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venerdì 30 novembre 2012

SALLUSTI VUOLE IL CARCERE A TUTTI I COSTI. MA C'ENTRASSE LA SANTANCHE' ??



Bruti Liberati non lo vuole in carcere a nessun costo, confermando la battuta di chi a suo tempo sosteneva che Sallusti a San Vittore non sarebbe entrato nemmeno se andava a bussare personalmente al carcere milanese. Pur di tenerlo lontano dalle patrie galere, creando un martire della libertà di stampa, il Procuratore Capo del capoluogo lombardo ha preferito mettersi in contrasto con tutti i suo sostituti che proprio non ne volevano sapere di firmare questa richiesta al Giudice di Sorveglianza, che restava quello competente a decidere, di commutare la pena carceraria in quella di arresti domiciliari (scegliendo anche il luogo : casa della Santanché, che non si sa se voleva essere un ulteriore beneficio o il contrario ).  Come vedete, cari cultori dell'indipendenza e dell'autonomia dei magistrati , principio che peraltro trovo corretto, nella realtà poi le cose sono un tantino diverse, specie nei palazzi della Procura, dove comunque il procuratore capo ha il potere di avocare a sé qualunque fascicolo. L'iniziativa però si è rivelata doppiamente improvvida, perché oltre a suscitare l'offesa dei sottoposti , ops, sostituti, Bruti Liberati si è ritrovata con la levata di scudi pure degli avvocati milanesi che invocando la sacralità del principio ricordato in  tutti i luoghi di Giustizia  della Legge uguale per tutti, chiedono che quanto adottato con  Sallusti, e quindi che addirittura d'ufficio possa essere richiesta l'applicazione della normativa cd. "svuota carceri" , con adozione di misure alternative al carcere, venga fatto valere per le centinaia di casi giacenti.
Oltretutto, perché Sallusti abbia i domiciliari, Bruti Liberati ha anche dovuto smentire tutti i Giudici che per giustificare invece la misura penitenziaria hanno dovuto descrivere nelle loro sentenze che il direttore del Giornale è individuo socialmente pericoloso, predisposto a delinquere (immagino per il tipo di reato di cui trattavano). Infine, come se non bastasse, anche quell'ingrato e odioso (beh, antipatico lo è , diciamocelo ...) di Sallusti si mette di traverso dicendo che lui i domiciliari non li ha mai chiesti, e se non lo portano in carcere, lui continuerà ad andare al Giornale (commettendo, in questo caso, il reato di evasione).
E questo dopo che era arrivata la notizia che il Giudice di sorveglianza aveva accolto la richiesta del Procuratore.
Nella conferenza stampa rilasciata dopo la notizia, Sallusti si mostra persona al solito risoluta e sfidante. "Il Procuratore dice che non si scherza più. Nemmeno io scherzo". Credo che non lo abbia mai fatto.


A questo punto, comincio a credere che alla fine il "martirio" che alcuni volevano a tutti i costi evitare, e che tanti altri sono ben contenti che invece si compia, clamorosamente avverrà. Anche io, come tutti, ero convinto che alla fine una soluzione l'avrebbero trovata, che il provvedimento era abnorme ( e infatti in 60 anni di Repubblica quasi mai un giornalista è andato in carcere per diffamazione, e sì che le condanne non sono mancate ! ) , che si sarebbe fatta una legge ad hoc. Invece si è scoperto che in parlamento, coloro che dovevano legiferare avrebbero approfittato dell'occasione per regolare qualche conticino con la stampa, per cui l'eliminazione del carcere, o l'estremo restringimento dei casi in cui lo stesso potesse essere previsto, veniva barattato con un forte inasprimento delle sanzioni pecuniarie. A quel punto, agli stessi giornalisti è apparso che, messa così , meglio tenersi la legge attuale e pazienza per il collega .
Certo, Sallusti come Guareschi personalmente, che ho amato i libri del secondo, mi suona male.
Però così sembra andrà. Vedremo. Certo, resta che il Direttore ha fatto di tutto per provocare i magistrati a metterlo dentro...no alla richiesta di assegnazione ai servizi sociali, no adesso ai domiciliari...Vuole il CASO a tutti costi, con lui protagonista ? Chiudiamola con una battuta scontata. Vuole 14 mesi lontano dalla Santanchè !
Questo l'articolo di cronaca sul Corriere on Line


 IL GIUDICE DI SORVEGLIANZA HA ACCOLTO LA RICHIESTA FATTA DAL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
Sallusti, sì del giudice agli arresti domiciliari Lui li rifiuta: «Portatemi in carcere»
 Alessandro Sallusti (Ansa)
MILANO - «Sono qui ad aspettare gli eventi, sto aspettando che la Digos mi venga a prendere, intanto faccio il giornale». Lo ha detto Alessandro Sallusti fuori dalla redazione del Giornale a un gruppo di lettori che sono giunti in via Negri per esprimergli solidarietà e che lo hanno applaudito. Alla sede del Giornale ci sono diversi esponenti del Pdl, tra cui anche l'ex ministro Ignazio La Russa.
ARRESTI DOMICILIARI - Il giudice di sorveglianza del Tribunale di Milano, Guido Brambilla, ha accolto la richiesta fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, in base alla legge «svuota-carceri», dopo la condanna a 14 mesi per diffamazione del direttore del Giornale. Sallusti però ha deciso di rifiutare il «carcere soft» e ha «supplicato» il procuratore Edmondo Bruti Liberati:«Mi mandi i carabinieri e mi traducano in carcere. Se così non fa si rende lui responsabile del mio reato di evasione. Io mi sono preso le mie e non mi sottraggo alla pena. È impossibile che la magistratura continui a comportarsi in questo modo senza mai pagare».
  Dopo la condanna a 14 mesi per diffamazione, il direttore de Il Giornale non potrà, però, al momento lavorare. Nel caso in cui voglia tornare nella sede del quotidiano dovrà fare una richiesta formale al giudice che dovrà decidere sul «permesso di lavoro». Ma il direttore ha affermato «di non voler chiedere nessun permesso» e ha ripetuto l'intenzione di «continuare a lavorare» e di aver chiesto «a Nicola Porro di prendere un vicariato nella direzione del Giornale. Ha accettato, il quotidiano resta in buone mani a prescindere da quello che succederà». E la promessa: «Appena mi portano a casa per i domiciliari tornerò subito a lavorare qui al Giornale», commettendo in questo modo il reato di evasione.
LA SENTENZA - «Sul dispositivo della sentenza c'è scritto che io mi sono rifiutato di pubblicare la rettifica - specifica Sallusti -. Il rifiuto presuppone una domanda. Nessuno mi ha domandato una rettifica. Libero non aveva l'Ansa. Non avevo modo tecnicamente di correggere la notizia. Sulla sentenza c'è scritta una cosa falsa». E rivolgendosi ai colleghi giornalisti presenti in conferenza stampa lamenta la poca solidarietà che gli hanno mostrato.

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