Divertente ma anche istruttiva, se si vuole, l'intervista che il Corriere della Sera fa ad Alessandro Amadori, ricercatore esperto in sondaggi e statistiche che pare aver trovato la quadra per azzeccare i pronostici elettorali. Risulterebbe infatti come l'unico che li abbia azzeccati tutti, nelle ultime elezioni. Gli ingredienti sono tre : " si raccolgono tutti i sondaggi elettorali che sono stati pubblicati su una determinata sfida; si elaborano statisticamente i dati per individuare la tendenza sottostante; e poi si utilizza l’analisi del sentiment sulla rete su quella determinata elezione».
Giustamente l'intervistatore osserva che il terzo non sembra un metodo granché scientifico ma Amadori replica come sia possibile applicare un algoritmo che registra e analizza i "flussi conversazionali".
In sintesi, studiare i sondaggi degli altri confrontandoli statisticamente, tenere d'occhio il web specialmente perché, negli ultimi 15 giorni, i sondaggi non sono pubblicabili ( però si continuano a fare, eccome...) e quindi serve un correttivo, infine anche l'occhio clinico personale non guasta, proprio come accade col medico esperto, che nello studiare i risultati delle analisi e nel visitare il paziente, si affida un po' anche al "fiuto".
Letta così, qualche dubbio viene, però non è la prima volta che, parlando del mondo dei sondaggi, sento riecheggiare questo concetto di analisi che vanno anche "interpretate".
E non per fare contenti i committenti - l'accusa che una avvelenatissima Meloni ha fatto al Dr. Noto arruolato come sondaggista da Vespa ( e che aveva dato Marchini al 20%...mica male come toppa..., del resto lo stesso "esperto" alle regionali in Veneto aveva appaiato Zaia e Moretti !) - ma per leggerli meno asetticamente.
A quanto pare, aiuta.
«Così ho azzeccato i risultati di tutte le sfide»
Il ricercatore Amadori: per le mie stime servono i sondaggi ma anche l’analisi del web
Milano Ha fatto le sue previsioni mentre ancora si votava e le ha azzeccate tutte. Alessandro Amadori è un ricercatore, insegna al Laboratorio di psicologia della politica all’università Cattolica di Milano.
Ha indovinato le proporzioni del successo di Raggi a Roma, il secondo posto di Giachetti, lo scarto ridottissimo tra Sala e Parisi a Milano, le percentuali di Fassino e de Magistris, il boom di Chiara Appendino a Torino, il secondo posto di Lettieri a Napoli e Borgonzoni a Bologna. Insomma, ha indovinato tutti i pronostici, centrando quasi al millimetro anche le percentuali dei candidati (le stime sono state pubblicate da Affaritaliani.it , ovviamente prima che si conoscesse il responso delle urne).
Professor Amadori, come ha fatto?
«Semplice, credo nella statistica».
Cioè?
«Ho applicato alle cinque sfide nelle principali città le tecniche della meta analisi».
Come funziona ?
«Tre mosse: si raccolgono tutti i sondaggi elettorali che sono stati pubblicati su una determinata sfida; si elaborano statisticamente i dati per individuare la tendenza sottostante; e poi si utilizza l’analisi del sentiment sulla rete su quella determinata elezione».
Quest’ultimo punto non pare molto scientifico.
«Affatto. Ci sono algoritmi appositi che analizzano i “flussi conversazionali” sul web, come cioè le persone parlano di un determinato argomento, in questo caso dei candidati».
Lei si occupa anche di sondaggi.
«Sì, ma in questo caso non c’entra. Per le mie stime utilizzo i sondaggi che fanno gli altri».
Ma i sondaggi politici ultimamente hanno preso anche grandi cantonate.
«Il punto non è il singolo sondaggio, che può essere fallace. È l’insieme dei sondaggi, la serie storica, che individua con precisione la tendenza. È lo stesso principio che si usa in medicina: per testare un antibiotico si usano tutte le ricerche, non una sola».
Perché ha bisogno anche dell’analisi del web per fare la previsione?
«Perché negli ultimi quindici giorni prima del voto i sondaggi non si possono pubblicare. Quindi l’analisi del web serve come “correttivo”, tanto più che il voto ormai è sempre più last minute, il 15% degli elettori decide ormai nelle ultime 72 ore. Poi, come in medicina, ci vuole un po’ di occhio clinico: a Milano, per esempio, dal monitoraggio della Rete si capiva che Stefano Parisi era tonico, che era riuscito a creare parecchio “rumore” attorno al suo nome».
Continua a fare paralleli con la medicina.
«Certo. La medicina studia le cellule biologiche, la sociologia studia le cellule sociali, come decidono di muoversi: in pratica individua lo “spirito del tempo”».
Previsioni per i ballottaggi?
«È più difficile perché non ci sono sondaggi da elaborare. Ma le farò lo stesso, tra qualche giorno però, quando le persone avranno ricominciato a discutere di politica sul web. Ora si stanno riposando».
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