A Bersani non perdonerò mai di aver partorito, cercando di strizzare l'occhio agli ortotteri - che glielo hanno cecato...- , le presidenze di Camera e Senato a personaggi mediocri se non peggio quali Boldrini e Grasso.
Quando questa legislatura finirà, finiscono tutte per fortuna, una delle cose più liete sarà l'allontanamento di questi due figuri da scranni così importanti. Con un po' di fortuna, nemmeno troppa, non varcheranno proprio più l'ingresso del Parlamento.
L'ultima piccineria di Grasso, ex magistrato e quindi probabilmente non ammiratore di Enzo Tortora, uomo che più di ogni altro ha messo a nudo, per chi vuole vedere ovviamente, le storture del sistema magistratura in Italia, è stata negare una sala del Senato per la presentazione del libro di Francesca Scopelliti che raccoglie le lettere scritte da Tortora alla compagna mentre stava in carcere.
La scusa è stata che la donna si presentava alle elezioni comunali milanesi nella lista radicale di Cappato.
Particolare : la presentazione del libro era stabilita il 17 giugno, con la lista radicale fuori, come prevedibile, dal ballottaggio.
Ammesso e non concesso - personalmente lo escludo - la Scopelliti avesse avuto intenzione di sfruttare l'evento a fini propagandistici, come avrebbe potuto trarne giovamento visto la - ripeto scontata sconfitta della lista "Cappato Sindaco" fin dal 5 giugno ?
Un mero pretesto, meschino e piccino, molto somigliante a chi se ne è valso.
PERCHÉ ERA GIUSTO PRESENTARE IN SENATO LE LETTERE DI TORTORA
SCRITTE DAL CARCERE
di Luca Mastrantonio
Peccato che il Senato abbia detto di no alla presentazione
del libro di lettere di Enzo Tortora, scritte alla moglie Francesca Scopelliti
dal carcere ( 1983-84), dove fu ingiustamente recluso. La data scelta era il 17
giugno scorso, per ricordare un altro venerdì di 33 anni fa, quando a Roma,
prima dell’alba, fu arrestato. Alla vedova, già senatrice per Radicali e poi
Forza Italia, è stata negata la sala per presentare «Lettere a Francesca»
(Pacini), con Emma Bonino, Giuliano Ferrara (che firma la prefazione) e
Beniamino Migliucci, presidente Unione camere penali italiane (la presentazione
si è svolta al Tempio di Adriano). Perché? L’appuntamento di Scopelliti,
presentatasi nella lista radicale milanese per Marco Cappato sindaco, non
sarebbe stato compatibile con le «finalità istituzionali» del Senato, sostiene
la lettera dell’ufficio del presidente Pietro Grasso, ex magistrato.
Ma com’è
possibile che alle «finalità istituzionali» del Senato non corrisponda il
ricordo della vicenda umana e politica di Tortora?
Se l’è chiesto Scopelliti,
ce lo chiediamo anche noi.
Il Senato ha perso un’occasione per ricordare
Tortora, che ha onorato l’Italia portando al Parlamento europeo con i Radicali
una denuncia delle storture del nostro sistema penale e rinunciando, poi,
all’immunità. Tortora è uno di quegli italiani che ci possono illuminare quando
la notte della Repubblica è si fa più nera. Quando i pentiti depistano, i
magistrati danno spettacolo, i politici maramaldeggiano e gli innocenti sono
tentati dal vittimismo. Le sue lettere, oltre al coraggio, testimoniano la sua
umanità intrisa di ironia e dolcezza: «Chissà perché si dice “al fresco”. Io
muoio di caldo, in cella (...) Guarda per me il mare, baciami un fiore». Anche
se monta la rabbia:
«Solo tre categorie di persone non rispondono dei loro
crimini: i bambini, i pazzi e i magistrati».
Parole che oggi non dovrebbero
ferire più i magistrati, come non hanno mai ferito i pazzi e i bambini.
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