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venerdì 30 novembre 2012

IL SI DI MONTI AL CERTIFICATO DI NASCITA DELLA PALESTINA, LA DELUSIONE DI ISRAELE.



L'Italia vota sì all'ammissione della Palestina come Stato Osservatore ancorché non ancora Stato Membro dell'ONU..
Delusione di Israele, espressa esplicitamente dall'Ambasciatore a Roma. Su 138 votanti a favore, i voti contrari sono stati solo 9 (tra cui gli USA, unici veri amici di Israele ) ma gli astenuti ben 41, tra cui quelli "pesanti" di Gran Bretagna , Olanda e anche Germania. Personalmente, avrei preferito che l'Italia avesse seguito questo esempio. Per due ragioni . La prima è che i chiarimenti  che abbiamo dato in ordine al timore israeliano che questo nuovo status sarà utilizzato dai palestinesi per intraprendere azioni contro Israele a livello di Tribunale Internazionale fanno sorridere., tanto più quando affermiamo di aver avuto assicurazioni "verbali" in tal senso da parte di Abu Mazen, il leader di Al Fatah. Anche gli Inglesi, sembra, avrebbero votato sì se questo impegno fosse stato formalizzato per iscritto. Abu Mazen ha spiegato che NON poteva. La Gran Bretagna allora si è astenuta, noi no. Seconda ragione, ne ho le palle piene di un governo cosiddetto tecnico che poi invece assume decisioni di carattere politico importanti in politica estera rappresentando SE STESSO, cioè la ventina di ministri che lo compongono. Insomma, erano stati chiamati per l'emergenza economica finanziaria, non per governare a 360 gradi in considerazione della mancanza dell'avallo DEMOCRATICO alle loro decisioni. Specie queste dove non c'è manco la foglia di fico del voto parlamentare (spesso ottenuto sotto il ricatto dello spread e dello sfavore di Bruxelles). Nella fattispecie, se la maggioranza montiana, sempre più traballante, poteva contare sul noto favore della sinistra per i palestinesi, e anche dell'UDC visto che il Vaticano si era espresso a sua volta per il sì, così non sarebbe avvenuto per il centro destra che in questi anni ha tenuto una politica più solidale con Israele. Monti ha fatto di testa sua, anche contro il parere , più prudente, della Farnesina e del Quirinale (così leggo). Bene, io mi auguro fortemente  che una soddisfazione alla fine quelli del centro destra se la tolgano e , votata la legge di stabilità, ritirino la fiducia al governo. Che non muoia di morte naturale. Monti se lo merita, e proprio per la presunzione che mostra con iniziative del genere. Per dare uno schiaffo ad uno Stato amico e in pericolo di vita come quello di Israele, bisogna essere CERTI quantomeno di rappresentare la volontà del proprio  paese. E non è il caso di Monti.
Poi, le considerazioni dei pacifisti in buona fede, e quindi che è utile appoggiare le iniziative di Abu Mazen, un moderato, un negoziatore, che accetta , a differenza di Hamas, l'esistenza di Israele, hanno la loro validità.
Il nodo medio orientale è complesso ed è sempre difficile discernere tra speranze e verità.
Però una terza via, peraltro in linea col carattere storicamente prudente della diplomazia italiana, e per di più avallata dalla particolare condizione di un governo anomalo, come lo è uno "tecnico", non votato, sarebbe stata la più giusta, credo. Astenerci, come hanno fatto altri.
Ma Monti si sa, quando non deve scontentare la sinistra della sua maggioranza, è molto decisionista.
Questa la notizia di cronaca

Onu, l'Italia dice "sì" alla Palestina Dura reazione di Israele: "Delusi"


 Cina e Russia votano a favore della Palestina. Ma il no di Stati Uniti e Israele pesa come un macigno
L'Onu riconoscerà la Palestina come Stato osservatore non membro. Una decisione storica che scrive una pagina importante nella lunga strada insanguinata che arriva in Medio Oriente. Un voto importante perché la Palestina per la prima volta viene riconosciuta come uno stato dalla comunità internazionale. La votazione, tenutasi, al palazzo di Vetro a New York, sede dell'Onu. L'Italia dopo una lunga riflessione ha votato "sì". "Tale decisione è parte integrante dell'impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di pace con l'obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento -prosegue la nota-. A questo fine, il governo si è adoperato in favore della ripresa del dialogo e del negoziato, moltiplicando le occasioni di incontro con le parti coinvolte nel conflitto Medio-Orientale, in particolare da parte del presidente del Consiglio, ricevendo conferma della loro volontà di riavviare il negoziato di pace e giungere all'obiettivo dei due Stati", spiega una nota di Palazzo Chigi. Il voto affermativo dell'Italia non lede comunque i rapporti fra Italia e Israele.
  
