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sabato 14 aprile 2012

"LA LEGGE NON AMMETTE IGNORANZA". VEDIAMO UN PO': CHI LE CONOSCE TUTTE???

Dunque la storia, che potrete meglio leggere nella cronaca del Gazzettino Veneto, è questa. Il padre artigiano, che lavora con un furgone per il trasporto del materiale, accompagna la figlia piccola all'asilo, ed eccezionalmente (magari aveva l'auto rotta, o aveva una consegna urgente da fare) va salire la bimba sul mezzo da lavoro.
Non si può. Se un mezzo è destinato ad un uso particolare - trasporto di cose - NON può essere impiegato, nemmeno eccezionalmente, per quello di persone. E non basta, come sembra nel caso di specie, che il padre avesse avuto l'accortezza di usare il seggiolino con la cintura per la bambina. Fermato, gli hanno fatto la multa ma soprattutto gli hanno sequestrato il mezzo, con il quale appunto lavora.
Qualcuno, o molti non lo so, spero di no, dirà "è la legge bellezza". E in teoria avrebbe ragione.
Proprio ieri sera Gherardo Colombo, l'ex  magistrato dall'aria un po' folle del team di Mani Pulite, alla trasmissione di Fabio Volo su RAI 3, spiegava che da noi anche i giovani, non parliamo dei grandi, associano la parola REGOLE a quella di OBBLIGHI. Non pensano mai che le regole servano a disciplinare l'esercizio dei DIRITTI in modo che non s'intralcino e confliggano tra di loro. In buona sostanza, che favoriscano la buona convivenza civile. Ha ragione. Il buon Colombo tenta anche una spiegazione: retaggio del passato. In effetti nella società feudale e poi quella dei Signori, con una struttura rigorosamente piramidale dove i primi si trovavano in cima e gli altri sotto, alla base, le regole servivano a ingessare in modo permanente e immodificabile tale costruzione e far vivere in stato di soggezione i più.  Un po' semplicistico, ma la premessa era stata onestamente di "semplificazione" , stante anche il brevissimo tempo dato al relatore. MA, aggiungeva Colombo, questa cosa è stata sovvertita con l'avvento della COSTITUZIONE. Lì le regole sono diventate appunto "ALTRO". L'indicazione dei DIRITTI di TUTTI gli uomini, solo disciplinati in funzione della loro armonizzazione.
GHERARDO COLOMBO 
Messa così è bellissimo no? Però non è esattamente così. Non tanto per quanto riguarda le Carte Costituzionali,  che pure in qualche modo , nella loro astrazione  teorica e alta di indicazione e tutela dei principali diritti delle persone, sembrano sempre ideali e perfette ma non lo sono mai del tutto, tradendo sempre, e inevitabilmente, il tempo e l'idea prevalente di società che i padri costituenti avevano in mente. Non è questo, quanto che poi per applicare le costituzioni vengono fatte le leggi.
E da noi di leggi ce ne sono TROPPE.
Solo i codici fondamentali ne prevedono qualche migliaio : il codice civile quasi 3.000, poi i codici di procedura civile e penale, altri 1600 articoli circa tra tutti e due, il codice penale 734, senza contare che molti articoli prevedono i bis, i ter, i quater...poi le norme di attuazione. Queste sono le BASI. Quindi ci sono  i Testi Unici di P.S., le Norme speciali, le norme amministrative, le leggi regionali, i regolamenti comunali, non parliamo della materia fiscale che lo stesso Befera, se interrogato, mostrerebbe di conoscere appena decentemente.
E siccome non bastava tutto questo florilegio, sono arrivate le norme comunitarie.
Ora, il principio generale è che la legge non ammetta ignoranza, necessario perché chi la viola non possa invocare l'esimente della non conoscenza. Sarebbe corretto, se non fosse che nella società mostruosa e illiberale che abbiamo creato le norme sono decine e decine di migliaia!!!!
Chi potrà mai conoscerle veramente??? Com'è possibile mai che qualcuno, in assoluta buona fede ma anche buon senso, non finisca per errore per infrangerne qualcuna??
Impossibile. Pertanto le leggi dovrebbero essere drasticamente diminuite, proprio per consentire la migliore conoscenza e rispetto delle stesse. E tornando al discorso dell'ex PM Colombo, non si stupisca dottore se ancora oggi, nel 2012, i GIOVANI, non noi un po' scettici e disincantati uomini di mezza età, pensano ancora che le REGOLE siano OBBLIGHI.
Il salto auspicato da Lei, non si è realizzato.
Ecco la notizia di cronaca

