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giovedì 29 novembre 2012

ALLA CGIL NON PIACE, MA SULLA SANITA' MONTI SI LIMITA A DIRE LA VERITA'



L'altro giorno il Premier Monti, che governa sempre meno ma esterna sempre di più, ci ha avvisato che il costo del sistema sanitario suscita preoccupazione, facendo tanto arrabbiare quella santa donna della Camusso. Magari il Presidente del Consiglio avrà parlato con quel mio cliente che è più di un anno che deve prendere oltre un milione di euro dal San Filippo Neri e che non può subire azioni esecutive perché fa parte delle regioni italiane (sono diverse...) che sono commissariate nel settore Sanità. Il blocco , come quello degli sfratti nelle grandi città, si proroga di anno in anno. Il prossimo scade il 31.12.2013...
I problemi sono piuttosto noti , e il principale è che non moriamo più. L'Italia, dopo il Giappone, è il secondo paese al mondo per longevità. Non so bene perché in questo la nostra classifica sia migliore di tutti i paesi benestanti dell'occidente ma questo è. L'aria buona ? Mah. Tutti a dire "meno male", ricordando, alla Woody Allen, che l'alternativa all'invecchiamento non è preferita dai più. Però di fatto questa cosa COSTA, e TANTO.
Anche perché se è vero che non si muore, non è vero che col passare dell'età si mantenga la salute di prima. Non credo stupisca i lettori apprendere che , mediamente, un individuo costa più negli ultimi sei mesi di vita che per il resto della stessa. Se a questo costo obiettivo, dovuto a un fatto naturale (nonostante l'inquinamento..) ci mettiamo che la sanità, specie dopo la sua "regionalizzazione" è diventata terra di grandissime ruberie e sprechi, ecco che quello che ci ha "rivelato" il Premier in realtà è una NON notizia.
Giuseppe Turani ci ha dedicato un articolo dove ricordava come l'affermazione del Welfare, che aveva avuto qualche segnale di avvio già nel 1600 in Inghilterra e pure nella prussianissima Germania del Cancelliere Bismark,  si sia sostanzialmente avuta solo nel 1942, cioè in piena guerra mondiale, con il rapporto Beveridge  " con il quale si stabilisce che lo Stato si prende cura dei suoi cittadini: li cura, si occupa dello loro istruzione e della loro vecchiaia. In sostanza, nessuno è più lasciato solo."
Si scandalizzeranno i mie cari amici del Tea Party Italia nel vedere come il padre del male supremo, la spesa pubblica, sia sorto nella liberalissima Inghilterra ma così pare che sia.
Nell'elogiare il Welfare che è caratteristica precipuamente europea e che il resto del mondo ci invidia (anche gli americani, sotto l'egida obamiana, pensano di imitarci, almeno in parte ) , anche Turani ricorda che però il costo è diventato al limite della sostenibilità. E propone : " ci sono due operazioni da fare per salvare il welfare e non diminuirne le prestazioni. La prima è di allontanare i politici dal welfare: non a caso moltissimi degli ultimi scandali hanno avuto al centro la sanità, dove girano molti soldi e dove la politica ama rubare. La seconda è di riorganizzare la gestione delle prestazioni sanitarie e pensionistiche. Giusta l’idea di assicurare a tutti l’assistenza, ma chi ha avuto una vita fortunata e può pagare qualcosa, che paghi."
In sostanza il principio che in molti stanno provando a suggerire è quello che invece di continuare a inseguire la spesa con le tasse per fornire servizi pressoché gratuiti a tutti, è il caso di capire che non siamo tutti poveri e che molte persone possono pagare di più per avere determinate assistenze. Per far questo si dovrebbe avvicinare di più la partecipazione dei pazienti ai costi (diminuendogli peraltro le tasse) , esentando solo le categorie veramente deboli e impossibilitate a questo contributo. Avremmo anche l'immediato risparmio conseguente  alla contrazione di analisi, ricoveri e controlli oggi abusati perché pressoché gratuiti.
Insomma, ovvio che se riteniamo "deboli e bisognosi" 60 milioni di persone, il banco salta ! Se questi 60 milioni diventassero un decimo ?
Altro giornalista sensibile alla questione sanitaria è Davide Giacalone, che ha scritto spesso sull'argomento e da ultimo così :