Non compromesso rapporto con Israele -  Il presidente del Consiglio, Mario Monti ha telefonato al premier Netanyahu, ribadendo che "questa decisione non implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti di Israele e ha garantito il fermo impegno italiano ad evitare qualsiasi strumentalizzazione che possa portare indebitamente Israele, che ha diritto a garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte Penale Internazionale".A non essere d'accordo con la decisione dell'Onu sono proprio Israele e gli Stati Uniti. E Benjamin Netanyahu, premier isareliano, ha precisato che "questo voto non cambia nulla sul terreno e che la decisione di New York invece allontana la possibilità che la Palestina diventi uno stato vero e proprio". Ma intanto da Israele nonostante la telefonata di Monti non sembrano avere apprezzato la scelta italiana. "Siamo molto delusi dall'Italia", ha dichiarato l'ambasciatore israeliano a Roma. 

Il certificato di nascita - Il voto è stato preceduto da un lungo e applauditissimo discorso del presidente palestinese Abu Mazen che ha chiesto il "certificato di nascita" dello Stato palestinese. Il voto dell’Assemblea, ha detto Abu Mazen, è una occasione "storica" per la comunità internazionale, "l'ultima per poter salvare la soluzione a due Stati". "Vogliamo raggiungere la pace e portare nuova vita al negoziato" con Israele, ha spiegato il presidente, ammonendo che "è arrivato il momento di dire basta all’occupazione e ai coloni". Durissimo all’Assemblea l'intervento di Israele. L’ambasciatore Ron Prosor ha definito la richiesta della Palestina "un passo indietro per la pace". "Con questa risoluzione - ha detto - l’Onu chiude gli occhi sugli accordi di pace e non conferirà alcuna dignità di Stato". Poco dopo frasi 'tranchant' sono arrivate anche da premier Benjamin Netanyahu: "Il discorso di Abu Mazen - ha detto - è stato "ostile e velenoso" e "pieno di falsa   propaganda". Irritazione anche da parte degli Usa, tra i nove paesi che hanno votato contro insieme a Israele, la risoluzione, ha detto l’ambasciatore Susan Rice "è sfortunata e controproducente" e non fa altro che costituire "un nuovo ostacolo sul cammino verso la pace". Parole ribadite anche dal segretario di Stato Hillary Clinton da Washington. "Abbiamo ben chiaro -ha detto la Clinton - che solo attraverso negoziati diretti tra le parti israeliani e palestinesi potranno arrivare alla pace". Intanto a Ramallah la gente è uscita in piazza per festeggiare, sparando in aria e iniziando a ballare.  

Ue spaccata - La mozione è comunque passata con 138 voti a favore, 9 contro e 41 astensioni. I 'no' alla risoluzione erano comunque tutti previsti. Oltre Usa e Israele si sono detti contrari Panama, Palau, Canada, Isole Marshall, Narau, Repubblica ceca e Micronesia. L’Unione europea si era presentata al voto divisa. All’astensione di Germania, Gran Bretagna, Olanda, hanno fatto da contraltare il voto favorevole di 15 Paesi tra cui Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Spagna, Grecia e Irlanda a cui, ha sorpresa, si è aggiunta l’Italia. Tra le grandi potenze, luce verde per i palestinesi anche da Cina e Russia. Uno degli effetti più attesi della risoluzione è che consentirà ai palestinesi di chiedere al Tribunale Penale Internazionale di indagare su eventuali crimini commessi dalla   leadership israeliana durante il pluridecennale conflitto israelo-palestinese. La Capitale della Palestina sarà Gerusalemme Est.

Esulta Hamas - Anche Hamas ha esultato per l'approvazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della risoluzione che ha ammesso la Palestina all’Onu come Stato osservatore, sebbene non membro a tutti gli effetti, con un conseguente riconoscimento implicito di fatto. "Questa", ha commentato un portavoce del gruppo radicale, Ahmed Youssef, "è una nuova vittoria sulla via della liberazione della Palestina e del ritorno dei profughi. Ci felicitiamo con noi stessi". Soltanto pochi giorni fa lo sceicco Khaled Meshaal, capo dell’ufficio politico di Hamas, aveva assicurato l’appoggio del movimento alla richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese di ammissione al Palazzo di Vetro con il nuovo status. Malgrado la tradizionale, accanita rivalità con i nazionalisti di al-Fatah, Meshaal aveva contattato Mahmoud Abbas alias Abu Mazen, il moderato presidente della stessa Anp nonchè leader di Fatah, per comunicargli il mutato atteggiamento di Hamas. Ancora la settimana scorsa, mentre era in pieno corso l’offensiva d’Israele contro la Striscia di Gaza, i vertici del gruppo islamista avevano invece rifiutato qualsiasi sostegno all’iniziativa. Il successo di quest’ultima segna dunque un punto a favore di Abu Mazen anche sul fronte interno, dove la resistenza opposta di recente da Hamas alla preponderanza militare dello Stato ebraico ha guadagnato al Movimento di Resistenza Islamica ulteriore sostegno tra la popolazione: sostegno ulteriore che adesso in qualche modo dovrebbe risultare compensato.

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