo per normali motivi anagrafici...), è arrivato in finale, oltre a vincere anche il quarto scudetto e aggiungendoci pura la Coppa Italia. Diciamolo, una stagione che sarà stata indigesta al nuovo CT della Nazionale.
Resta che per Conte, nell'estate 2014, la Juve non poteva dare di più di quello che aveva dato, e infatti alla fine decise di andare via.
Garcia pure lo scorso anno doveva avere la sensazione di una Juve in calo, e che questo dovesse essere l'anno buono. Tutti, ma veramente tutti i giocatori della Roma, nel periodo pre campionato, dicevano chiaramente che l'obiettivo della stagione era lo scudetto, e dopo il contestatissimo match dell'andata, quando la Juve alla fine vinse, l'allenatore dei giallorossi, furibondo, proclamò che era sicuro che la sua squadra avrebbe vinto il campionato.
A non so quanti punti di distacco accumulati, quando ormai era chiaro che il titolo fosse nuovamente appannaggio della Signora, Garcia spiegò che quella teneraria dichiarazione era stata strategica, per scuotere i suoi e spronarli dopo una sconfitta immeritata ( in effetti il pareggio sarebbe stato il risultato giusto).
La strategia quella volta non ha funzionato un granché.
Magari adesso ha deciso di adottarne un'altra, con una conferenza stampa di fine stagione dove dichiara urbi et orbi che la Juve è "fuori concorso", che obiettivamente si può lottare solo per finire primi tra gli "altri", i restanti 19.
Le ragioni naturalmente non sono sportive, secondo lo sportivo allenatore romanista, ma tutte economiche : lo stadio di proprietà, il fatturato.
Per carità, tutti elementi verissimi ( in 4 anni lo Stadium è veramente una fortezza pressoché inespugnabile), nell'era di Andrea Agnelli il fatturato è raddoppiato e adesso veleggia sulla imponente cifra di 300 milioni. Lontani dalle ricchissime (anche perché indebitatissime) regine di Spagna, dalle squadre che hanno in sorte paperoni stramiliardari ( Chelsea, Manchester City e PSG), o da club come Bayern, Manchester United alla cui eccellente organizzazione la Juve pure si ispira.
Però non sono cose venuta dal nulla. La Juve il gap che sembra aver scavato nei confronti delle altre lo ha costruito con tenacia e lavoro, non fruendo di sceicchi o prestiti miliardari con rientro a babbo morto.
Non solo. A livello tecnico, la Juve fa molte scommesse, che in questi anni sono andate per lo più bene. Barzagli, tra i più affidabili difensori d' Europa, costò due soldi, Pirlo e Pogba per esempio sono stati presi a zero euro. Llorente, comunque valido, specie lo scorso anno, pure è stato un parametro zero. Per Tevez si è speso di più, ma non cifre spropositate (quele che per esempio si sentono per Vidal, per non parlare di Pogba...), anche qui però scommettendo sulla rivalsa di un campione che sembrava aver mantenuto meno di quanto promesso a inizio carriera.
Pure non intestardirsi su Conte, lasciandolo subito libero, senza fare, per dire, quello che sta facendo il Milan per riportare a casa Ancelotti (non lo fare Carletto, per il tuo bene. Non in questo caos rossonero), e sfidando la piazza nel prendere un sostituto certo non caro al tifo bianconero, si sono rivelate scelte "strategicamente" migliori.
Insomma, sicuramente più ricchi (rispetto alle italiane attuali, con Moratti e Berlusconi stanchi di sperperi) e fortunati, ma bravi si poteva dirlo ?
Il tecnico giallorosso ammette amaramente: «Il gap con i bianconeri aumenterà il prossimo anno»
ROMA - È il momento dei bilanci in casa Roma e Rudi Garcia non si sottrae. Anzi. Il tecnico francese, proprio quello che dopo Juventus-Roma caricò l'ambiente a credere nello scudetto, ora alza bandiera bianca di fronte allo strapotere bianconero: «Siamo primi nel nostro campionato, perché la Juventus è fuori concorso. Sono abituati a vincere, hanno una potenza economica che noi non abbiamo, hanno lo stadio e un'altra storia e lo stanno dimostrando. Con Khedira e Dybala penso che il gap con la Juve sarà ancora superiore l'anno prossimo. Hanno preso molti soldi dalla Champions League e hanno il loro stadio. Noi abbiamo delle costrizioni dal fairplay finanziario. Io sono qui per vincere dei titoli, ma la logica della potenza economica del campionato italiano dice che la Juve è fuori concorso».
VENDERE PER COMPRARE - Sembra che quasi voglia riportare i romanisti sulla terra, Garcia, dopo aver provato a farli sognare, almeno fino al 2015: «Lo scorso anno avevamo come obiettivo il rientro in Europa League. Quest'anno era più difficile per via della grande annata della passata stagione. Tutti quanti dicevamo e dicevate che potevamo vincere, ma questa divisa che avevamo immaginato è troppo grande per noi. Le ambizioni della Roma e del suo presidente sono enormi, basta girare in città e capirlo.
Siamo in crescita e per diventare grandi come la città che rappresentiamo bisogna aspettare. I nostri mezzi dimostrano che siamo la quinta potenza economica del calcio italiano. Giovedi a Londra incontriamo Pallotta e sapremo come regolarci. Ho sempre saputo che per comprare dobbiamo vendere, penso che sarà ancora così. Dobbiamo sapere come siamo e come vogliamo crescere. Proseguire in Champions League vuol dire che stiamo crescendo. La Roma è uno splendido progetto nel calcio europeo, ma dobbiamo fare un gradino alla volta. Fare passi troppo lunghi può farti tornare indietro. Non mi è stato promesso nulla di particolare, ho ancora un anno di contratto e aspetto di incontrare Pallotta».
IL CENTRAVANTI - Il capocannoniere della Roma in campionato è Ljajic con 8 reti. In Serie A solo Cagliari e Parma hanno capocannonieri che hanno fatto peggio. Sarà il centravanti il grande obiettivo del calciomercato romanista? Garcia riflette: «Abbiamo 18 giocatori con almeno un gol. Il nostro gioco permette a tutti di segnare. Abbiamo fatto meno reti su calci piazzati, ma dobbiamo migliorare tutti. Dobbiamo riflettere per capire cosa fare nel reparto d'attacco. Tutti vorrebbero avere Messi e i suoi gol, ma dobbiamo fare i conti con i nostri mezzi. La dirigenza ci dirà».
CRITICHE AI TIFOSI - E Garcia non ha ancora digerito le contestazioni dell'Olimpico, la casa giallorossa diventata quasi un incubo per la squadra: «Sono stato stupito di vedere che la mia squadra, seconda in tutto il campionato, abbia ricevuto pesanti critiche, anche da parte dei nostri tifosi. Come è possibile che sia accaduta una cosa del genere? La gente non va illusa, ma al momento in cui dovevamo esser sostenuti, non abbiamo ricevuto la giusta spinta. E questo non mi è piaciuto per niente. Allora meglio esser chiari sulle nostre reali possibilità. Spero siano immense per il prossimo anno, ma non credo. Non è normale aver migliori risultati in trasferta. Abbiamo avuto difficioltà a giocare allo Stadio Olimpico. Il nostro tifo è eccezionale, ma deve capire che ne abbiamo bisogno sempre».
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