Tagli salutari


Accusare Mario Monti di giocare con la salute degli italiani (come ha fatto la Cgil) non ha senso. Il richiamo alla non sostenibilità futura del sistema sanitario e alla necessità di trovare nuove risorse è corretto. Semmai si deve osservare che il compito di chi governa non è quello di denunciare, ma di proporre e mettere in atto soluzioni. Abbiamo un sistema sanitario buono, tendente all’eccellente, ma ci costa troppo. Abbiamo contraddizioni evidenti: in Lombardia salta la giunta regionale, per questioni sanitarie, avendo gestito il migliore servizio e mantenuto l’equilibrio di bilancio; in altre regioni le giuste sono al loro posto, ma è già saltato sia il servizio che il bilancio. Si devono affrontare tre ordini di problemi: a. i costi; b. l’organizzazione; c. il finanziamento e la concorrenza-integrazione fra pubblico e privato.
A. Già s’insegue la spesa pubblica con la pressione fiscale, che è un modo per strangolarsi, non s’insegua la spesa sanitaria con il suo finanziamento. Meno che mai chiedendo altri soldi ai cittadini. La sanità praticata funziona, quella amministrata è fonte di sprechi e ruberie. Supporre che la migliore sanità dipenda da maggiore spesa è un errore grossolano.
Ho altre volte fatto l’esempio dell’Asl numero uno di Salerno, dove Maurizio Bortoletti, da commissario, ha dimostrato l’esatto opposto: si ottiene un migliore servizio tagliando la spesa. Serve riorganizzare, imporre controlli rigorosi, digitalizzare. Così si risparmia e spariscono le liste d’attesa. Quella è la via. All’ospedale di Ferrara le cose andavano meglio quando c’erano 1000 posti letto e un solo medico a guardia notturna, rispetto ad oggi che ci sono 500 posti e 15 medici di guardia. In Inghilterra ci sono tre grossi ospedali per 4 milioni di abitanti, nelle sole Marche, per 1 milione 600 mila abitanti, ci sono 13 Asl, 33 ospedali e uno in costruzione. Ovvio che i costi schizzano.
B. Si fa finta che esista un sistema sanitario nazionale, ma non è vero: esistono tanti sistemi sanitari regionali. Una follia. La regionalizzazione è stata un fallimento, che ha portato solo la moltiplicazione dei centri di spesa e la più becera politicizzazione delle nomine. Basta. Finiamola con il mettere i “costi standard” nei programmi, salvo non essere capaci di praticarli, si vada direttamente alla centralizzazione degli acquisti, il che consente anche di evidenziare le disfunzioni nei consumi (ci sta che in un determinato ospedale ci sia maggiore attività dei cardiologi, ma non che i cardiopatici si concentrino in una provincia). La spesa pubblica garantisca la diffusione e efficienza dei pronto soccorso, ma gli ospedali non possono inseguire i campanili. E’ interesse dei malati che siano grandi e specializzati.
Attenti a un fenomeno già diffuso: amministrare la sanità, nel modo in cui s’è organizzata, comporta alti rischi e scarsa retribuzione, sicché i migliori manager se ne vanno e si fanno largo i più lesti. Basta con il deflusso del personale infermieristico verso mansioni amministrative, dove si mantiene troppa gente. Aumentando i costi e diminuendo la trasparenza (vera profilassi della corruzione e degli sprechi).
C. La logica del “tutto gratis per tutti” non è sociale ed equa, ma asociale e iniqua. Le assicurazioni private vanno incentivate, anche con sgravi fiscali, ma poi chiamate a contribuire. Io sono assicurato e (senza provarne piacere) pago tutte le tasse. Quindi pago due volte. Se mi capita qualche cosa di significativo vado a farmi operare presso le strutture pubbliche, salvo poi passare la degenza in cliniche più confortevoli, dal punto di vista alberghiero. In questo modo si scaricano i costi più alti sul pubblico e quelli poco rilevanti sul privato. Non è giusto (né che paghi due volte, né che i privati campino di rendita).
Ben venga la sanità privata, evviva, ma non sovvenzionata dal pubblico con convenzioni non necessarie. Il modello lombardo è caduto proprio quando s’è rinunciato alla totale indipendenza del controllo, che deve essere centralizzato e garantito.
Queste sono proposte concrete, che altrove ho più estesamente dettagliato. Monti ha fatto bene a puntare il dito verso l’insostenibilità dell’esistente, ma non basta. Anzi, fatto così serve solo a diffondere allarmismo. Anche perché l’esempio fiscale è pessimo e già paghiamo troppo per la collettiva incapacità di rimediare ai guasti della spesa. Quella sanitaria è destinata a crescere, anche per ragioni demografiche, quindi è urgente tagliarne la parte disfunzionale, quando non direttamente criminale.

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