Il pasticcio brutto degli emendamenti proditoriamente proposti da Casson e Cucca, uomini della anm infiltrati nel pd (il primo sicuramente, che ne è stato tristo esponente, il secondo magari è solo un stolto utile alla bisogna strumentalizzato dal veneziano) per peggiorare ulteriormente il testo in materia di riforma della prescrizione (l'obiettivo dei magistrati è ottenere che il parlamento la prolunghi ad libitum) pare sia stato smascherato, e di questo, per una volta, dobbiamo ringraziare gli alfaniani.
Ciò posto, e preso atto anche delle giuste considerazioni sul punto esposte da Verderami sul Corsera di oggi circa le difficoltà del governo di conciliare opportune riforme in materia di Giustizia con le pretese popolar-giustizialiste che la anm alimenta e cavalca con cinica disinvoltura, ieri l'editoriale di Panebianco ( https://ultimocamerlengo.blogspot.it/2016/05/sentirsi-migliori-dei-populisti-non-li.html ), che trattava più ampiamente del problema del cd. pupulismo, mi ha fatto riflettere sull'azione delle Camere Penali italiane.
Io condivido totalmente che vi siano dei principi di civiltà giuridica sui quali non bisogna arretrare e che lo Stato debba essere di diritto e liberale (vale a dire attento alla sacralità delle libertà individuali, quali l'habeas corpus e la riservatezza). Allo stesso tempo, rifletto sulla necessità di spiegare il più chiaramente possibile alle persone come non sia solo giusto ma anche di buon senso affermare e difendere determinati capisaldi.
E laddove questi ultimi sono più difficilmente difendibili, meditare se sia possibile giungere a dei compromessi che, lasciando sul terreno qualcosa, salvino l'insieme.
So benissimo che nel leggere questo incipit alcuni, cari, amici inizieranno a masticare amaro, però il rischio che certe istanze, ancorché ripeto giuste, siano avvertite come "elitarie" quando, non peggio, difensive di interessi di categoria, è forte e allora forse è necessario un salto creativo.
Tanto più se si assiste a flop di partecipazione come quello dell'altro giorno in occasione della manifestazione nazionale della UCPI su temi importanti quali le intercettazioni, la prescrizione .
Io c'ero, e ne ho scritto ( oltre che sul Blog https://ultimocamerlengo.blogspot.it/2016/05/manifestazione-nazionale-dellunione.html, il post è stato pubblicato su L'Opinione, cosa di cui sono assolutamente orgoglioso) , però non eravamo in molti...
Ora, se non si riescono a sensibilizzare gli addetti ai lavori, se non solo i civilisti - troppi dei quali sulle delicate dinamiche delle garanzie e della tutela dei diritti nel processo penale si mostrano clamorosamente digiuni tanto quanto le brave massaie che discettano al mercato dei processi proposti da Vespa e da trasmissioni come Chi l'ha visto e Quarto grado - ma gli stessi penalisti disertano manifestazioni e convegni importanti, come si può pensare di vincere una così difficile battaglia culturale, posto che l'animo umano, antropologicamente, simpatizza per il Colosseo e la ghigliottina ?
Come scriveva Panebianco, restare fermi e sperare che "passi 'a nuttata" non funziona, e si può comprendere - anche se non accettare - che renzino & Co. cerchino di barcamenarsi tra l'evitare cedimenti alla domanda giustizialista e il timore di perdere consensi, favorendo i grillini ( non voterò MAI gente come i 5Stelle che sono i continuatori del forcaiolismo alla DI Pietro, ma tanti invece fanno esattamente l'opposto ) e anche la destra "legalitaria e sicuritaria" che, marginalizzato Berlusconi, può accantonare il garantismo di una stagione per riabbracciare i vecchi e cari slogan di "legge e ordine".
Dobbiamo fare di più e meglio.
E quindi, per esempio, collaborare per suggerire modifiche al processo che effettivamente lo velocizzano, pretendendo che lo stesso facciano i magistrati, che dovranno finalmente accettare che anche per loro esistano termini PERENTORI.
Perché se è vero, com'è vero, che i processi si prescrivono soprattutto nelle fasi di indagine e in primo grado (l'85%, fonti del Ministero della Giustizia , ma su questo l'anm cala un assordante silenzio, e ti credo !) , è anche vero che nell'epoca digitale forse diversi passaggi procedurali potrebbero essere accelerati.
Insomma, a mio modesto avviso, in tema di prescrizione il messaggio dovrebbe essere che anche gli avvocati vogliono processi più veloci e collaborano per questo.
E quindi, la soluzione non dovrà essere termini prescrizionali più lunghi, una palese contraddizione per coloro che si riempiono la bocca chiedendo una giustizia veloce (attenzione però che non diventi sommaria), ma riforme che effettivamente abbattano tanti tempi morti. Ovviamente siccome questi ultimi sono soprattutto figli del mito dell'obbligatorietà dell'azione penale, delle inefficienze organizzative dei tribunali, ai magistrati questa soluzione non piace, preferiscono che i processi diventino eterni, e noi dovremo essere bravi a far emergere questo aspetto, far capire alle persone - almeno provarci - che rivendicando certe posizioni (intercettazioni illimitate ed infinite, processi senza fine...) i magistrati non difendono la giustizia ma le loro prerogative, un modo di lavorare sbagliato e comodo.
Esattamente quello di cui loro accusano noi avvocati.
Ma Renzi rassicura gli alleati centristi: decidiamo insieme
di Francesco Verderami
In due anni il suo governo ha cambiato tutto: il mercato del
lavoro, la scuola, la legge elettorale e perfino la Carta costituzionale.
