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mercoledì 30 maggio 2018

A SERGE', MA CHE TE SEI OFFESO ??...

Risultati immagini per debito pubblico italiano 2018

La gente si è infiammata parecchio attorno a questo scontro tra Quirinale e i Legastellati, e i toni del confronto, anche tra amici, è pericolosamente teso. 
Avveniva anche ai tempi del cavaliere, tra berlusconiani e anti, ma allora il confronto era raro : i due mondi erano sostanzialmente divisi, non comunicavano tra loro di persona. Il contatto era virtuale, quasi mai fisico.
Nei salotti di sinistra e dintorni, la gente di destra non entrava e se lo faceva aveva la discrezione di tacere, per evitare casini (a casa d'altri, è buona regola rispettare le regole del bon ton e pazienza se questo scrupolo non se lo pongono i padroni di casa, come purtroppo avveniva non infrequentemente) , e viceversa.
Il risultato è che i due mondi non si capivano, e quando erano quelli di destra a prevalere (in 20 anni in realtà si sono alternati in modo paritario, ancorché le vittorie del Cav fossero più nette, quando si realizzavano, e infatti Prodi, pur vittorioso nel 1996 e nel 2006, ha avuto  legislature brevi )  gli altri si interrogavano, arrabbiati e angosciati, sulla disgrazia che gli era toccata di vivere in un paese siffatto.
Poco male, ripeto, perché i cenacoli erano tra consenzienti : tutti a darsi ragione (un po' scemi ? forse, ma poco dai...). 
Con i grillini è diverso, perché tanti di loro erano di sinistra, gente che ha votato i partiti variamente coniugati a gauche, e quindi il contatto può capitare, anzi capita.
E non è piacevole, perché i toni si scaldano subito (del resto, anche all'interno del pd, tra renziani e non, non è che sia un ballo di gala...). 
Personalmente, guardo alla cosa con uno strano distacco.
Sento che mi importa poco, eppure la situazione e grave, come la burrasca di borsa e spread sta lì a dimostrare. 
Mi interrogo sul perché e, al solito, la risposta non è univoca.
Sicuramente sono rassegnato, da liberale.
Il nostro non è stato, non è e non sarà mai un paese liberale. Non lo possiamo essere per motivi storici e sociali, oserei dire antropologici.
L' idea che lo Stato abbia un ruolo di divinità salvifica, che tutto deve prevedere e provvedere, è troppo radicata in Europa in generale e nei paesi meridionali in particolare.
Senso di responsabilità individuale, scarso, fiducia nel merito, meno ancora.
Di qui la lievitazione del welfare, dello stato assistenziale, del tutto gratis a tutti. Chi paga tutto questo ? ma lo Stato ovvio !! E con quali soldi ? E che ce frega, li trovi : facesse paga le tasse ai ricchi ( e quindi non a noi, e chissene se noi siamo il 90% della popolazione, ancorché la cosa dovrebbe far dubitare che una persona possa farsi carico del costo di altre nove...) , oppure se li fa prestare. E infatti lo Stato questo fa, e così facendo siamo arrivati ad avere un debito superiore di oltre il  30% dell'intero prodotto nazionale : 137%. 
La rivoluzione giallo verde cosa prevede al riguardo ? Ma più debito ovvio !! E con maggiore presenza dello Stato nell'economia e in generale nella vita dei sudditi, pardon, cittadini. 
Quindi, l'Italia non è un paese comunista, e meno male, ma non è e non sarà mai un paese decentemente liberale. Ormai lo so e amen.
Ovviamente la rassegnazione non è di grande stimolo a discutere, partecipare, commentare, e si vede dalla drastica riduzione della produzione del blog. Nessuno si inquieterà per questo, ancorché qualche amico lettore è stato carino dal comunicarmi il suo dispiacere. 

