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giovedì 28 luglio 2011

TROPPO FACILE STARE SEMPRE DALLA PARTE DEL MARTELLO

Francamente sono rimasto piuttosto sconcertato dalla reazione di Bersani agli attacchi che subisce dai giornali di destra. Ci sono dei termini che vanno di moda : nel decennio appena iniziato dominano "indignati" "macchina del fango" "metodo Boffo" (i più esperti in questo caso va).
La realtà dovrebbe essere diversa. O ci si sottrae al sistema dell'incudine e del martello, e si tiene sempre una posizione coerente al di là delle convenienze contingenti, oppure non è che quando si è martello si batte e quando si è incudine ci si lamenta ! "si sta" come si suol dire.
Fuor di metafora, o Bersani è garantista sempre, rifiuta una politica fatta a colpi di "procura", rigetta il giustizialismo, e allora avrebbe ragione oggi a denunciare l'aggressione della destra di carta, oppure cavalca, più o meno esplicitamente il pericoloso cavallo della facile indignazione popolare, il manettarismo di certi fogliacci di sinistra (quelli che D'Alema definisce "tecnicamente fascisti") , e in questo caso deve mandare giù...perché stavolta sono i SUOI sotto schiaffo e che schiaffo ! 
Alla sparata del segretario del PD , più simpatico quando va ad asciugare gli scogli con Crozza, dedica la sua nota odierna Pierluigi Battista.
Inutile dire che condivido ogni riga, quelle che sottolineo due volte. 
Buona Lettura

NEL LESSICO INDIGNATO DEL LEADER LA SCARSA «DIVERSITÀ» DEL PD di 

Pierluigi Battista

Ma non doveva essere «diverso» il Pd, diverso anche nello stile, nelle reazioni, nel modo di presentarsi, nelle minacce da (non) usare? E invece: il suo segretario che, mentre esponenti del partito sono bersagli di delicate inchieste giudiziarie, evoca la «macchina del fango» e le solite, tradizionalissime querele. Diverso? No, sempre eguale. E si capisce l’orgoglio di partito. E la «questione morale» che, invocata a ripetizione, ribalta la traiettoria. E il clamoroso incidente del senatore Tedesco. E gli ovvi, prevedibili, consueti attacchi della stampa nemica che non vedeva l’ora di veder trattato il Partito democratico con una certa rudezza giudiziaria. Si capisce tutto. Ma l’espediente della «macchina del fango» vellica i sentimenti autodifensivi dei militanti, ma riempie di sgomento l’elettorato incerto, risveglia il patriottismo di partito, ma suscita molti dubbi in chi pensa che così non si fa, non si reagisce, non si dice. La «macchina del fango» rischia essa stessa di diventare una formula vuota, una giustificazione, un eccesso di legittima difesa. Nella lettera al Corriere (26 luglio) Bersani aveva scritto che la magistratura deve fare il suo lavoro e che il Pd non avrebbe scatenato la guerra contro i giudici. Ma adesso se ci si mette a denunciare i contorni di un complotto mediatico dedito alla calunnia è come se si buttasse la palla in tribuna per evitare domande difficili, riflessioni complicate su se stessi. Come si potrà domani contestare a Berlusconi la fissazione delle «toghe rosse» che cospirerebbero contro di lui se poi si ipotizza per se stessi la manovra di una «macchina del fango» ? La destra giornalistica, in questo caso, fa solo il suo mestiere: è il Pd che deve fornire risposte più convincenti. L’estremismo giornalistico della sinistra pure: replica ciò che ha sempre predicato. Il giustizialismo. Il colpevolismo. La sistematica condivisione delle tesi dell’accusa. Casomai è il Pd colpevole di non aver seriamente contrastato la deriva giustizialista che ha inquinato la sinistra italiana. Troppo facile cavarsela con la «macchina del fango» . Troppo scontato controbattere con l’abuso delle querele. Troppo uguale a come è sempre stato. Altro che diversità.   

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