Non si può non parlare dei Leicester oggi, della cenererentola che sposa il principe, della favola che non viene privata del suo happy end. Ho sentito commentatori che, per il gusto di andare controcorrente, si ribellano al termine "favola", "miracolo", perché si sminuisce il valore della impresa sportiva...
Appunto, gente che vuole a tutti i costi distinguersi a costo di dire sciocchezze. Il Cagliari, il Verona, la Sampdoria, sono le favole italiane, gli scudetti vinti da squadre che, per un breve periodo della loro storia - nel caso del Verona una sola stagione direi - furono tra le più forti e, per una anno, la più forte. Vinsero con merito, e non gli è ricapitato più.
Nel caso del Leicester, da quello che leggo, ancora più eccezionale l'impresa, visto le aspettative di inizio stagione, dove il traguardo era la salvezza...
Da juventino, oltretutto abitante a Roma, sono abituato a vittorie vissute con soddisfazione ( a volte grande, altre più contenuta, a seconda della incertezza e del gioco espresso) interiore, poca esaltazione e nessun sballo al pub o in mezzo alle strade. Se fossi a Torino andrebbe poco meglio, ché non vedo il capoluogo torinese impazzire come mostrano le immagini che vengono trasmesse dalla cittadina inglese, finora sconosciuta ai più. Leicester sono dovuto andarla a cercare su Wikipedia, per apprendere che ha meno di 300.000 abitanti, si trova nella zona mediorientale dell'Inghilterra, e non ha attrazioni particolari. Pure, sono convinto, fruirà di un turismo da evento, con gente che, andando in vacanza in GB, si allungherà per visitare la città oggi diventata famosa in tutto il mondo.
Tra i tanti articoli giustamente dedicati a questa storia, mi ha divertito particolarmente il salasso subito dei bookmakers, che ad inizio stagione mettevano una vittoria del Leicester MOLTO più improbabile della possibilità di scoprire che Elvis Presley è ancora vivo, per non parlare della scoperta del mostro di Lochness.
Non sapevo, tra l'altro, che si potesse offrire, ad esito ancora incerto, agli scommettitori una somma per rinunciare alla scommessa. Un po' come al gioco dei pacchi sulla Rai... Non puoi essere sicuro di vincere, ma le tue probabilità sono di molto migliorate, e a quel punto i bookmakers cercano di correre ai ripari.
Pare che molti abbiano accettato, prendendo anche bei soldini, ma certo molti meno se avessero avuto la "pompa" di arrivare alla fine.
Un'ultima annotazione, anche questa credo poco risaputa .
La cenerentola Leicester, il cui monte ingaggi complessivo ammonta a quello di una singola stella del Manchester United, ha un fatturato superiore a quello di molte big del calcio italiano. Pesano soprattutto i diritti televisivi, che notoriamente in Inghilterra sono d'oro, ma anche lo stadio di proprietà, sempre rigorosamente pieno, il merchandising...
Insomma quella roba di cui da noi si parla da lustri, senza risultati 8con eccezione, peraltro parziale, della Juventus).
Intanto, sono convinto, soldi arriveranno dalla vendita dei diritti per scrivere libri e girare un film sulla favola sportiva del XXI secolo.
Nel ventesimo ci fu il Nottingham, e infatti il film lo abbiamo visto.
Sono cose belle, che non si ripetono.
Forse anche per questo ci suggestionano tanto.
Trionfo Leicester? Più facile che Elvis sia vivo” Per i bookmakers un incubo da 14 milioni
A inizio stagione puntando una sterlina se ne vincevano 5mila. Ma molti scommettitori hanno accettato un pagamento anticipato a metà stagione. Altri sono diventati ricchi
Filippo femia
TRIONFO (PIU’ CHE) IMPOSSIBILE
All’inizio della Premier, lo scorso agosto, la vittoria finale del
Leicester era quotata 5000 a
1: puntando 10 sterline, se ne intascavano 50 mila.
Tradotto: impossibile. I bookmakers inglesi, che consentono di scommettere su
tutto, consideravano molto più probabile la scoperta del
mostro di Loch Ness (500
a 1), l’ipotesi che Elvis Presley
fosse vivo (2000 a
1) o l’elezione di Kim Kardashian a presidente degli Stati
Uniti (2000 a
1).
CHI NON CI HA CREDUTO
Sono qualche centinaio i folli che hanno rischiato l’azzardo sul
Leicester a inizio stagione. Ma molti di loro si sono fatti convincere dai bookmakers, corsi ai ripari per limitare i danni quando si
iniziava a intravedere il lieto fine della favola. E hanno proposto un “deal”, un accordo di pagamento anticipato forfettario. Strada
facendo, molti scommettitori si sono accontentati di una vincita ridotta (circa
il 30% dell’incasso “virtuale”) ma immediata. Chi ha resistito, ora si sfrega
le mani. Una puntata da 50 sterline piazzata a inizio stagione ne ha fruttate a
uno scommettitore britannico ben 72mila (circa 93 mila euro). Quasi un
capitale, che sarebbe però potuto diventare ben più cospicuo (250mila sterline,
circa 320 mila euro) con il senno di poi.
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