L'aggravamento delle tasse, il blocco dei pagamenti (tutti faticano a riscuotere i propri crediti, anche dall'amministrazione pubblica, e di conseguenza stentano a pagare i debiti, in una spirale diabolica che sta comportando fallimenti e chiusure di attività ) , la crisi dell'euro, non favoriscono ovviamente né crescita né fiducia, per cui di soldi in giro ce ne sono pochi e quei pochi la gente tende a non spenderli. Altro circuito nefasto.
A tutto questo si aggiunge la pretesa socialisteggiante che dall'ALTO qualcuno provveda. Basta seguire la vicenda Miniere, con la richiesta di salvataggio di industrie in perdita non sanabile.
Non stiamo messi bene , perché ai problemi obiettivi, che riguardano tutta l'Europa e il suo sistema economico, si aggiungono vizi ormai radicati che impediscono l'adozione di ricette valide per provare a migliorare le cose. In questo, le masse "anti politica" non sanno quanto in realtà siano colluse con la classe partitica del nostro paese, che pure dicono di voler abbattere.
Di seguito un contributo di Davide Giacalone sul tema
Buona Lettura
Fisco, ozio e negozio
Quando si regredisce occorre rimboccarsi le maniche e, fra
le altre cose, lavorare più numerosi e per più tempo. Meno ozio e più negozio.
L’Italia reagisce alla recessione portando al lavoro meno persone, che lavorano
per meno ore. Inutile chiedersi come andrà a finire. L’Istat ha aggiornato i
dati sulla disoccupazione e qualcuno s’è messo le mani nei capelli per quel
durissimo 10,5%. Tranquilli, è un dato tarocco. La media della disoccupazione,
in Europa, e dell’11,3. Cercavamo di spiegare, anche al precedente governo,
vaneggiante, che quella italiana è assai più alta, perché ai disoccupati ufficiali
si devono sommare quelli che non lavorano ma prendono i soldi (cassa
integrazione) e quelli che non risultano nelle statistiche perché il lavoro non
lo cercano o non lo cercano con i canali ufficiali. Inutile, allora, allarmarsi
per un dato che rimpicciolisce il problema. Un dato che piace a tutti i
governi, per fare confronti fasulli.
La crisi brucia posti di lavoro, non andando a lavorare i
cittadini non producono e non ottengono reddito, non avendolo non spendono e
non spendendo accrescono la crisi. E’ un cane che non solo si morde la coda, ma
si mangia direttamente le chiappe. Rompere il maleficio si può, a patto di
attenersi alla realtà, incenerire gli ideologismi fessi, bandire il moralismo e
smontare il satanismo fiscale. Ecco due dati che devono far riflettere: a.
l’Eurispes osserva la distanza fra i redditi dichiarati e i consumi reali,
segnalando una differenza originata da mercato sommerso, che si allarga mano a
mano che si va verso sud; b. non solo tale differenza si vede ad occhio nudo,
ma se si gira per le zone a più alta disoccupazione, cominciando dalla Sicilia,
si trovano numerosi punti (ad esempio MoneyGram) utili per trasferire denaro
all’estero. Ma se non c’è lavoro e si diffonde la povertà, cosa diavolo si
trasferisce? Sono sportelli usati dagli immigrati, che se non sono clandestini
comunque lavorano in nero o in grigio (parte regolarizzati e parte no),
producendo ricchezza, vivendone e spedendone parte alle loro famiglie. A questo
punto il moralismo imporrebbe d’insorgere e proclamare la guerra santa contro
l’evasione fiscale e restituire il maltolto al saggio esattore. Tutti fingono
di applaudire, in un tripudio d’ottusa ipocrisia, ma questa è la ricetta
perfetta per distruggere ricchezza e consegnarne quel che avanza a chi non la farà
fruttare.
Invece abbiamo bisogno di creare lavoro, quindi dobbiamo
smetterla di pensare che le garanzie stiano tutte nella legge e nei limiti che
si pongono all’imprenditore, perché le opportunità stanno nel mercato, nella
sua crescita e capacità di dare lavoro. Fin quando penseremo che le imprese
sono un succedaneo dello stato sociale, incaricate non di produrre ricchezza,
ma di assicurare sicurezza ai propri lavoratori, produrremo solo miseria,
fallimenti e licenziamenti. Questo i lavoratori lo sanno meglio delle loro
rappresentanze sindacali e politiche (ammesso che esistano), e lo hanno
dimostrato. Fin quando prenderemo i percettori di reddito e ne faremo dei
produttori di gettito fiscale, anziché dei consumatori liberi e dei
risparmiatori responsabili, otterremo solo il diffondersi della paura e della
sfiducia.
Se a queste pratiche lungimiranti associamo anche una
riforma del lavoro che rende più difficile l’ingresso di nuovi assunti, nel
mentre il medesimo governo scambia la sopravvivenza di una miniera improduttiva
con la tutela degli interessi di chi ci lavora, prolungando l’allucinazione
secondo cui i soldi che servono a perdere soldi possano assicurare benessere a
chicchessia, oppure s’inventa le società con capitale sociale di un solo euro,
salvo imporre oneri trecento volte superiori e, naturalmente, senza che vi sia
una sola possibilità al mondo che quelle false imprese trovino credito, il
tutto fissando in legge che si è giovani fino a 35 anni, mancando solo che si
mandi alla scuola dell’obbligo fino a 30 (così si creano altri posti
improduttivi per analfabeti cattedratici), se facciamo cose di questo tipo
allora sì che il futuro si presenta roseo. Ma solo per quelli che sono così
sciocchi da crederci, o hanno la faccia così tosta da sostenere roba di questo
tipo.
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