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lunedì 13 febbraio 2012

"UN MORTO SULLA COSCIENZA DEL PAESE"....

POOL DI MANI PULITE 
"Noi abbiamo fin dall'inizio incoraggiato e sostenuto l'inchiesta "Mani Pulite" inchiesta che, con i nostri mezzi giornalistici , è stata una delle caratteristiche permanenti della nostra biografia professionale da quarant'anni in qua. Da quest'atteggiamento non ci discosteremo poiché crediamo all'utilità ed anzi alla necessità della "rivoluzione di giustizia" in atto. 
Abbiamo però doverosamente segnalato quelle che a noi sono sembrate alcune preoccupanti forzature di procedura e di sostanza . Due soprattutto: l'uso della carcerazione mirato ad ottenere confessioni, che è tassativamente escluso dalla legge; l'eccessiva lentezza dei rinvii a giudizio, derivante dal desiderio di acquisire prove definitive, sostituendo così l'indagine preliminare al dibattimento. 
Queste nostre critiche restano e le ripeteremo tutte le volte che vedremo violati principi essenziali della giurisdizione....
Ma i lettori critici del mio articolo rifiutavano soprattutto la collettiva responsabilità adombrata nel titolo. "Un morto sulla coscienza del paese". 
Risponderò molto semplicemente. Fino a ieri c'è stato un 70 per cento di italiani che ha dato il suo voto al regime che ora è crollato. Sette italiani su dieci hanno votato per 40 anni a sostegno di esso, non dimentichiamolo e non lo dimentichino soprattutto i neofiti dell'ultima ora. 
Quando una massa così imponente di elettori - turandosi forte il naso - ha consolidato e sostenuto quel tipo di sistema, ebbene è troppo facile ed anche, debbo dirlo, alquanto vergognoso che oggi si senta esente da ogni responsabilità.
Forse l'hanno fatto per distrazione, per ignoranza dei fatti, per superficialità di giudizio, per furore ideologico. E sia pure. Siano più cauti d'ora in avanti : questo almeno sarà lecito chiederlo, e non s'imbranchino in nuove idolatrie come fecero con quelle ora finalmente crollate. "




Si tratta di uno stralcio di un editoriale di Eugenio Scalfari pubblicato sulla  Repubblica del 25.7.1993.
Furoreggiava Mani Pulite, e faceva anche le prime vittime: Gabriele Cagliari, all'ennesima negazione della libertà in attesa del giudizio, si suicidò nel carcere di San Vittore.
Un articolo che avevo conservato...mi colpiva la denuncia , da parte di un difensore della "rivoluzione giudiziaria", come Scalfari stesso battezza l'impresa scatenata dalla procura milanese, della violazione di principi giuridici definiti comunque INVIOLABILI. Il rifiuto del carcere come mezzo di costrizione medievale per ottenere confessioni ( DI Pietro era un maestro in questo ...un vero esperto nel far " tintinnar le manette").
E poi mi piaceva il J'accuse a certo "greggismo" italico....questo vezzo, quando cambia il vento, di sbracciarsi per salire sul carro dei nuovi vincenti, chiedendo la galera per i vecchi capi, pure seguiti e votati.
Due denunce giuste, una previsione sbagliata: da lì a meno di un anno, gli italiani avrebbero fatto vincere Berlusconi.

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