L'Italia vota sì all'ammissione della Palestina come Stato Osservatore ancorché non ancora Stato Membro dell'ONU..
Delusione di Israele, espressa esplicitamente dall'Ambasciatore a Roma. Su 138 votanti a favore, i voti contrari sono stati solo 9 (tra cui gli USA, unici veri amici di Israele ) ma gli astenuti ben 41, tra cui quelli "pesanti" di Gran Bretagna , Olanda e anche Germania. Personalmente, avrei preferito che l'Italia avesse seguito questo esempio. Per due ragioni . La prima è che i chiarimenti che abbiamo dato in ordine al timore israeliano che questo nuovo status sarà utilizzato dai palestinesi per intraprendere azioni contro Israele a livello di Tribunale Internazionale fanno sorridere., tanto più quando affermiamo di aver avuto assicurazioni "verbali" in tal senso da parte di Abu Mazen, il leader di Al Fatah. Anche gli Inglesi, sembra, avrebbero votato sì se questo impegno fosse stato formalizzato per iscritto. Abu Mazen ha spiegato che NON poteva. La Gran Bretagna allora si è astenuta, noi no. Seconda ragione, ne ho le palle piene di un governo cosiddetto tecnico che poi invece assume decisioni di carattere politico importanti in politica estera rappresentando SE STESSO, cioè la ventina di ministri che lo compongono. Insomma, erano stati chiamati per l'emergenza economica finanziaria, non per governare a 360 gradi in considerazione della mancanza dell'avallo DEMOCRATICO alle loro decisioni. Specie queste dove non c'è manco la foglia di fico del voto parlamentare (spesso ottenuto sotto il ricatto dello spread e dello sfavore di Bruxelles). Nella fattispecie, se la maggioranza montiana, sempre più traballante, poteva contare sul noto favore della sinistra per i palestinesi, e anche dell'UDC visto che il Vaticano si era espresso a sua volta per il sì, così non sarebbe avvenuto per il centro destra che in questi anni ha tenuto una politica più solidale con Israele. Monti ha fatto di testa sua, anche contro il parere , più prudente, della Farnesina e del Quirinale (così leggo). Bene, io mi auguro fortemente che una soddisfazione alla fine quelli del centro destra se la tolgano e , votata la legge di stabilità, ritirino la fiducia al governo. Che non muoia di morte naturale. Monti se lo merita, e proprio per la presunzione che mostra con iniziative del genere. Per dare uno schiaffo ad uno Stato amico e in pericolo di vita come quello di Israele, bisogna essere CERTI quantomeno di rappresentare la volontà del proprio paese. E non è il caso di Monti.
Poi, le considerazioni dei pacifisti in buona fede, e quindi che è utile appoggiare le iniziative di Abu Mazen, un moderato, un negoziatore, che accetta , a differenza di Hamas, l'esistenza di Israele, hanno la loro validità.
Il nodo medio orientale è complesso ed è sempre difficile discernere tra speranze e verità.
Però una terza via, peraltro in linea col carattere storicamente prudente della diplomazia italiana, e per di più avallata dalla particolare condizione di un governo anomalo, come lo è uno "tecnico", non votato, sarebbe stata la più giusta, credo. Astenerci, come hanno fatto altri.
Ma Monti si sa, quando non deve scontentare la sinistra della sua maggioranza, è molto decisionista.
Questa la notizia di cronaca
Cina e Russia votano
a favore della Palestina. Ma il no di Stati Uniti e Israele pesa come un
macigno
L'Onu riconoscerà la Palestina come Stato osservatore non
membro. Una decisione storica che scrive una pagina importante nella lunga strada
insanguinata che arriva in Medio Oriente. Un voto importante perché la
Palestina per la prima volta viene riconosciuta come uno stato dalla comunità
internazionale. La votazione, tenutasi, al palazzo di Vetro a New York, sede
dell'Onu. L'Italia dopo una lunga riflessione ha votato "sì".
"Tale decisione è parte integrante dell'impegno del governo italiano volto
a rilanciare il processo di pace con l'obiettivo di due Stati, quello
israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace,
sicurezza e mutuo riconoscimento -prosegue la nota-. A questo fine, il governo
si è adoperato in favore della ripresa del dialogo e del negoziato,
moltiplicando le occasioni di incontro con le parti coinvolte nel conflitto
Medio-Orientale, in particolare da parte del presidente del Consiglio,
ricevendo conferma della loro volontà di riavviare il negoziato di pace e
giungere all'obiettivo dei due Stati", spiega una nota di Palazzo Chigi.
