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lunedì 25 settembre 2017

AD ANDREA AGNELLI 1 ANNO DI INIBIZIONE. AL PROCURATORE PECORARO NON BASTA.

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Mentre mi accingevo a fare alcune riflessioni sul lusso bianconero di fare accomodare in panca 90 milioni di euro e così facendo giocare la migliore partita dall'inizio della stagione, leggo la notizia che Andrea Agnelli è stato inibito per un anno a seguito del rapporto dei suoi dirigenti con il mondo ultrà bianconero, con conseguente favoreggiamento del bagarinaggio.
Naturalmente la procura non è soddisfatta, che, a dispetto del fatto che la magistratura ordinaria avesse scagionato Agnelli e i suoi dall'infamante accusa di aver scientemente avuto a che fare con la delinquenza mafiosa, è rimasta convinta di tale assunto e quindi aveva inasprito la richiesta di condanna, portandola a due anni e mezzo, aggiungendovi, non capisco bene la ratio, la punizione di tutta la tifoseria con l'Allianz Stadium chiuso per due turni (più un altro solo la curva Scirea). 
Ovvio che un anno per loro è poco.
La Juventus a sua volta appellerà. Staremo a vedere.
Non mi impiccio molto di queste cose, pensando in assoluto tutto il male possibile della giustizia sportiva dai tempi del calcio scommesse e del principio, che personalmente aborro, della "responsabilità oggettiva".  Un mio tesserato, a mia insaputa, scommette, magari anche contro la propria squadra, ed io non solo vengo penalizzato da lui ma mi becco pure la squalifica (coi tifosi appresso). Che roba è ? 
Quando ai rapporti con gli ultrà, è un problema antico, e a spanne non ho notizia di società che in qualche misura non vengano a patti con la curva pur di dormire sonni sufficientemente tranquilli, specie poi con gli stadi di proprietà, e i tifosi a ridosso del campo.
Sbagliato, certo. Ma in uno Stato che tollera il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata in ben quattro regioni, senza contare le infiltrazioni più o meno profonde nelle altre, difficile dare la croce addosso ai privati ( il problema ultrà, i bagarini, i compromessi societari, non sono certo questione che riguarda solo i bianconeri, e sono decine le inchieste fatte dai media sul fenomeno) ...
Comunque, la borsa se ne infischia, a quanto pare (il titolo della Juve è in salita nonostante la notizia della squalifica), e quello è un indice che la dice lunga.
Concludo con un pensiero maligno : quanto è facile farsi pubblicità - e quindi carriera - sparando addosso alla società di calcio più famosa ? Certo, si ottiene anche tanto astio (i tifosi juventini sono tanti, e al riguardo basterebbe ricordare i messaggi privi di pietà umana letti dopo la morte del pur non compianto Guido Rossi) , ma, diceva un famoso pubblicitario, "non esiste una pubblicità negativa".
Insomma, basta che se ne parli.




PROCESSO SPORTIVO, LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DELLA FIGC
Sentenza Agnelli: il presidente della Juventus condannato a un anno per i rapporti con gli ultrà
La procura guidata da Giuseppe Pecoraro aveva chiesto due anni e mezzo per il presidente bianconero e due partite a porte chiuse per la squadra (rigettate)

di Maria Strada

 (Ansa)