Altro motivo del disincanto è dato dal mio non commettere l'errore degli snob sinistroidi, che guardavano ai berlusconani come a dei minus habens. 
Non la penso come i grillini,  contesto le loro ricette, ma, come bene scrive il professor Panebianco nell'editoriale che segue, non penso siano degli alieni che vengano da Marte.
Io sorrido nel sentire loro rispondere, a chi contesta la dubbia competenza e preparazione dei loro rappresentanti politici, che "almeno sono onesti". Intanto, è da vedere - finché non hai potere, è facile esserlo...- e poi, crocianamente, non pongo l'onestà come requisito primario di una classe governante, bensì la capacità. 
Però il non pensarla come loro non me li fa vedere come dei matti, e non penso che l'Italia andrà in rovina per colpa loro.  Sono passati 8 anni quasi dalla invocata estromissione di Berlusconi da PAlazzo Chigi, il Male per antonomasia. 
In questi 8 anni ha governato prima Monti, coi famosi tecnici che avrebbero finalmente mostrato come si fa, e poi per 5 anni la sinistra targata PD.
Questi 8 anni hanno goduto di un elemento salvifico, vale a dire la presenza di Mario Draghi alla testa della BCE. Attraverso l'adozione del quantitative easing, e quindi di una politica monetaria espansiva quanto mai, l'Europa, e l'Italia in primis, è stata tenuta indenne da ogni speculazione, il denaro è costato pochissimo, i costi del debito ridotti anch'essi al minimo, spread ideale.
Bene, un lustro e mezzo di questo paradiso, il paese guidato "finalmente" da quelli responsabili e il debito pubblico è diminuito ? No, è aumentato ! Dal 120% è passato al 130.
Colpa della crisi, del minor pil, certo. Ma le famose riforme cui ci esortava il nostro benefattore (Draghi, solo lui) sono state fatte ? Qualcosa sì, ancorché contestatissima proprio a sinistra e , of course, dai grillini , come il Jobs Act, ma certo non abbastanza.  
In particolare, a livello di semplificazione burocratica, fiscale, riduzione degli sprechi, quanti progressi sono avvenuti ? 
E quindi, cosa rispondiamo, noi avversari degli ortotteri, alla loro obiezione : " i vostri sistemi non funzionano !! " ? 
Quando il sistema elargiva manciate di benessere, più o meno grande, a tutti, la convivenza era semplice.
Oggi i milioni di persone che vedono il lavoro che continua a languire, le garanzie pure, la convivenza non richiesta con stranieri indesiderati - che certo non vanno ad abitare a monte verde vecchio o al primo municipio, per parlare delle roccaforti isolate del voto perbenista piddino a Roma - , non è disponibile a ragionamenti centrati su progressi fondati su piccoli passi (il pil che cresce dell'1%), sulla promessa che l'Europa cambierà e diventerà più generosa (non è nemmeno probabile , e lo vedremo tra un anno, quando Draghi lascerà la BCE), per non parlare poi delle dissertazioni sui diritti civili : gay, ius soli...cose che vanno bene quando le cosa vanno bene. 

Il fronte cd. sovranista probabilmente non costituisce la maggioranza del paese (del Parlamento sì, che tra 5 Stelle Lega e anche FdI della Meloni stanno al 55%) , ma i non sovranisti sono belli sparpagliati, e indisponibili a costituire una Santa Alleanza anti "barbari".
La proposta del PD ? Scioglietevi tutti o comunque votate noi, voi elettori di Forza Italia, moderati di centro, liberali sconsolati, ma anche fuoriusciti di sinistra che vi opponete all'euroscetticismo....
Adesso avete capito perché Salvini è così convinto di vincere e di fare il pieno con un accordo di non belligeranza elettorale coi grillini ? 

Vista la capacità veramente magica degli attuali protagonisti di dire tutto e il contrario di tutto in poche ore, senza timore di pagare il minimo dazio ( c'è Mattia Feltri che su LA Stampa si affanna a registrare tutte le contraddizioni delle posizioni assunte dai politici, grillini in testa... fatica inutile di cui il giornalista è assolutamente consapevole) perché gli elettori non si spostano per simili "inezie", magari non si voterà.  Il Presidente Mattarella dimenticherà le reazioni scomposte, fino agli insulti, alla sua posizione sul professore Savona, Di Maio e Salvini dimenticheranno che o Savona o morte, e proporranno un nuovo nome - magari Corttarelli !!!! - che andrà bene e il governo del cambiamento prenderà il largo...
Fino al primo scoglio.
Certo, vorrei essere una mosca e volare al Quirinale : 
A Sergè, ma davvero te sei offeso ?  E nun fa il permaloso, firma qui, che Savona te lo abbiamo tolto...





I politici sovranisti non vengono da Marte

Non muterà presto la fisionomia assunta dalla politica italiana. Le nuove divisioni si incontrano con altre più antiche. Non si tratta di un fuoco di paglia

  di Angelo Panebianco

disegno di Conc

Tutto si svolge secondo copione: i «fautori del cambiamento» cercano di scaricare sul presidente della Repubblica le colpe di un fallimento che è soltanto loro. Una parte ampia del Paese tira un sospiro di sollievo pensando che stava per formarsi un governo il quale, probabilmente — grazie alle sue brillanti idee sulla finanza pubblica e sul che fare in Europa — sarebbe riuscito a distruggere i risparmi degli italiani nel giro di sei mesi. Ma il sollievo può essere solo momentaneo.

Non solo perché ci sarà da affrontare — a breve termine immaginiamo — un cruciale passaggio elettorale. Soprattutto perché, comunque vada a finire, un cambiamento irreversibile si è prodotto in Italia. Sbaglia chi crede, magari pensando alla vicenda del quasi governo Conte, che i partiti antisistema avranno un rapido declino. Poiché la storia non insegna mai niente ai più, è un fatto che in questo errore sono caduti in tanti, tutte le volte che un movimento anti establishment è entrato nell’area del potere: «Lo manovreremo come ci pare e, poi, quando non servirà più, lo getteremo via». In genere, chi ha pensato questo è stato manovrato e poi gettato via.
Non cambierà presto la fisionomia assunta dalla politica italiana. Dureranno le grandi divisioni che ora la attraversano. E dureranno i politici emergenti che le hanno cavalcate con successo.

