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sabato 17 novembre 2012

DALLA PARTE DI ACAB



Si lamentano per i compagni arrestati e fanno irruzione all'incontro a Napoli del segretario del PD Bersani per rimproverarlo di non prendere posizione a difesa di questi e contro i poliziotti fascisti.
Siccome al PD c'è anche gente seria che ricorda le buone maniere dei servizi d'ordine del vecchio PCI, hanno rimediato qualche ben dato ceffone e dopo scarsa mezz'ora Bersani ha potuto riprendere il suo discorso. Ben fatto.
Il tema è quello delle manifestazioni del 14 novembre, che dovevano essere dell'Europa tutta e si sono fermate a quella del sud (rifletterci un attimo ? se non altro per capire che il mondo non è come lo vorremmo e/o ce lo sogniamo) e degli scontri successivi, con foto di ragazzi picchiati da agenti di polizia quando erano ormai inerti. Sono state pubblicate anche foto dove si vedono benissimo formazioni di giovani inquadrate, con scudi, caschi e bastoni, che fronteggiano le file di agenti posizionate per impedire che dal corteo questi gruppi si stacchino per portare disordine ai cd. "luoghi sensibili". Ci sono foto dove un carabiniere, a terra, viene colpito con un calcio sul volto. Poi c'è la querelle dei lacrimogeni che sembrano lanciati sui manifestanti dalle finestre del Ministero di Giustizia in via Arenula, che è diventata un giallo. Sono in corso indagini però risulterebbe che via Arenula, come in genere i palazzi di giustizia, siano tutelati da agenti di polizia penitenziaria, che NON hanno in dotazione i lacrimogeni dei corpi anti sommossa (quelli di cui si tratta). Il Questore dà una spiegazione plausibile, vale a dire che i lacrimogeni sarebbero stati sparati da terra, a parabola, per disperdere la concentrazione in un punto vietato, e questi sarebbero andati a urtare sulla facciata del Ministero per poi ricadere in basso. Vero o non vero, il problema c'è ed è destinato purtroppo a ripresentarsi. Come scrive bene nell'articolo che posto Davide Giacalone, in Italia questo tipo di manifestazione si ripeteranno assai frequentemente, visto che le ricette del rigore non hanno prodotto solo "Meno mezzi" ma anche acuito un problema già grande nel nostro paese : la disoccupazione. Il 14 a manifestare c'erano per lo più gli studenti, giovani che vedono un futuro decisamente cupo e comprensibilmente ne sono spaventati e arrabbiati. Dopodiché le soluzioni che gridano sono l'esatto OPPOSTO di quello che sarebbe utile loro : riforma dell'Istruzione  sì, ma non nella direzione  suggerita da insegnanti sciocchi tesi a difendere un mediocre passato (il loro di ex 68 e 77 ini , o i loro figli ) . La scuola va riformata in modo serio concentrando le risorse sui mezzi e sull'eccellenza dei professori, stabilita in base alla selezione e al merito, e non allo stipendio maturato per diritto di precarietà.
Detto degli studenti, domani ci saranno in piazza i disperati che hanno perso il lavoro perché le imprese e le ditte non ce la fanno più (per le troppe tasse ? anche e soprattutto diciamo) , e saranno un po' più disperati e incazzati e poi dopodomani i due gruppi insieme....
Insomma, la Grecia sta arrivando, a grandi passi.
Quindi tocca che al Ministero degli Interni, ma al Governo in generale, ci si attrezzi perché le manifestazioni aumenteranno di numero e di "bollore", per usare l'espressione del MInistro Cancellieri.
Bisognerà inventarsi strategie che finora non si vedono ben funzionare. Subire passivamente non si può, lo scontro non governato nemmeno. Intanto, si può iniziare con la punizione SEVERA di chi nei cortei, come "er pelliccia" ci va per delinquere, fermandoli anche prima che lo facciano : casco, scudo ?? e perché mai ? in Questura. Ma allo stesso tempo le sanzioni disciplinari vanno applicate a quegli agenti, facilmente identificabili, che non riescono a tenere l'adrenalina ad un livello conforme al loro dovere.
Insomma, dai una manganellata ben data a gente che ti carica, ok, ben fatto (se non sei riuscito in altro modo a evitare il contatto fisico ) , ma se sei riuscito a isolare dei manifestanti , a metterli a terra, beh ammanettali, non prenderli a calci e randellate. Come scrive Giacalone, non ti devi scordare che tu hai una divisa, sei dalla parte dei "buoni", e non ti devi mischiare con i "cattivi".
Non è semplice, e ho già scritto che, in piazza, io, come Pasolini 40 anni fa, mi viene più di stare dalla parte delle divise che rischiano (non così gli agenti di Padova , con un bambino di 10 anni ....) l'incolumità per difendere la legittimità. Però , ribadito questo, bisogna studiare qualcosa, perché in piazza si ritornerà, presto e non meno arrabbiati.
Buona Lettura


