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giovedì 29 novembre 2012

CONFRONTO TV . RENZI CONFERMA DI ESSERE IL NUOVO. E PER QUESTO PERDERA' : IL NOSTRO NON E' UN PAESE PER GIOVANI.

Bersani 
e Renzi divisi 
su tasse, casta e pensioni

Può darsi benissimo che sia io prevenuto e che la trasmissione dedicata al confronto tra i due candidati alla leadership della sinistra (parlare di centro-sinistra avrebbe ancora senso solo se le idee di Renzi , al di là che faccia il miracolo di vincere le primarie, trovino almeno uno spazio non residuale ) per le prossime elezioni fosse congegnata con tempi serrati e così tante domande che tutti gli argomenti, dalla politica estera a quella interna, ai diritti civili, siano stati trattati tutti allo stesso modo. E quindi in maniera del tutto superficiale.
Certo è un fatto che in tutti i paesi del mondo, quello occidentale specialmente, la problematica fiscale, intesa principalmente sul fatto di mantenerle, aumentarle o diminuirle, è , insieme al lavoro e, visto che siamo un paese vecchio , la previdenza ,  tema indiscutibilmente prioritario.
E invece, nonostante  il Premier Monti racconti che si debba instaurare una autentica guerra contro l'evasione, che tutti gli economisti evidenzino come in Italia la pressione delle tasse abbia scatenato la recessione e conseguentemente l'aumento della disoccupazione, l'argomento TASSE quasi non compare nel dibattito tra i due candidati leader del centro sinistra. Il sospetto che si sia trattato di un gentile omaggio  di RAI 1 onorata di cotanta presenza , viene. Va bene la domanda generica, alla quale Renzi ha risposto che le tasse vanno abbassate per mettere in tasca 100 euro in più agli italiani che guadagnano meno di 2.000 euro (lordi immagino ) e Bersani con il solito "chi ha di più deve pagare di più", ma un approfondimento minimo ? Un dire al primo "crede che basti contro la recessione ? " e al secondo "patrimoniale quale ? su cosa ? " . Tanto per fare un esempio. Ma, come detto, la trasmissione è stata tutta così....in 100 minuti si è voluto trattare di tutto un po' e probabilmente era inevitabile che alla fine , e come sempre, i contenuti dei programmi non venissero approfonditi ( e anche contestati ) e che il tutto si sia risolto in una passerella elettorale nella quale giudicare chi dei due "viene meglio in TV". E in questo senso il brio, la facilità per la battuta, la giovanilità di Renzi (non solo dovuta a fatti anagrafici ) , anche l'abitudine a parlare a grandi platee (Bersani lo vedo più da stanzoni di partito ) credo facciano pendere la bilancia da parte di Gian Burrasca. Anche il gesto finale, a confronto chiuso, con Renzi che chiama per nome il segretario per salutarlo, stringergli "il cinque" anziché la sobria stretta di mano e addirittura abbracciarlo, con un Bersani ingessatissimo (non si capisce se per pudore innato o per reale scarsa empatia per lo sfidante ), sono un punto a favore del sindaco fiorentino.
Per età e per carattere, tra l'altro, io sono più portato ad apprezzare l'understatement di Bersani, che è più pacato, che sembra il ritratto del buon padre di famiglia, che si commuove ricordando il vecchio parroco che ferì da chierichetto. Una persona di buon senso sembra essere Bersani, rassicurante, che non promette miracoli - lo dice espressamente - però "un po' di più sì" . DI cosa ? Di lavoro, di equità, di giustizia sociale. Come non si sa bene, ma alla domanda "comprereste una macchina usata da quest'uomo ?" , la mia risposta, d'istinto, vedendolo e ascoltando il TONO della sua voce, NON quello che dice, è sì.  Siccome però il voto non si dà per istinto - o almeno non si dovrebbe - io il voto a Bersani non lo darò, né domenica e tanto meno ad aprile o quando sarà. Renzi si sa, è comunicatore migliore, veloce nella battuta e non così di "destra" come lo dipingono. Sicuramente non è un comunista, né nostalgico, né post, e nemmeno  un socialista ortodosso (del resto viene dalla sinistra cattolica, poi Margherita, mai avuto a che fare coi "rossi" ). E', a mio avviso, il VERO rappresentante di quella che era la promessa del PD : il superamento dei movimenti ideologici trascorsi, per una nuova sintesi Liberal , e cioè di quella parte politica che promuove lo sviluppo ( e quindi attenta alle ragioni dell'economia e del mercato) con occhio però più attento alle istanze sociali, alla tutela dei più deboli, di coloro che "restano indietro". Però non in un'accezione pauperistica, dove l'uguaglianza si realizza al ribasso e la soddisfazione è che si è tutti poveri, basta che non ci sia nessuno ricco ! (si chiama "invidia sociale").  Chi ha di più più dia di più sembra uno slogan banale per quanto apparentemente condivisibile ma poi in concreto che vuol dire ?? Certo se un poliziotto guadagna 1.300 euro al mese netti e il suo Capo ne guadagna 500 volte di più, forse la forbice è eccessiva. Così come un sistema che premia COMUNQUE i Manager al di là dei risultati aziendali, per cui se sostituisco il Presidente di Finmeccanica, mi devo svenare nonostante i numeri in rosso, beh certo qualcosina non va. Ma le ricette quali sarebbero ? Ecco, l'accento sul MERITO, che Renzi pone come parola d'ordine e che, senza dirlo, pare invece indigesta a Bersani, fa capire , a mio avviso, chi veramente è andato avanti , e ha sinceramente  fatto proprio il progetto del Partito Progressista, e chi invece ripropone un socialismo democratico, certo migliore del PCI ma che sempre poi si trova sotto lo schiaffo della sinistra radicale. Dell'Agenda Monti l'unica cosa che rimarrà, pare di capire, è il ringraziamento al Premier di aver dato rispettabilità all'immagine italiana dopo gli eccessi di "disinvoltura" di Berlusconi. Null'altro. La previdenza sarà "aggiustata". Come, non si dice. Renzi viceversa dichiara con chiarezza che sulle pensioni indietro non si torna, anche se bisognerà trovare il modo di aiutare coloro che sono rimasti in mezzo al guado (gli esodati, ma adesso c'è anche il problema dei "ricongiunti" ma quello è altra questione).
Bersani ha detto che la volta che il PD si è presentato da solo (quasi, perché radicali e l'IDV Veltroni nel 2008  li aveva imbarcati...) ha perso. Per Renzi è stato facile rispondere che anche i cartelli di centro sinistra hanno perso (nel 1994 con Occhetto e nel 2001 con Rutelli) e che anche quando vinsero (sempre per pochi voti, se lo rammenti Bersani ) con Prodi, la babilonia che avevano messo su portò per due volte l'affossamento anzi tempo del leader vincitore delle elezioni.
Bersani continua a tenere aperta la porta a Casini, e Renzi ha buon gioco a fargli notare che la cosa sa di "inciucio" laddove, con lui, il voto moderato confluirebbe naturalmente nel PD, senza compromessi programmatici post elezioni.
In fondo le etichette che i due candidati stessi si sono dati , Bersani "l'usato sicuro", e quindi una sostanziale conservazione, anzi il pensiero che certe ricette socialiste, un minimo edulcorate anche per via dell'Europa, sono quelle da rispolverare, Renzi il "Rottamatore", colui che rompe col passato e cambia, sono corrette.
Che la sinistra sia sostanzialmente conservatrice si sa. E per questo Renzi perderà, ma sarà uno sconfitto di successo. Almeno per un po'.



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