Le nuove divisioni che hanno ridimensionato, o appannato, la tradizionale distinzione sinistra/destra (quella che un tempo, ad esempio, opponeva l’Ulivo prodiano al Polo delle libertà berlusconiano) hanno per oggetto le regole del gioco politico-istituzionale (quale sarà il «tasso di liberalismo» che conserverà la nostra democrazia?), la collocazione internazionale, l’immigrazione. Queste novelle divisioni, oltre a influenzarsi a vicenda, si incontrano con altre divisioni molto più antiche (come quella Nord/Sud) disseminando ovunque cariche esplosive.

Le forze emergenti sono culturalmente ostili alla democrazia rappresentativa (liberale). Oggi come in passato, quando si evoca la «democrazia diretta», si sta in realtà auspicando una qualche forma di Führerprinzip, di «principio della supremazia del capo». La polemica contro i «competenti» (come hanno osservato Alberto Alesina e Francesco Giavazzi su questo giornale), nonché la contrapposizione fra il popolo innocente e le élites criminali, sono aspetti di questa sindrome.

Il diffuso rigetto nei confronti della democrazia rappresentativa, delle sue regole, e delle istituzioni liberali che la sorreggono, è il frutto di una trentennale, martellante, propaganda che ha dipinto la politica rappresentativa come un verminaio, il concentrato di tutte le lordure e le brutture, e i suoi esponenti come gente per la quale vale l’inversione dell’onere della prova: è ciascuno di loro che deve dimostrare di non essere un corrotto. Il lavaggio del cervello a cui il «circo mediatico- giudiziario» ha sottoposto per decenni tanti italiani, ha funzionato. Complice la tradizionale debolezza della cultura liberale, molti si sono convinti che questo è, a causa della politica, il Paese più corrotto del mondo o giù di lì, e che bisogna innalzare (per ora solo metaforicamente; in seguito, si vedrà) la ghigliottina. È l’ostilità alla democrazia liberale che spiega i tentativi di «superare» la rappresentanza moderna (i rapporti fra la Casaleggio Associati e i parlamentari grillini richiederebbero più attenzione). Ed è sempre l’ostilità alla democrazia liberale e alle sue guarentigie a spiegare la furia giustizialista dei vincitori e del loro seguito. Pensate alla proposta di abolire la prescrizione nei reati. Neanche ai fascisti era mai venuto in mente di sottoporre tanti poveri disgraziati alla tortura di provvedimenti giudiziari senza data di scadenza.

La seconda divisione investe la collocazione internazionale dell’Italia. Sul versante dell’Europa come su quello dell’alleanza atlantica. Non è probabile che un governo grillo-leghista (o solo grillino o di centrodestra a dominanza leghista) che eventualmente si formi dopo le prossime elezioni decida formalmente di uscire dall’euro o dalla Nato ma certamente ci sarebbero azioni tese ad allentare il più possibile il legame fra l’Italia e i nostri tradizionali ancoraggi internazionali. Perché è quanto prescrive la visione «sovranista» dell’interesse nazionale. Una volta deciso — e fatto credere a tanti italiani — che i nostri mali siano stati causati dall’Europa non resta infatti che la strada della contrapposizione. E pazienza se la posizione negoziale italiana risulterebbe, al tavolo europeo, debolissima (Sergio Fabbrini, Sole 24 ore). Pazienza anche se in questo modo l’Italia non potrebbe avere voce in capitolo quando si trattasse di correggere tutto ciò che non va (ed è molto) nella costruzione europea.

Anche sul secondo versante, quello atlantico, si preannuncerebbero tempi duri. Forse la Nato ricorrerebbe a una qualche forma di cordone sanitario (Maurizio Molinari, La Stampa) in funzione anti italiana quando dovesse vedersela con l’orientamento filorusso (e antiatlantico nella sostanza anche se non nella forma) di un importante stato membro.

Da ultimo, l’immigrazione. Genera ovunque conflitti ma l’aggravamento di questa divisione è anche il frutto degli errori commessi dai governanti del passato. Soprattutto, da coloro che hanno confuso il messaggio cattolico sul dovere dell’accoglienza con i doveri di chi governa una democrazia, coloro che non hanno capito che la società aperta non si difende senza una seria e rigorosa politica dell’immigrazione. Gli stessi che, di fronte alla sfida islamica, hanno pensato che l’integrazione dei musulmani si favorisca venendo a patti con i fondamentalisti. Mentre richiede l’esatto contrario.

Forse gli uomini nuovi riusciranno a imporre, prima o poi, i cambiamenti che hanno in mente. O forse non ci riusciranno. Forse assisteremo alla riscossa (in forme oggi imprevedibili) di chi si oppone al disegno sovranista. In ogni caso, ci si tolga dalla testa l’idea che si tratti di un fuoco di paglia o di un acquazzone estivo. Non è l’invasione degli Hyksos (gente arrivata nell’antico Egitto da chissà dove). Li abbiamo allevati noi.

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