Ma ci sarà un motivo se Renzi non è ancora riuscito a
toccare la giustizia, se la riforma del processo penale continua a giacere in
Parlamento. È questo il vero tabù: altro che l’articolo 18, le unioni civili e
il bicameralismo paritario.
Periodicamente si ripropone la sfida ventennale tra potere
politico e ordine giudiziario. Non è quindi un caso se il premier — che basa la
sua forza anche sul controllo e la gestione dell’attività nelle Camere —
proprio in tema di giustizia sia stato colto alla sprovvista al Senato, dove si
sta discutendo sui tempi di prescrizione nei processi. Non è un caso che il
blitz sia stato tentato dai due relatori del Pd, Casson e Cucca, che di fatto
propongono modifiche in sintonia con la «linea dell’Anm». Così come non è un
caso che nessuno nel Pd ne sapesse nulla: né il presidente dei senatori Zanda
né il responsabile di partito Ermini, che in triangolazione con il governo
gestisce la mediazione con gli alleati di Ncd.
Perciò la «scorrettezza politica» denunciata ieri mattina
dal capogruppo centrista Schifani a Zanda non aveva fondamento, nel senso che
lo stesso Zanda si sentiva vittima della «scorrettezza». Le buone relazioni tra
colleghi hanno subito dissipato quei sospetti che nel corso della giornata si
sono invece concentrati sul ministero della Giustizia, dato che Cucca è
considerato assai vicino al Guardasigilli Orlando. E proprio Cucca al termine
della giornata ha dovuto prendere le distanze da se stesso, annunciando il
ritiro della firma da quegli emendamenti, dopo le irriferibili parole con cui
il capogruppo democrat aveva apostrofato la sua iniziativa.
Se è vero che non è pensabile per il Pd riproporre sulla
giustizia lo schema delle «maggioranze variabili» tentato (e fallito) con i
Cinquestelle sulle unioni civili; se è vero che si tratta di «materia di
governo», e che i verdiniani di Ala non intendono stavolta offrire sponde sulla
«linea Anm»; è facile immaginare l’irritazione di Renzi a fronte di una
operazione che sa di affronto.
Uno squarcio dilatato dalle parole di Alfano,
che ha evidenziato come il Pd «ancora una volta» fosse chiamato a scegliere
«tra la vecchia sinistra e un profilo più riformatore». Il nodo è sempre
quello, e chiama in causa Renzi, che non vuole apparire un giustizialista ma
non vuole nemmeno schierarsi contro i giustizialisti per non indebolirsi sul
fianco grillino.
Ecco il motivo per cui l’ultimo tabù ancora resiste e il
governo non si muove con la stessa celerità applicata ad altri temi. Anzi, sul
nodo delle intercettazioni e della loro pubblicazione — nodo che tocca
importanti garanzie costituzionali — negli ultimi tempi il premier è parso
frenare, tanto da derubricare la questione a un problema di «auto
regolamentazione» della magistratura e dei media. Si vedrà se vorrà davvero
cambiare verso, se è vero che il suo obiettivo è di ottenere «entro luglio» il
voto del Senato sulla riforma del processo penale. Sarebbe il segnale di un
cambio d’epoca.
Intanto, per allentare il clima di tensione che ieri si era
creato nella maggioranza, bisognava sconfessare gli autori del blitz, per
quanto farlo avrebbe offerto una plastica rappresentazione del passo falso. E
avrebbe consentito ai grillini di attaccare i Democratici. Per tentare di
limitare il danno è intervenuto Zanda con una dichiarazione d’altri tempi:
perché serve aver frequentato la scuola di Cossiga per definire una «ipotesi di
lavoro» gli emendamenti dei relatori, che nel meccanismo parlamentare
interpretano al linea della maggioranza.
È stato il premier a dare disposizioni di ritorno dal G7 a
Tokio, non ci sono dubbi, dato che tutto lo stato maggiore del Pd a sera
ribadiva che «sulla giustizia non c’è spazio per maggioranze variabili». Resta
da capire se, per dettare la linea, il capo del governo abbia approfittato
dello scalo tecnico in Siberia, che all’andata gli era servito per lanciare la
sua e-news contro la «ditta». «Renzi non è certo un giustizialista, e questo —
dice un esponente dell’esecutivo — non è nemmeno il momento per chiedergli di
farlo».
Sulla prescrizione non ci sarà una crisi di maggioranza,
«l’intesa — secondo il premier — va raggiunta e chiusa con Ncd», e con Ala.
Solo dopo, magari, si potrà pensare di ricorrere alla fiducia, ipotesi sulla
quale il ministro Boschi è assai prudente. Per dare un colpo all’ultimo tabù è
meglio prima verificare la forza.
Per il bene e per evitare problemi al padrone di casa evito di dire quel che penso dell'ANM, specialmente della stessa nei suoi "dubbi" rapporti con la politica.
RispondiEliminaAnche se poi andrebbe anche detto che la situazione di "incompatibilità" tra politica e ANM è dovuta tutta all'insipienza della classe politica.
Leno
A integrazione del mio precedente intervento aggiungo ancora :
RispondiEliminaAncora una volta e sempre di più le sorti del governo quanto del paese sono appese al gianesco (da Giano bifronte) PD che non riesce a prescindere dalla sua vecchia anima giustizialista. Anima, come per altro già spiegato dal padrone di casa, che nei grillini ha un alleato di peso .
Se Renzi non arriva a fine legislatura, se cioè verrà disarcionato in corsa per lui non ci sarà porto franco che tenga. Sarà fuori dalla politica .
Leno