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venerdì 18 maggio 2012

ACCUSA DI OMICIDIO PER I MARO' ITALIANI. NON C'E' CHE DIRE, UN SUCCESSO DOPO L'ALTRO MR. MONTI


Piove governo ladro non mi è mai piaciuto. Il vezzo di accusare di ogni cosa accada il governante inviso, l'ho sempre vista come una cosa troppo in linea con  uno dei tratti negativi del nostro popolo, piuttosto portato al "pianto" e alla recriminazione. Quindi , per quanto ritenga Monti una delle grandi bufale dell'Italia repubblicana, non è che pensi che per ogni cosa che va male la colpa sia la sua. Per esempio, lo Spread che da una settimana non scende sotto quota 400, anzi, non lo attribuisco a lui. Solo derido coloro che, ai tempi, sostennero che a lui andasse il merito che fosse SCESO   !!
Transeat.Sulla questione dei Marò in India invece penso che delle responsabilità il nostro governo le abbia, e tra l'altro le stesse critiche le ho lette su giornali NON nemici del super premier, Corriere e Repubblica.
In buona sostanza , come più spesso ci accade, a livello politico internazionale ci siamo mossi con poche idee in compenso confuse.
La vicenda ormai risale a tre mesi fa e diversi sono i post ad essa dedicati: http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/i-limiti-di-un-governo-non-eletto-nelle.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/come-gli-indiani-ci-hanno-fregato.html
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/no-agli-esperti-balistici-italiani-ci.html

chi vuole, può andarseli a rileggere.
In sintesi estrema, non abbiamo sollevato l'incidente internazionale, ricercando in questo, anzi pretendendo, tutto l'aiuto che ci spetta come stato dell'Unione Europea, come membro della Nato e anche come Paese che certo più di tanti altri collabora con l'ONU per spedire soldati nelle varie missioni di "pace".
Io non so se i Marò abbiano sparato o no a questi pescatori innocenti. Loro sostengono di aver sparato, e non ad altezza d'uomo, ad una imbarcazione che si era avvicinato ignorando gli avvertimenti e le intimazioni di stare a distanza. Io sarei portato a credere a questa tesi perché francamente non comprenderei il motivo di sparare a un peschereccio.
Ciò detto, c'è un elemento che in diritto si chiama PREGIUDIZIALE. Vale a dire, preliminare ad ogni ulteriore considerazione di diritto, formale o sostanziale.
La nave italiana si trovava in acque INTERNAZIONALI!
E quindi l'autorità indiana NON ha giurisdizione sul caso, secondo le norme  del diritto internazionale.
Bene, in tre mesi, questa cosa sacrosanta non siamo riusciti a farla valere in alcun modo.
Posso avercela un po' con Super MArio?? I super poteri solo a mettere l'IMU e le tasse sulla benzina, le sigarette e tutto quello che si muove in terra italica?
Ecco l'aggiornamento sul Corriere.it



