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venerdì 29 maggio 2015

LA GRANDE MORIA DELLA GRAMMATICA ITALIANA : QUANDO L'ASINO E' IL PRESIDE

 

Quelli non giovani ( consiglio a questi ultimi di vedere l'imperdibile gag, magari in rete... www.youtube.com/watch?v=8HlZhYPsqss) hanno riso tutti alla compilazione indimenticabile delle lettera dettata da Totò a Peppino De Filippo nel gustoso film  "Totò, Peppino e la Malafemmena".
La moria delle vacche era comicità esilarante, quella della grammatica italiana ad opera di un dirigente scolastico, denunciata addirittura da Galli della Loggia (in genere non dedito a queste "curiosità"), fa anche ridere ma soprattutto piangere, al pensiero delle mani in cui sono messe le scuole. Eppure quanto piangono e si lamentano gli addetti alle stesse, che rivendicano sempre autonomia, libertà, nessun controllo e boicottano gli Invalsi, colpevoli di svelare le gravi lacune che girano indisturbate per le aule italiane. 
Le domande del professore e politologo che leggete di seguito sono ovviamente retoriche, che lui per primo sa benissimo che la risposta alle stesse non può essere che negativa.
Però i professori sono come i magistrati. L'unica riforma che concepiscono è quella di "più soldi e più mezzi". 
Lor signori invece NON si toccano....




«CIRCOLARE DELLE CIRCOLARI» 
ESEMPIO DI SCUOLA SGRAMMATICATA 
Ernesto Galli della Loggia 
 

«Circolare n. 44. Oggetto: circolazione circolari. Sono state presentate alcune rimostranze da parte di genitori dell’alberghiero e dei loro rappresentanza (sic!) riguarda (sic!) la mancata circolazione di alcune circolari. Si raccomanda di far circolare per le classi agli (sic!) studenti tutte le circolari e di farle ricircolare per le classi uscite prima (sic!).
Si raccomando (sic!) di mantenere un flusso continuo di circolazione e di ricircolazione delle circolari anche con l’ausilio attivo e fattivo all’ (sic!) istituto alberghiero degli studenti di accoglienza turistica» .
Sono pronto a fornire in privato a chi ne avesse interesse l’indicazione del nome e cognome del dirigente scolastico che ha redatto e firmato questo testo ufficiale di una scuola della Repubblica italiana, nel quale gli stupri sintattico-grammaticali gareggiano con la surreale demenzialità dell’enunciato, con un effetto complessivo degno del migliore Totò.
Come cittadino della suddetta sgrammaticata Repubblica mi limito ad avanzare solo tre domande, più che consapevole, peraltro, della loro prevedibile inutilità: 

1) il ministro dell’Istruzione, e per lui i suoi uffici, hanno la possibilità di venire mai a conoscenza che un loro dipendente è capace di scrivere (oltre che di concepire, ma lasciamo perdere ) un testo simile? Hanno un qualche controllo effettivo di che cosa accade realmente nella scuola, nelle scuole? 
2) e se sì, hanno il potere per esempio di iniziare all’istante un procedimento che porti in tempi ragionevoli all’allontanamento dal suo incarico di chi ha scritto l’obbrobrio di cui sopra? 
3) Che razza di «Buona scuola» ci si deve aspettare da un’«autonomia» degli istituti scolastici invocata e decantata come la panacea di ogni male, che però poi può consegnare il destino di anche uno solo di essi nelle mani di uno scervellato semianalfabeta come l’autore dello scritto in questione?

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