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venerdì 15 gennaio 2016

MAGISTRATURA DEMOCRATICA SBAGLIA ANCHE QUANDO HA (PARZIALMENTE) RAGIONE

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Non sono mai stato d'accordo con quelli di magistratura democratica, e da diversi anni a questa parte con nessuna associazione a vario titolo rappresentativa dei magistrati.
Quindi ho letto con sorpresa la riflessione sulla riforma costituzionale che accompagna l'annuncio dello schieramento di MD per il fronte del NO nella consultazione referendaria del prossimo ottobre, condividendo non tutto ma diverse considerazioni.
In particolare, sono d'accordo sostanzialmente con loro quando scrivono, criticando l'Italicum e la riforma connessa : " ... una maggioranza alterata da un premio che si vuole giustificare in nome della governabilità, ma che incide sulla rappresentatività e condiziona oltre misura la stessa elezione del Presidente della Repubblica. (…) La fine del bicameralismo perfetto, come è stato autorevolmente messo in chiaro, rivela aspetti puramente propagandistici: il Senato rimane titolare di numerose competenze legislative primarie e del potere di revisione della Costituzione, ma smette di essere eletto dai cittadini ".
Dopodiché sono certo che le alternative non sarebbero le stesse. Io per esempio non abolirei il premio di maggioranza, ritenendo che anche l'eccesso di rappresentatività, pagato con la paralisi di governo, non è cosa buona, però lo condizionerei, per raggiungerlo, ad un livello minimo di partecipazione al voto degli aventi diritto. Ho scritto più volte che il 40% , che attribuisce il 55% dei seggi, mi sembra eccessivamente premiante ma potrei anche farmelo andare bene, a patto che a votare vada almeno il 70% degli italiani. Altrimenti al massimo potrei conferire un premio a chi arriva primo, ma senza garantirgli, solo per questo, la maggioranza assoluta. Idem - una soglia minima di votanti - per il ballottaggio.
Insomma, no al proporzionale puro, ma nemmeno il via libera alla dittatura della minoranza più forte !
Ugualmente, ok all'eliminazione del bicameralismo, ma semplicemente abolendo il Senato. Questo compromesso pasticciato, con l'esautorazione del voto dei cittadini, non mi piace.
Ciò posto, sono assolutamente d'accordo con il lettore e il direttore de Il Foglio quando denunciano che l'iniziativa di MD non è commendevole, per le ragioni bene evidenziate da Cerasa : non fa bene alla divisione dei poteri, all'idea di imparzialità della magistratura, questo ingresso diretto nell'agone politico.
Magari la prossima volta quelli di MD diranno anche per chi votano e suggeriscono di votare alle elezioni politiche ?

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Chissà che direbbe Montesquieu vedendo l’ultima genialità di Md
Md è una “componente del movimento di classe”, che nasce per dare vita a una “giurisprudenza alternativa che consiste nell’applicare fino alle loro estreme conseguenze i principi eversivi dell’apparato normativo borghese” attraverso “l’interpretazione evolutiva del diritto”. Ovviamente in nome della separazione dei poteri
di Claudio Cerasa
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Al direttore -  Caro Cerasa. Ho letto sui giornali che Magistratura democratica avrebbe aderito al comitato del no al referendum. Pensavo fosse uno scherzo, o un fraintendimento, e invece sono andato sul sito di Md e ho trovato il seguente comunicato. Lo verrei condividere con lei. “Magistratura democratica aderisce al Comitato per il NO nel referendum costituzionale sulla legge di riforma Renzi - Boschi. Non si tratta, contrariamente a quanto si vuol far intendere, di un referendum sul grado di apprezzamento nei confronti del Governo: è in gioco invece l’architettura democratica della Repubblica. La riforma, in sinergia con la legge elettorale ormai nota come “Italicum”, non ammoderna la macchina dello Stato; a nostro avviso ne determina, al contrario, una pericolosa involuzione. (…) Come cittadini, giuristi e magistrati democratici viviamo con grande preoccupazione il forte pericolo di riduzione dell’autonomia di fondamentali istituzioni di garanzia, quali la Corte Costituzionale e il Consiglio Superiore della Magistratura, i cui componenti di nomina parlamentare potranno essere espressione della sola maggioranza, qualunque essa sia; una maggioranza alterata da un premio che si vuole giustificare in nome della governabilità, ma che incide sulla rappresentatività e condiziona oltre misura la stessa elezione del Presidente della Repubblica. (…) La fine del bicameralismo perfetto, come è stato autorevolmente messo in chiaro, rivela aspetti puramente propagandistici: il Senato rimane titolare di numerose competenze legislative primarie e del potere di revisione della Costituzione, ma smette di essere eletto dai cittadini. Il NO nel referendum non è dettato da inerzia e conservazione, ma da volontà di riforme che si collochino nel solco di un rinnovamento reale e democratico delle istituzioni per l’estensione della partecipazione e della coesione sociale, per la tutela dei diritti fondamentali, per una democrazia sostanziale e veramente efficiente”. L’ho letto e l’ho riletto almeno dieci volte, gentile direttore, e ho provato in tutti i modi a capire ma non ci sono riuscito. Mi chiedo: che paese è quello in cui una corrente della magistratura, la stessa che ha sempre affermato di non fare politica, aderisce a un comitato referendario offrendo al mondo il suo pensiero sul bicameralismo perfetto? Ma il giudice non doveva essere terzo? Sono spiazzato e sinceramente preoccupato.
 
Giampaolo Imberi
 
 
Di cosa si stupisce? Md (cito dal suo statuto) è una “componente del movimento di classe”, che nasce per dare vita a una “giurisprudenza alternativa che consiste nell’applicare  fino alle loro estreme conseguenze i principî eversivi dell’apparato normativo borghese” attraverso “l’interpretazione evolutiva del diritto”. Il tutto, immaginiamo, sempre in nome della separazione dei poteri, no? Non c’è niente da fare: non siamo un paese per Montesquieu.

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