SABATO SI CONCLUDE IL PERIODO PREVISTO DALLA LEGGE INDIANA PER LA CARCERAZIONE PREVENTIVA
Marò imputati di omicidio:
Roma richiama l'ambasciatore in India
Sale la tensione tra Roma e New Delhi. Alla luce degli sviluppi della situazione in Kerala e dei capi di imputazione a carico dei due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, l'ambasciatore a New Delhi, Giacomo Sanfelice, è stato richiamato a Roma per consultazioni con il Governo. È quanto riferisce la Farnesina. La notizia arriva dopo che la polizia indiana ha formalizzato le accuse per omicidio nei confronti dei marò italiani Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, agli arresti in India.
IL DOSSIER - I capi di imputazione sono stati divulgati dai principali media locali nelle edizioni online. Il commissario Ajith Kumar, capo del Gruppo speciale investigativo (Sit) ha presentato al tribunale di Kollam un dossier da 196 pagine contenente la perizia balistica e l'atteso chargesheet, ossia l'elenco delle imputazioni sulla base delle quali i connazionali dovrebbero essere rinviati a giudizio per aver ucciso in acque indiane i due pescatori Ajesk Binki e Gelastine, lo scorso 15 febbraio.
Massimiliano Latorre (sin) e Salvatore Girone sono davanti alla guest house di Kochi in attesa del trasferimento a Kollam (Ansa)L'APPELLO AL GOVERNO - E non sono sorpresi i familiari dei due soldati: «Quello che è successo oggi è niente di più e niente di meno di quello che ci aspettavamo. Sapevamo che allo scadere della carcerazione preventiva dovevano arrivare i capi di imputazione, ma quello che chiediamo al governo è di cominciare a battere i pugni sul tavolo». Così Christian D'Addario, nipote del marò Massimiliano Latorre a nome della famiglia del militare facendo trasparire tutta l'insofferenza per una situazione fatta solo di continui rinvii. «Oggi sono 90 giorni che i nostri marò sono in carcere e anche se sono militari, abituati dunque ad affrontare situazioni difficili,comincia ad essere duro non vedere una via d'uscita», dice D'Addario. «Massimiliano e Salvatore vivono ogni giorno aspettando il momento di poter telefonare alle loro famiglie, di sentire che siamo con loro. E anche se il governo e le autorità finora non hanno mai fatto mancare il loro sostegno - prosegue il nipote di Latorre - è ora di fare qualcosa di concreto per questi ragazzi che si sono ritrovati loro malgrado stritolati in un meccanismo di equilibri politici e diplomatici fatto di tattiche e di continui rinvii». E ancora: «Noi ci appelliamo al governo perchè alle parole seguano i fatti, perchè a Massimiliano e Salvatore che non sono criminali, ma militari e cittadini di questo Paese, sia restituito il loro status e la loro dignità insieme alla possibilità di veder tutelati i loro diritti».
IL LUOGO DELL'INCIDENTE - L'annuncio della presentazione dei documenti è arrivato proprio mentre il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura si trova in missione nel Kerala per incontri a tutti i livelli tesi a una soluzione positiva del caso. Stando alle anticipazioni di stampa, la polizia chiede che i fucilieri del battaglione San Marco - che al momento dei fatti erano impegnati in una missione anti-pirateria a bordo della petroliera Enrica Lexie - siano processati in base a quattro sezioni del codice penale indiano: 302 (omicidio); 307 (tentato omicidio); 427 (azioni che hanno comportato danni) e 34 (associazione a delinquere). Il dossier - redatto dopo ben tre mesi di indagini (il termine massimo per la carcerazione preventiva era 90 giorni) - conterrebbe anche l'esatta localizzazione del luogo dell'incidente, avvenuto secondo gli inquirenti 20,5 miglia al largo delle coste indiane ovvero entro le 22 miglia che delimitano la fascia continua che consente a uno Stato diritto di controllo sulle navi in transito.
MARO' DELUSI - Già subito dopo essere stato messo al corrente delle imputazioni, il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura non aveva nascosto la sua irritazione: «A breve vedremo le carte: entro stanotte dovranno consegnare l'atto d'accusa al giudice che poi sarà obbligato, entro 48 ore al massimo, a consegnarcelo e farne partecipe la difesa». Adesso, prosegue, «il nostro dovere è tenere alto il morale dei marò, delusi - come del resto tutti noi - dal fatto che non sia stato disposto immediatamente il loro trasferimento in una struttura diversa dal carcere». De Mistura ha visto di nuovo i due militari italiani, ha incontrato anche il chief minister del Kerala, Oommen Chandy: «È stata una riunione difficile, molto tesa e gli ho detto chiaramente che deve rispondere in tempi rapidi all'ingiunzione della Suprema Corte di New Delhi (che aveva previsto termini perentori per la decisione sul trasferimento;ndr)».
LE TAPPE DELLA VICENDA - Latorre e Girone sono stati arrestati il 19 febbraio scorso e in seguito trasferiti nel carcere centrale di Trivandrum. Le autorità del Kerala hanno finalmente accettato di trasferirli in una struttura più «adatta al loro status di agenti operativi di un Paese amico» come hanno riferito fonti vicine al dossier. Nell'ordinanza si spiega che ci sarà bisogno di 20 giorni per attrezzare adeguatamente il luogo dove saranno sistemati i militari italiani, un ex riformatorio di Kochi, anche se «l'obiettivo delle autorità italiane è fare il prima possibile» come hanno spiegato le fonti diplomatiche. Sempre in questi giorni sarà esaminata la nuova domanda di libertà su cauzione, presentata dal collegio di difesa dei marò dopo che una prima istanza era stata respinta per motivi tecnici l'11 maggio.
 

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