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domenica 6 maggio 2012

DIAZ, UN FILM VERITA'. QUELLA CHE PIACE RICORDARE.

Il film DIAZ non sono andato a vederlo e quindi non esprimerò un giudizio cinematografico.
Posso riportare dati e commenti letti. Commercialmente è stato un fiasco, come del resto quello sulla strage di piazza Fontana, di Giordana,  che pure ha mobilitato un cast di attori molto conosciuti e apprezzati (Favino, Mastrandrea, Luigi Lo Cascio, Laura Chiatti, Fabrizio Gifuni ...).
Costato oltre 7 milioni di euro finora ne ha incassati meno di due e non si attendono recuperi.
Le recensioni però sono generalmente positive, più di quelle avute dall'altro "Romanzo di una strage" che invece è stato criticato da molti, Adriano Sofri in primis.
In passato questo tipo di film tendevo a vederli, e ancora oggi in genere lo faccio. Ma Piazza Fontana è vicenda che trovo irrimediabilmente oscura, e l'omicidio Calabresi, per come è maturato, è una cosa che m'indigna talmente tanto che evito di vedere film faziosamente grigi sulla vicenda. DIAZ , rappresenta sicuramente una pagina molto brutta , ma inserirla completamente fuori contesto, completamente scollegata dagli accadimenti nella città di quei giorni, mi pare discutibile.
Oggi leggo il commento di Benedetta Argentieri sul Corriere e sono tornato a riflettere sulla cosa.
L'articolo è questo:


Gli occhi lucidi. Increduli davanti a tanta violenza. Le mani che si contorcono per poi nascondere il volto durante le scene più dure. Così crude da fare male, un pugno nello stomaco. ”Non ce la faccio”, continua a ripetere voltandosi verso la sala. E al termine della proiezione, una domanda le rimbomba nella testa: “Hanno esagerato, vero?”. In che senso? “Il regista ha enfatizzato…”.  Purtroppo no.  Per la sceneggiatura sono stati usati gli atti del processo. “Sicura?”. Federica ha 22 anni. Non si è mai interessata di politica. Durante il G8 di Genova era poco più di una bambina. “Mi ricordo i telegiornali, anche le discussioni in casa”. In questi dieci anni ha letto qualcosa, ma non si era fatta un’idea. Così ha deciso di vedere Diaz, don’t clean up this blood.
Il primo commento è di incredulità, poi si fa largo l’indignazione. “Non credevo, non pensavo…”. Una reazione che hanno provato molti ragazzi. Domenico Procacci, produttore del film di Daniele Vicari, dice di averlo fatto anche per loro, per i più giovani. Per raccontare la notte del 21 luglio 2001, quando la polizia fece irruzione nella scuola. “Genova rappresenta un nodo non ancora sciolto. Si è creata una frattura tra i cittadini e le forze dell’ordine. L’intenzione è quella di dare maggiori dettagli a chi non ha vissuto  quei fatti. Raccontare la sospensione di uno stato di diritto che è avvenuto in Italia”.
Il film ha creato dibattito. E’ stato anche molto criticato da chi quei giorni li ha vissuti. A Matteo, 21 anni, è piaciuto. “Hanno fatto una scelta e credo che sia stato giusto portare sugli schermi quello che è successo”. Lui, 21enne studente di Giurisprudenza, sapeva tutto. Si è letto gli atti, si è documentato. “Studiare gli avvenimenti, ascoltare le testimonianze è tutta un’altra cosa rispetto a vedere certe scene”. Dice di essere stato impressionato “dalla reiterazione della violenza. Così, senza un motivo apparente. Non per legittima difesa, nulla. Come si fa a colpire delle persone che non hai mai visto prima, che non ti hanno fatto nulla, in quella maniera? Eppure è successo”. Su una cosa non è d’accordo: “Non ci credo che su 300 poliziotti uno solo si è accorto di quello che stava succedendo dentro a quella scuola”. Secondo lui i suoi coetanei “dovrebbero vederlo, non tanto per prevenire una situazione del genere quanto per riconoscerla, sperando che non succeda mai più”.
La ragazzina che per farsi un'idea è andata a vedere DIAZ, sicuramente ha appreso nei dettagli una pagina nera che ha coinvolto determinati reparti della polizia. Una rappresaglia , oltretutto indirizzata su ragazzi che coi black bloc e gli antagonisti di gente come Casarini avevano, almeno per la maggioranza, poco a che fare. 
E comunque la "vendetta" non è tra le opzioni contemplate tra le azioni di polizia in uno stato democratico.
Una cosa del genere NON deve accadere MAI. Punto.
Però un film che parla della notte del 21 luglio e dimentica i fatti gravissimi di ribellione e di travalicamento violento di ogni legalità compiuto da migliaia di individui, che devastarono per due giorni  il centro di una città, provocando e attaccando ogni volta che potevano le forze dell'ordine, non fa buona informazione.
NON perché quanto accaduto possa giustificare Diaz e Balzaneto, ma perché non mostra come la frattura non fu unilaterale. Anche le forze dell'ordine non si fidano più dei cittadini. Come fidarsi di chi infatti parteggia per i delinquenti? Come rischiare l'incolumità personale per persone che accettano che tu venga insultato, dileggiato, anche reso bersaglio di lanci di pietre e se poi "carichi" ti dicono "hai esagerato".
Ma stateci un po' voi lì, come bene ricorda il Favino poliziotto di ACAB, film fatto molto meglio perché "bilaterale", al procuratore che lo accusa di aver picchiato ingiustificatamente un ultrà di calcio (un angioletto dunque...). 
Siamo un paese dove di Carlo Giuliani si è fatto un martire e di Mario Placanica al massimo un vigliacco che spara senza vero motivo. Peccato che poi anche la Corte di Giustizia Europea, alla quale Giuliani padre si rivolse contro le assoluzioni della giustizia italiana, ha confermato che il carabiniere agì per LEGITTIMA DIFESA.
Il film non altera la realtà della notte del 21 luglio, ma fa una scelta ben precisa.
A me andrebbe anche bene che DIAZ girasse per le scuole. A patto che qualcuno facesse un film dove le vittime sono quelle del 20 e 21 luglio di giorno, e cioè i cittadini di genova, sequestrati e intimoriti, nonché  gli agenti delle forze dell'ordine.
Facciamoli vedere entrambi, e avremo fatto informazione corretta.
 

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