Dario Ferro davanti al furgone sequestrato (Candid Camera)
DARIO FERRO E IL FURGONE SEQUESTRATO 
Accompagna alla scuola materna la figlioletta ma, facendola salire sul furgone, commette un'infrazione stradale che gli costa 80 euro di multa e il blocco del furgone con il quale lavora. È successo a Dario Ferro, artigiano idraulico di 31 anni che l'altra mattina ha deciso di accompagnare personalmente la sua piccola all'asilo.
«Ho commesso una violazione, lo ammetto, ho caricato mia figlia sul furgone che uso per lavorare e la legge non lo permette - racconta Ferro -; la bimba era nel suo seggiolino e con le cinture di sicurezza ma i vigili non hanno voluto sentire ragioni, mi hanno tacciato di padre irresponsabile. Io non contesto la multa, non farò mai più salire la bambina sul furgone ma il blocco del mezzo mi impedisce di lavorare. Come farò a mantenere la mia famiglia? È arrivata anche mia moglie in bicicletta mentre discutevo con i vigili che mi hanno fatto notare che se la bimba fosse stata sulla bicicletta sarebbe stata in regola. Mi chiedo se una bici con due persone sfiorata dalle auto sia più sicura del furgone».
Oltre alla multa l'artigiano si è visto ritirare il libretto del furgone che dovrà sostare nel suo giardino per un massimo di sei mesi. «Da ieri mi arrangio con l'auto, carico i pochi attrezzi che ci stanno e cerco di non perdere i clienti, ma è difficile. Non posso portare con me il materiale che mi serve, spiego l'accaduto ai clienti che, anche se mi danno la loro solidarietà, giustamente pretendono che il lavoro per il quale mi hanno chiamato venga svolto - continua Ferro -. Invece se capita che manca qualcosa devo tornare a casa a prenderlo e i lavori si allungano. Qualcuno rinuncia, non posso resistere sei mesi, ho aperto la mia attività poco più di un anno fa perché ero senza lavoro, ora rischio di perderlo nuovamente e di non poter provvedere alla mia famiglia».
Il trentunenne spiega di aver impegnato tutto nella decisione di mettersi in proprio, anche contro il parere di amici e conoscenti che, considerata la crisi, gli consigliavano di desistere. «Lo scorso anno ho lavorato pagando più tasse di quanto ho guadagnato, mia moglie ha un lavoretto a termine ma ce l'abbiamo fatta - dice Ferro rammaricato -. Ho tenuto duro, ora il lavoro cominciava ad esserci, inizio ad avere un discreto giro di clienti che mi permettono con fatica di tirare avanti. Sono disperato senza furgone e con tutte le tasse da pagare non ce la faccio. Mi sento come se fossi accusato di un delitto gravissimo. Io sono pronto a pagare la multa, ma non toglietemi il furgone. È come se mi ammazzaste, è essenziale per il mio lavoro e per mantenere la mia famiglia».

L'uomo racconta che ieri mattina ha cercato lumi in prefettura ma gli hanno detto di rivolgersi alla motorizzazione: è improbabile ma forse lì avrebbe potuto riavere i documenti del suo furgone. «Spero ci sia qualcuno in grado di darmi un consiglio su come comportarmi - chiude -, spero che questa infrazione non capiti a nessun altro. E poi dicono che aiutano i giovani. Senza furgone sono senza risorse, mi resta la volontà ma sembra serva a poco».

Chiosa di lieto fine. Leggendo i commenti all'articolo, si apprendeva:
1) L'80% dei lettori del Gazzettino, consultati, avevano ritenuto "troppo zelanti" glia genti intervenuti. Questo mi fa ben sperare sull'esistenza ancora di un certo buon senso dei miei compatrioti
2)  La dote suddetta - il buon senso - ha poi accompagnato anche i superiori degli "zelanti" che hanno già riconsegnato il mezzo al padre lavoratore.
Stavolta il The End ci piace ...

1 commento:

  1. Ora che ci siano troppe leggi è vero, che questo renda difficile essere informati in modo corretto è vero, ma è anche vero che ci sarebbero meno leggi se non si facessero "strappi alle regole".
    Ora il problema della non trasportabilità di un passeggero che non sia un dipendente su un mezzo da lavoro è una norma grottesca, ma...è molto più grottesco che una persona compri un suv o un pickUp o un fuoristrada e lo registri come mezzo da lavoro per non pagare il bollo di circolazione pieno, come mezzo civile, allo stato.
    Se non fossimo un paese di "furbetti" del bucalino, avremmo un decimo delle leggi, se non fossimo un paese di "furbetti" del lavoro avremmo giudici, magistrati ed avvocati preparati (come prevede l'abilitazione), quindi avremmo una giustizia efficiente (oggi l'80% delle cause è in tribunale per far lavorare La Giustizia e non produce il risarcimento dovuto per nessuno).
    Basti pensare che la legge forense vietava e vieta di percepire compensi che siano iscritti nel Bilancio dello Stato se si è Avvocati iscritti all'Albo, ovvero dato che la diaria è uno stipendio (lo hanno confermato diverse sentenze così care agli avvocati nostrani) nessun avvocato può sedere in Parlamento se non si è autosospeso (come i magistrati), invece... Abbiamo fulgidi esempi di personaggi imbarazzanti per immoralità che non solo stanno più tempo in tribunale che in Parlamento, non solo usano i mezzi di stato per spostamenti privati, ma addirittura legiferano a proprio uso e consumo.
    Allora smettiamola di prendercela con lo Stato (anche perché siamo tutti noi), smettiamola di chiedere di chiudere un occhio e incominciamo a diventare tutti persone rigorose.
    Ne guadagneremmo tutti in salute, in ricchezza, in precisione ed in velocità.

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