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lunedì 15 giugno 2015

LA SPLENDIDA SCONFITTA DI CASSON DEPRIME I DEMOCRATICI, ANCHE SE A PERDERE E' UNO DEI GUFI PEGGIORI

 

Io me lo ricordo Michele Gotor che scivolava sul vetro, con uno stridio di unghie che manco gatto Silvestro, la notte tragica della "NON vittoria" del 2013, quando Bersani provava una sensazione a metà tra la tragedia di Occhetto del 1994 e la delusione di Prodi del 2006...
Mentre i numeri arrivavano del tutto diversi da quelli auspicati da un anno, con il PD fermo al 25% (superato da Grillo) e la coalizione vincente al 30 solo per qualche migliaio di voti sul centrodestra (ma alla Camera, mentre al Senato si perdeva in regioni decisive come Lombardia, Campania, Veneto..., con mancato raggiungimento della maggioranza), Gotor da Vespa spiegava che comunque si era vinto, che la maggioranza assoluta tra i deputati era raggiunta (grazie al demonizzato  Porcellum, ma questo ometteva di ricordarlo...). La reatà politica era ben altra, testimoniata quella notte dall'assenza di Bersani da qualsiasi tv, e confermata nelle settimane successive, col mortificante fallimento dell'allora segretario della Ditta nel tentativo di formare comunque un governo.
Quella notte Gotor mi parve un poveraccio che negava la verità in modo stolido e ottuso.
Ebbene, stavolta, dopo i ballottaggi di domenica, è lui a dire la cosa più sensata : un livello di astensione come quello che si conferma (oltre il 50% degli elettori resta a casa) non può non essere valutato seriamente anche in ragione della legge elettorale appena emanata.
Si può consentire il potere assoluto - grazie al balottaggio - a una formazione che poi rappresenti un quarto scarso (quando non un quinto) dei cittadini ??? 
Non solo. Guardate quello che è successo a Venezia. Al primo turno Casson finisce primo distanziando di parecchi punti (10 ? ) il suo avversario, lo sconosciuto Brugnaro, ma non ottiene la maggioranza necessaria, per cui si va al ballottaggio. Qui la situazione s'inverte, e il candidato del centro destra sopravanza il rivale, che si ferma al 46% contro il 53 del neo sindaco. Non è la prima volta che succede, precedente noto e nefasto per la sinistra avvenne nella ben più popolosa e nevralgica Roma, quando Rutelli manco di poco la vittoria al primo turno e venne clamorosamente sorpassato da Alemanno al secondo.
La logica del voto CONTRO, che domina nei ballottaggi, quanto è utile per un buon governo futuro ??
A occhio, mi sembra un buon sistema per i grillini...che potrebbero catalizzare il voto di quelli esclusi al primo turno e che si tappano il naso pur di non vedere vincere i rivali storici...
Non una grande soluzione professor D'Alimonte.
Ah, stavolta niente falsi sorrisi come il giorno dopo le regionali.
Nessuno, nemmeno i faccia di tolla professionali come Serracchiani e Guerini, negano che i risultati non sono apprezzabili.
E sì, l'astensionismo, a questi livelli, è un problema per la democrazia.
Avvertite cortesemente i miei amici aristocratici del controrodine sulla "narrazione" : pochi votanti non è più segno di allineamento dell'Italia con le democrazie avanzate.



Batosta alle Comunali, l’autocritica del Pd: non si può brindare

Serracchiani: «Dobbiamo ragionare su come rafforzare il partito nei territori». Guerini parla di «sconfitta che brucia». Palazzo Chigi vuole ripartire da immigrazione e Fisco

di Monica Guerzoni

Il candidato sindaco per il centrosinistra Felice Casson al voto Il candidato sindaco per il centrosinistra Felice Casson al voto

ROMA Ha perso Felice Casson, ha perso un «gufo» della sinistra. Ma di certo non ha vinto Matteo Renzi. «Un risultato luci e ombre», ammette che è notte Lorenzo Guerini. Il ribaltone di Venezia è una umiliazione bruciante per i dem, che hanno governato la Serenissima per 22 anni e ieri notte hanno dovuto cedere un’altra storica roccaforte a un outsider come Brugnaro. Uno che, sospirano al Nazareno, «potrebbe tranquillamente stare con noi». Magra consolazione per un partito che paga a caro prezzo il coinvolgimento di alcuni suoi esponenti nelle inchieste, dal Mose a Mafia Capitale.


Una batosta.
Il premier è andato a Venezia due volte per far sentire il suo appoggio a Casson, ma l’effetto Renzi non c’è stato. La sconfitta è destinata a pesare anche sui rapporti con la minoranza. Dopo il sofferto 5 a 2 delle Regionali, le amministrative confermano che il leader ha iniziato questa seconda fase di governo con qualche affanno. Prova ne sia l’astensionismo, che conferma una nuova ondata di disaffezione verso la politica. «È un calo importante - riconosce Debora Serracchiani - serve una riflessione. La politica non può essere un pezzo del problema».
Il centrosinistra vince a Macerata, Mantova, Trani e Lecco. il Pd resta primo partito, ma come dice Guerini, «stanotte non si brinda». Arezzo, Nuoro, Matera, Chieti, Lamezia Terme e Fermo sono perse. «Città importanti...», geme Guerini. E a Venezia il Pd incassa il colpo più duro. Lo ammette la Serracchiani, interpretando i tormenti di Renzi: «A Venezia ha pesato la fine traumatica della legislatura. Non siamo riusciti a ricostruire un rapporto con la città, nonostante la candidatura importante di Casson». La vicesegretaria del Pd ringrazia l’ex pm per «l’impegno che ha messo nella sfida, in un contesto non facile» e ammette che «ha pesato molto il sentimento nazionale sull’immigrazione». Gli italiani vedono in tv le immagini drammatiche dei profughi e scelgono la Lega, con il suo «approccio facilitato su questioni così complesse».

Ma al Nazareno non si nascondono dietro un dito.
Sono tutti consapevoli che un Pd spaccato e dalla guida incerta sul territorio, non è appetibile in un momento così difficile. «Il Pd ha tenuto e in Lombardia conquistiamo alcuni comuni. Ma certo le divisioni interne - ammette Serracchiani - non hanno aiutato a far passare un messaggio di speranza. Dobbiamo ragionare su come rafforzare il partito sui territori». A Palazzo Chigi individuano tre temi su cui lavorare sodo: immigrazione, fisco, crescita economica.

Adesso la (fragile) tregua vacilla
e la minoranza deve scegliere se addebitare a Renzi un’altra frenata oppure, se prendersi sulle sue spalle una parte di responsabilità. Le tensioni tra le diverse anime sembrano destinate a riaccendersi e lo fa capire il senatore Miguel Gotor: «È inquietante il dato dell’astensionismo, un risultato che getta un’ombra sul meccanismo di funzionamento dell’Italicum».

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