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venerdì 26 agosto 2011

IN QUALCOSA SIAMO PRIMI : LA CARCERAZIONE PREVENTIVA....

 
Su FB ho trovato questo link pubblicato dal valente collega penalista, avvocato Domenico Battista, che, nella battaglia civile contro l'abuso della custodia cautelare, ha ripreso un articolo uscito su Italia Oggi e che riporta numeri significativi e imbarazzanti per l'Italia.
Che io appartenga alla categoria delle "anime belle" come sono ritenuti i cosiddetti "garantisti" da quelli che invece "noi" definiamo i manettari, i lettori del Camerlengo lo sanno. Tanti post sul tema della "inGiustizia" stanno li a testimoniarlo. 
La cosa che a volta mi stupisce è come tanti nostri giudici siano così prodighi nel comminare il carcere cautelare laddove è assai probabile che l'individuo, quand'anche colpevole (ma ancora non giudicato tale da un PROCESSO), non torni più a delinquere , mentre invece non lo usano praticamente mai con soggetti che reiteratamente hanno dato luogo - tramite minacce, stalking o peggio - a vere e proprie persecuzioni nei confronti di quella che sarà la loro vittima e che quindi vanno, loro si ,preventivamente neutralizzati. 
Mi riferisco evidentemente ai non infrequenti casi dove uomini quanto meno disturbati si fissano contro una donna (spesso una ex), iniziandola a perseguitare in vari modi. Bene, in questi casi ritengo che la pericolosità di questi soggetti sia ben maggiore rispetto a quella cd. "sociale" che i giudici invocano nelle loro ordinanze di conferma della carcerazione, in quanto la loro vittima è ancora ben viva e aggredibile. Invece nulla, nemmeno quando si arriva ad una prima condanna, dove a soggetti del genere viene in genere concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena, si assumono misure cautelari. Non infrequentemente, i maschietti, frustrati, respinti e incattiviti dal tentativo della vittima di difendersi rivolgendosi alla legge, fanno il salto di qualità e uccidono o comunque usano violenza.
Proprio vero che i criteri di "arruolamento" dei giudici e la loro preparazione post concorso devono decisamente cambiare (come per gli avvocati del resto, e Battista lo ha scritto più volte dando anche qualche prezioso, quanto finora inascoltato, suggerimento).
Buona Lettura

"Monito di Hammarberg sulla custodia cautelare. In Italia più di 4 su 10 in carcere senza condanna
Dall’Europa arriva un segnale inequivocabile a tutti quei Paesi, come l’Italia, dove i numeri della custodia cautelare sono elevatissimi. Thomas Hammarberg, Commissario dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa, guardando alle cifre dell’intero continente, ha affermato che bisogna ridurre l’impatto sul sistema penitenziario della custodia cautelare detentiva.

Riprendendo uno studio dell’Unione Europea pubblicato a giugno 2011 e concernente l’incidenza sull’affollamento penitenziario di quella che un tempo in Italia chiamavamo carcerazione preventiva, il norvegese Thomas Hammarberg in piena estate ha riaffermato che è inaccettabile che il 25% del totale delle persone tenute in prigione in Europa sia ancora in attesa di condanna definitiva. Si tratta, ribadisce il Commissario europeo, “di persone non ancora giudicate in sede processuale la cui colpevolezza non è quindi stabilita. Esse sono in linea di principio innocenti.”

La sola giustificazione per tenerle chiuse in carcere è data da uno dei seguenti motivi: pericolo di fuga, rischio di reiterazione del crimine o di inquinamento delle prove. In molti paesi europei sono questi gli unici casi nei quali è ammissibile tenere in carcere una persona arrestata ma non ancora processata.

Il Commissario europeo ha ribadito con nettezza la eccezionalità della custodia cautelare in carcere rispetto agli altri rimedi preventivi. L’abuso della custodia cautelare è quindi una questione di diritti umani. Il dato italiano è ben al di sopra di quello continentale, di per sé ritenuto grave e preoccupante dal Commissario del Consiglio d’Europa.

La nostra percentuale è addirittura del 43%; è quindi del 18% in più rispetto alla media europea. Più di due detenuti su cinque sono dentro seppur non ancora giudicate in via definitiva. Si pensi che la Germania ha un tasso di detenzione di persone non condannate del 17,1%, la Francia del 25,1%, l’Inghilterra del 18%. Si tratta di Paesi dove i processi si svolgono con maggiore rapidità e le attese in galera da presunti innocenti non sono quindi così lunghe.

Il dato italiano stride rispetto ad alcune situazioni europee: l’11,7% della Repubblica Ceca, il 10,9% della Romania, il 15,2 della Moldova. Come ci si può ben immaginare i Paesi scandinavi hanno numeri bassi di persone in carcere in attesa della condanna: la Finlandia ha il 18,9%, l’Islanda il 10%, la Svezia il 21,2%, la Norvegia il 26,2%. Anche nell’area dei Paesi del Mediterraneo l’Italia presenta i numeri più inquietanti, visto che la percentuale greca di detenuti in attesa di condanna definitiva è del 26,8%, quella croata del 34,4%, quella cipriota del 38,4%, quella spagnola del 26,3%, quella portoghese del 19,5%. L’Italia è superata solo dal Liechtenstein con il 50%, dall’Olanda col 55%, dalla Turchia col 57,7%, da Malta con il 69,3% e dal minuscolo Principato di Monaco con il 76,5%.

Nelle scorse settimane in Italia è ripartito il dibattito su come fronteggiare il sovraffollamento. Uno dei motivi del sovraffollamento italiano è proprio l’anomalo uso della custodia cautelare. La Corte Costituzionale in due recenti sentenze ha dichiarato la illegittimità di altrettante disposizioni normative che prevedevano che la custodia cautelare dovesse essere comminata obbligatoriamente dal giudice. Come sottolineato più volte dalle Camere Penali bisogna ritornare al caso per caso e va estesa la disposizione di misure cautelari non detentive."

PUBBLICATO SU "ITALIA OGGI"

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