Predica bene il direttore del Corsera, Luciano Fontana, quando scrive, nell'editoriale di oggi, che non si dovrebbe trasformare il referendum sulla riforma costituzionale in una faida politica, renziani e anti, i cd. difensori della "Costituzione più bella del mondo" (??!!) contro gli "innovatori provvidenziali".
Bisognerebbe ragionare sul merito, senza schieramenti preconcetti, cercando di approfondire, conoscere per poi decidere ( einaudiano no ? ). Predica bene ma razzola male, perché palesemente il giornale da lui diretto è già bello che schierato a favore del SI.
E questo è palese, a prescindere se, nei prossimi mesi, verrà dato qualche spazio ai sostenitori del no, magari in quei confronti, sempre comunque apprezzabili, dove vengono pubblicati pareri contrastanti, con esponenti dell'una e dell'altra parte.
Ma la scelta del quotidiano, ed evidentemente dei suoi editori, è stata già fatta.
Personalmente, sarei contento che venisse accolta la proposta dei radicali - i saggi cassandriani italici : dicono più spesso cose giuste, senza essere mai ascoltati - di dividere i quesiti, ché con ogni probabilità ci sono degli aspetti condivisi ed altri no. MA questo Renzino lo sa molto bene, e proprio per questo NON lo fa, propone il pacchetto tutto insieme, confidando che alla fine la gente, pur di cambiare qualcosa, mandi giù quello che non gli piace.
Faccio un esempio. A me sta bene l'abolizione del bicameralismo, non come viene realizzato. Visto che il Senato comunque rimane (per me potevano abolirlo del tutto, e la si faceva finita), e conserva delle prerogative, allora che i senatori vengano eletti, sia pure in numero minore e con prerogative ridimensionate. Perché no ? Perché la modifica del sistema di voto del presidente della Repubblica, specie con una legge elettorale che regala la maggioranza assoluta ad un vincitore che, oggi come oggi, rappresenterà, bene che vada, il 25% degli italiani, uno su quattro ?? Voterei invece senza esitare l'abolizione del titolo V della Costituzione così come infaustamente riformato da Prodi e compagni. A dire il vero, a me non dispiaceva il federalismo fiscale, l'idea di una maggiore autonomia e responsabilità delle varie regioni, non a caso caro ad un uomo che stimo grandemente, Luca Ricolfi. Però da noi non è mai stato realizzato, e l'ibrido partorito da Prodi e sodali ha combinato veri disastri. Quindi bene abolirlo. Potrei proseguire, ma ci sarà tempo e modo.
Sicuramente, renzi e la ministra preferita (possibile che non vi sia alcun pettegolezzo sulle affinità "elettive" dei due ? eppure alcuni fiorentini che li conoscono bene giurano e spergiurano che non si tratti di fusione solo politica...) , la bella ( i maligni dicono "telegenica", che dal vivo la signora sarebbe piccoletta e, si sa, altezza mezza bellezza...se manca...) Maria Elena non fanno molto per svelenire la contesa.
Apres moi le deluge ...il primo a dirlo è stato il premier, ora, priva del senso del ridicolo, gli va dietro la fanciulla. Ministra Boschi, ci spiega come potrebbe mai rimanere al suo posto se cade il governo ? E in politica, lei, senza renzino, 'ndo va ?
Quindi ci risparmi l'ovvio : è chiaro che se Renzi cade, lei va giù con lui.
Ecco, il pericolo è che l'idea di vedere finire anzitempo la parabola politica di personaggi improbabili (la donna) o fortemente antipatici (l'uomo), abbia la meglio su quell'appello alla ragione che giustamente viene fatto da più parti, e oggi appunto dal direttore del Corrierone.
Alla fine magari mi farò convincere da considerazioni di uomini che stimo - non renzi dunque, ma leggerò con attenzione i miei soliti : Ricolfi, Giacalone, Panebianco, Galli della Loggia...- e finirò per votare il male minore (sarei anche un po' stanchino di questa modalità, ma qui sono nato e questo pare mi tocchi).
Ma la tentazione pancista è forte. Se almeno la Boschi venisse silenziata, e non dovessimo leggere le str... che ogni spesso spara, tipo l'ultima sui partigiani veri...
Referendum Gli errori da evitare
di Luciano Fontana
Mancano cinque mesi al referendum sulla riforma
costituzionale promossa dal governo Renzi ma è come se si dovesse votare tra
pochi giorni. I toni sono già accesi e lo scontro si concentra su temi a volte
surreali. La campagna elettorale per eleggere i sindaci delle più importanti
città italiane risulta quasi oscurata.
Non vogliamo naturalmente sottovalutare la rilevanza del
passaggio. I cambiamenti porteranno alla fine del Senato come l’abbiamo
conosciuto nella storia repubblicana, all’abolizione del bicameralismo
perfetto, alla riduzione dei parlamentari, a nuovi sistemi di elezione per il
presidente della Repubblica e della Corte costituzionale, alla scomparsa di un
organo ormai inutile come il Cnel. E, con la riforma del Titolo V, si punterà a
fare chiarezza nei rapporti tra Stato e Regioni, togliendo dalle mani di
quest’ultime tante iniziative di legge che hanno provocato infiniti conflitti e
danni all’economia del Paese.
Sgombriamo subito il campo dall’obiezione di chi si oppone a
qualsiasi cambiamento in nome dello slogan «abbiamo la Costituzione più
bella del mondo, non provate a toccarla». Intanto le modifiche non riguardano i
principi fondamentali. Le novità si concentrano esclusivamente sulla seconda
parte della Carta, quella sull’ordinamento della Repubblica cambiata altre
volte, spesso in modo occasionale e sbagliato (si pensi alla riforma
federalista del Titolo V promossa dal centrosinistra).
Il dibattito ideologico sul tradimento dei valori della
Resistenza, su chi sta al fianco di CasaPound, sulla presunta eredità di
Berlinguer e Ingrao, su come si schierano i partigiani, sembra un’arma di
distrazione di massa. Gli italiani vogliono sapere se le modifiche proposte
avranno conseguenze positive o no sull’attività legislativa e di governo, se
l’equilibrio dei poteri non sarà alterato troppo a favore dell’esecutivo
(tenendo conto di una riforma elettorale, l’Italicum, che può consegnare la
maggioranza dei parlamentari a un partito che ha vinto il primo turno con una
percentuale bassa di voti), se il nuovo Senato, ridotto di numero, renderà
davvero più rapidi il processo di formazione delle leggi e l’azione di governo.
Il fronte dei costituzionalisti si è già diviso su tanti
punti. Compito di un giornale e del sistema dell’informazione non può e non
deve essere, nei prossimi mesi, quello di indossare una casacca. Dobbiamo
aiutare a capire, spiegare i punti positivi, che certamente ci sono, e quelli
critici che non vanno sottovalutati. Con spirito di libertà, equilibrio e
indipendenza.
Per i nostri lettori è essenziale presentarsi
all’appuntamento di ottobre ben informati e liberi di scegliere. Sapendo che in
gioco è solo la riforma della Costituzione e non altre cose. È un errore
trasformare il voto in un referendum sul governo e sul destino di Renzi.
Parteciperemmo tutti a una campagna politica in cui il merito della questione
svanirebbe, lasciando il posto al desiderio di porre o non porre la parola fine
all’esperienza del presidente del Consiglio. Il giudizio sul governo e sul
premier lo daranno gli italiani nelle elezioni politiche al termine della
legislatura. Anticipare i tempi porta soltanto confusione e non pochi danni.
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