Non opposte violenze


Nel nostro prossimo futuro vedremo sfilare molti cortei e assisteremo a non poche manifestazioni, quindi diciamo subito che non possiamo rassegnarci all’idea che siano altrettanti appuntamenti con la violenza di piazza. I gruppi organizzati, che usano quelle occasioni per mettere in atto assalti alle forze dell’ordine, facendo della violenza il loro unico contenuto (alla moda degli ultras del calcio), devono trovare sulla loro strada la repressione. Detto chiaro e senza cincischiare. Gli uomini che lavorano per lo Stato, del resto, non possono essere messi sul piano dei manifestanti, richiedendosi loro il più assoluto rispetto della legalità. Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancelleri, fa bene a difendere gli uomini in divisa, ma la sua idea di affiancare le fotografie delle violenze non mi piace. Se è una difesa è il modo sbagliato, e se è un modo per scaricare le responsabilità è un errore peggiore. Chi infrange l’ordine e chi lo difende non è e non deve essere sullo stesso piano.
Posto che il diritto di protestare e manifestare è consustanziale alla libertà e alla democrazia, la prima domanda cui rispondere è la seguente: qualcuno ha impedito le manifestazioni o coartato quei diritti? Credo che la risposta sia: no. Scrivo “credo” nel senso che non mi risulta e dalle molte immagini è escluso. Se i manifestanti, o, per essere precisi, se gruppi di manifestanti, esigui o numerosi che siano, si distaccano dai cortei e provano a forzare i cordoni di polizia, per dirigersi verso itinerari non autorizzati, le manganellate è il meno che consegue. Preferisco, comunque, il fermo e il processo, cui far seguire la condanna.
Le forze dell’ordine sono lì per fermarli ed è giusto che li fermino. L’utilizzo di manganelli, lacrimogeni, idranti e blindati è proporzionale alla concreta minaccia recata all’ordine pubblico. Chiunque strizzi l’occhio a quei violenti si assume una grave responsabilità. Chiunque metta sullo stesso piano chi attacca con formazioni a testuggine e chi respinge tutelando la legalità, parlando indistintamente di “violenza”, o non sa quel che dice o quel che dice è grave.
Poi c’è l’altra faccia della medaglia. Se dei manifestanti isolano un uomo dello Stato e lo picchiano, o gli spaccano il casco (con cui si protegge la testa di un lavoratore), si tratta di criminali che meritano punizioni adeguate. Se degli uomini dello Stato picchiano chi non costituisce più una minaccia, chi è a terra, chi è di spalle ed è isolato, non solo commettono un reato, ma offendono la funzione per cui sono stati vestiti e armati. Anche in questo caso non è vero che una violenza giustifica l’altra, non è vero che una foto illustra l’altra, perché la violenza dei cittadini è in sé illegale, mentre quella dello Stato deve stare rigorosamente nella legalità. Semmai si deve sostenere che le foto, almeno quelle che conosciamo, di per sé non dicono molto, perché il problema è quel che accade nell’inesistente fotogramma precedente.
I fumogeni si usano per disperdere una massa di persone che sta violando le regole della manifestazione. Ma se i fumogeni vengono sparati su chi se ne sta andando ecco che la faccenda cambia.
Meglio dirle subito, queste cose. Ho più volte scritto che Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere, a Genova, il 20 luglio del 2011, era un violento e un uomo pericoloso. Ho condannato l’assurda idea di titolargli una sala parlamentare (cosa che si deve alla pessima presidenza del Senato, quando colà sedeva Fausto Bertinotti). Ma la fermezza con cui sostengo queste cose non sarà mai condivisione della reazione cieca. O sproporzionata. Di questo è responsabile chi siede al ministero dell’Interno. Non lasciare ombre e accertare la realtà dei fatti, senza inutili estremizzazioni o debilitanti chiusure, è necessario per evitare quel che, altrimenti, accadrà. 



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