Un anno di inibizione per il presidente della Juventus Andrea Agnelli oltre ad un’ammenda personale da 20.000 euro, più un’ulteriore ammenda da 300 mila euro per il club bianconero. È questa la decisione del tribunale federale nel processo sportivo per i legami tra la dirigenza bianconera e il mondo degli ultrà. Rigettata la richiesta della procura di due turni a porte chiuse e uno senza i tifosi nella curva Scirea per la Juventus.
Le motivazioni: «Intero management in rapporti con gli ultrà»
La condanna di Agnelli, nonostante la difesa ne avesse chiesto l’assoluzione, avviene in particolare perché «la invocata estraneità del presidente» non può ritenersi tale «poiché il tenore della istruttoria e la indubbia frequentazione dirigenziale con gli altri deferiti, unitamente al lunghissimo lasso temporale [...] (ben 5 stagioni sportive) ed alla cospicua quantità di biglietti e di abbonamenti concessi illegittimamente» contraddicono le ragioni della difesa. Secondo il presidente del tribunale federale Cesare Mastrocola, infatti, «non è fatto mistero che l’intero management fosse votato a ricucire i rapporti con gli ultrà e ad addolcire ogni confronto con il club al punto da favorire concretamente ed espressamente le continue richieste di agevolazioni così da rendersi disponibili a scendere a patti pur di non urtare la suscettibilità dei tifosi, il cui livore avrebbe comportato multe e sanzioni alla Juventus». In sostanza, si può ritenere «che Agnelli, con il suo comportamento abbia agevolato e, in qualche modo avallato, o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecite» dei suoi collaboratori «al dichiarato dine di mantenere i rapporti con la tifoseria».
 «Agnelli ignaro del fattore ‘ndrangheta»
Riguardo, invece, all’appartenenza di alcuni capi ultrà al mondo della ‘ndrangheta, il Tribunale riconosce che le frequentazioni con Rocco Dominello «avvennero in maniera decisamente sporadica ma soprattutto inconsapevole con riferimento alla conoscenza del presunto ruolo malavitoso», e che quindi Agnelli sia «da ritenere completamente ignaro» di questo particolare aspetto criminale di Dominello, «presentatosi ai suoi occhi come deferente tifoso», anche perché «la notizia connessa allo status malavitoso» dell’ultrà «venne resa pubblica in epoca successiva rispetto ai rapporti intercorrenti tra la dirigenza e la tifoseria». L’esistenza, comunque, delle condizioni citate ha portato il segretario della Commissione parlamentare antimafia Marco Di Lello (Pd) a difendere una volta di più la decisione di ascoltare, lo scorso maggio, Andrea Agnelli: «Anche se non sono mai contento di una condanna, anche il tribunale della Federcalcio ha accertato un fatto».


Agnelli rimane presidente. Borsa positiva
Agnelli al momento resterà presidente del club anche se, per tutta la durata della squalifica, non potrà rappresentare la società nelle manifestazioni ufficiali, andare negli spogliatoi durante e dopo le partite o alle riunioni della Lega Calcio a Milano. Invece, non riguarda al momento né la poltrona dell’Eca (l’Associazione dei club europei) né il ruolo nell’Esecutivo Fifa. Il titolo bianconero a Piazza Affari ha reagito mantenendo un trend positivo: nel corso della seduta aveva toccato un rialzo massimo del 2,5%, dopo la lettura della sentenza sale ancora dell’1,16% a 0,796 euro. Il mercato rileva più interesse per il successo nel derby e il mantenimento del primato in classifica.
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Le richieste
Il procuratore federale Giuseppe Pecoraro aveva chiesto due anni e mezzo di inibizione, appunto, più un’ammenda di 50 mila euro. Il processo sportivo a carico del presidente della Juventus e di altri due dirigenti tesserati, Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla, oltre a Francesco Calvo, ex capo marketing dei bianconeri e ora al Barcellona, riguardava i rapporti con gli ultrà. Pecoraro chiedeva inoltre che le sanzioni fossero estese anche in ambito Uefa e Fifa, oltre alle sanzioni per la società. Quest’ultima richiesta è stata respinta.
Bagarinaggio e ultrà
Agnelli, secondo l’accusa, ha favorito il bagarinaggio, partecipando a diversi incontri in violazione dell’articolo 12 del codice di giustizia sportiva. Le richieste, secondo lo 007 federale, erano in relazione alla durata (5 anni) della violazione.
Le altre condanne
Queste le sentenze per quanto riguarda gli altri imputati, tutti dirigenti bianconeri: per Francesco Calvo, all’epoca direttore commerciale della Juve, un anno di inibizione e 20 mila euro di ammenda; per Stefano Marulla, responsabile del ticket office, 1 anno di inibizione e 20 mila euro di ammenda; per Alessandro Nicola D’Angelo, security manager della Juve, la decisione è di 1 anno e 3 mesi di inibizione e 20 mila euro di ammenda.
La procura annuncia ricorso: «Parzialmente soddisfatti»
«Sono parzialmente soddisfatto perché siamo riusciti a provare la colpevolezza di tutti - ha commentato Pecoraro - ma i fatti sono talmente gravi che secondo me andavano sanzionati di più: per questo presenteremo ricorso». Va, infatti, tenuto presente che «le risorse derivanti dal bagarinaggio sono andate alla criminalità organizzata, e questo è gravissimo».
Ricorso anche della Juventus

Anche la Juventus non si accontenta del giudizio di primo grado e annuncia ricorso in appello sottolineando con soddisfazione, comunque, quanto già detto, e cioè che sia stato «escluso ogni ipotesi di legame con esponenti della criminalità organizzata».

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