Divertenti, come sempre, le similitudini di Alessandro Fugnoli, l'esperto di finanza "amato" dal Camerlengo per il suo indefesso ottimismo. Il suo motto "il mondo non finirà domani", replicato a dispetto di qualsiasi orso di borsa, piace moltissimo ad un realista poco portato a vedere le cose rosa come chi scrive.
Stavolta il "Nostro", per descrivere, e ironizzare, sui soloni del Mercato, gli esperti del senno del poi, che prevedono continue catastrofi senza azzeccare quelle vere (chi aveva previsto il crollo del 2007 ? Molto pochi, come ben racconta e documenta il bel film "La Grande Scommessa" ). E in precedenza non è stato molto diverso. In realtà, come avviene anche tra i tifosi di calcio, ci si schiaccia molto sul presente, per cui dopo una sconfitta la squadra è in crisi e a rischio retrocessione e dopo una vittoria è rinata e pronta ai più alti traguardi. Così quando le borse vanno su, lo faranno all'infinito, quando scendono l'armageddon è vicino.
Né cercare di capire di economia aiuta le persone normali.
La mia giovinezza è stata caratterizzata dallo shock petrolifero e da una inflazione arrivata a sfiorare il 20% (!!) .
Oggi il pericolo è il petrolio che va giù e la deflazione.
Capisco che in media stat virtus, però i miei amici cha fanno il faticoso mestiere di promotori finanziari capiranno bene un mio scetticismo crescente nei confronti della loro professione.
Buona Lettura
IL MALATO IMMAGINARIO
Ipocondria, la malattia dei mercati sani
Sto morendo e tutti quanti mi
stanno lasciando solo. Argante, il malato immaginario di Molière, soffre
ogni tanto di mal di testa e di mal di pancia come la maggioranza degli esseri
umani, ma pensa sempre di essere a un passo dalla fine. Si circonda di medici e
farmacisti e vuole maritare la figlia non a un nobile o un ricco, come farebbe
un normale padre del ceto medio francese del XVII secolo, ma a un dottore, in
modo da averne uno sempre pronto in casa.
I medici, la cui professionalità consiste nel dare nomi
latini alle vaghe indisposizioni e nel prescrivere sempre e comunque purghe e
salassi, trovano in Argante il paziente ideale, quello che non muore e non
guarisce mai, non ha malattie serie, è pronto a sottoporsi a qualsiasi
trattamento stravagante e paga regolarmente. Beraldo, fratello di Argante,
pensa che i medici servano a poco e suggerisce di lasciar fare alla natura.
Tonina, la serva sveglia, sostiene che un buon arrosto e vino rosso siano cure
migliori di quelle consigliate dai medici. Il lieto fine sarà un compromesso.
Invece di accettare il noioso dottore proposto dal padre, la figlia sposerà
l’amato, che si impegna a studiare medicina. Argante, dal canto suo, verrà
invece proclamato medico da parenti e amici con una cerimonia in latino. In
questo modo si potrà curare da solo, risparmiando un sacco di soldi.
Il Malato Immaginario è del 1673, ma tre secoli e mezzo più
tardi fa ridere ancora e conserva intatta la sua carica eversiva di satira
feroce tanto dei pazienti quanto dei medici quanto, alla fine, dei pazienti che
diventano medici di se stessi.
La commedia diventa ancora più divertente se la
si riambienta nel mondo dell’economia e della finanza, con i mercati come
pazienti, gli economisti e i banchieri centrali come medici, la matematica al posto del latino e, alla fine, con i mercati
che diventano gli economisti e i policy maker di se stessi e si prescrivono
cure spesso controproducenti per malattie inventate o diagnosticate male.
Con
tutto il rispetto per i grandi progressi della medicina e dell’economia le
dinamiche psicologiche sottostanti sono del resto sempre le stesse. La paura
che fa perdere il lume della ragione e del buon senso, l’inventarsi i problemi
dove non ci sono e il non vedere quelli che ci sono, l’affidarsi al ciarlatano
con la soluzione sempre pronta erano tra noi nella Francia del Re Sole, sono
tra noi oggi e lo saranno anche quando l’intelligenza artificiale disegnerà i nostri portafogli e sarà
protagonista dei mercati.
E così fino a tre settimane fa i mercati si sono inventati
una malattia da deflazione proprio mentre l’inflazione, almeno in America,
faceva bruschi salti all’insù anche nella parte core, quella che esclude il
petrolio e gli alimentari. Salti, dovuti all’aumento degli affitti e delle
spese mediche, che hanno tutta l’aria di non essere una tantum e ci portano ad
aspettare con il cronometro in mano il momento in cui qualcuno salterà su a
dire che abbiamo seri problemi di inflazione. E mentre si calcolavano le probabilità
di recessione, alzandole ogni giorno, l’economia si riprendeva in America anche
nel manifatturiero e restava in uno stato più che dignitoso in Europa.
E mentre i mercati, diventati medici di se stessi, si
prescrivevano tassi profondamente negativi anche in America come cura di una
recessione inesistente, i medici veri della Fed (che come tutti i medici da
Ippocrate in avanti, per quanto fallibili, ci hanno quasi sempre capito
qualcosa di più dei malati) continuavano ad accarezzare l’idea di altri rialzi
dei tassi.
Visti i danni che i mercati sono riusciti a infliggersi in
questa rivisitazione del 2008 che sono stati gennaio e febbraio, è però ben
possibile che la Fed
non alzi i tassi il 16 marzo. In questo caso il grande recupero in corso non si
fermerà con una presa di profitto quando Draghi ci illustrerà le nuove misure
espansive della Bce la settimana prossima, ma potrà ancora proseguire.
.......
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