Il voto affermativo dell'Italia non lede comunque i rapporti fra Italia e
Israele.
Non compromesso rapporto con Israele - Il presidente del Consiglio, Mario Monti ha
telefonato al premier Netanyahu, ribadendo che "questa decisione non
implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti
di Israele e ha garantito il fermo impegno italiano ad evitare qualsiasi
strumentalizzazione che possa portare indebitamente Israele, che ha diritto a
garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte Penale
Internazionale".A non essere d'accordo con la decisione dell'Onu sono
proprio Israele e gli Stati Uniti. E Benjamin Netanyahu, premier isareliano, ha
precisato che "questo voto non cambia nulla sul terreno e che la decisione
di New York invece allontana la possibilità che la Palestina diventi uno stato
vero e proprio". Ma intanto da Israele nonostante la telefonata di Monti
non sembrano avere apprezzato la scelta italiana. "Siamo molto delusi
dall'Italia", ha dichiarato l'ambasciatore israeliano a Roma.
Il certificato di nascita - Il voto è stato preceduto da un
lungo e applauditissimo discorso del presidente palestinese Abu Mazen che ha
chiesto il "certificato di nascita" dello Stato palestinese. Il voto
dell’Assemblea, ha detto Abu Mazen, è una occasione "storica" per la
comunità internazionale, "l'ultima per poter salvare la soluzione a due
Stati". "Vogliamo raggiungere la pace e portare nuova vita al
negoziato" con Israele, ha spiegato il presidente, ammonendo che "è
arrivato il momento di dire basta all’occupazione e ai coloni". Durissimo
all’Assemblea l'intervento di Israele. L’ambasciatore Ron Prosor ha definito la
richiesta della Palestina "un passo indietro per la pace". "Con
questa risoluzione - ha detto - l’Onu chiude gli occhi sugli accordi di pace e
non conferirà alcuna dignità di Stato". Poco dopo frasi 'tranchant' sono
arrivate anche da premier Benjamin Netanyahu: "Il discorso di Abu Mazen -
ha detto - è stato "ostile e velenoso" e "pieno di falsa propaganda". Irritazione anche da parte
degli Usa, tra i nove paesi che hanno votato contro insieme a Israele, la
risoluzione, ha detto l’ambasciatore Susan Rice "è sfortunata e
controproducente" e non fa altro che costituire "un nuovo ostacolo
sul cammino verso la pace". Parole ribadite anche dal segretario di Stato
Hillary Clinton da Washington. "Abbiamo ben chiaro -ha detto la Clinton -
che solo attraverso negoziati diretti tra le parti israeliani e palestinesi
potranno arrivare alla pace". Intanto a Ramallah la gente è uscita in
piazza per festeggiare, sparando in aria e iniziando a ballare.
Ue spaccata - La mozione è comunque passata con 138 voti a
favore, 9 contro e 41 astensioni. I 'no' alla risoluzione erano comunque tutti
previsti. Oltre Usa e Israele si sono detti contrari Panama, Palau, Canada,
Isole Marshall, Narau, Repubblica ceca e Micronesia. L’Unione europea si era
presentata al voto divisa. All’astensione di Germania, Gran Bretagna, Olanda,
hanno fatto da contraltare il voto favorevole di 15 Paesi tra cui Austria,
Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Spagna, Grecia e Irlanda a cui,
ha sorpresa, si è aggiunta l’Italia. Tra le grandi potenze, luce verde per i
palestinesi anche da Cina e Russia. Uno degli effetti più attesi della
risoluzione è che consentirà ai palestinesi di chiedere al Tribunale Penale
Internazionale di indagare su eventuali crimini commessi dalla leadership israeliana durante il
pluridecennale conflitto israelo-palestinese. La Capitale della Palestina sarà
Gerusalemme Est.
Esulta Hamas - Anche Hamas ha esultato per l'approvazione,
da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della risoluzione che ha
ammesso la Palestina all’Onu come Stato osservatore, sebbene non membro a tutti
gli effetti, con un conseguente riconoscimento implicito di fatto. "Questa",
ha commentato un portavoce del gruppo radicale, Ahmed Youssef, "è una
nuova vittoria sulla via della liberazione della Palestina e del ritorno dei
profughi. Ci felicitiamo con noi stessi". Soltanto pochi giorni fa lo
sceicco Khaled Meshaal, capo dell’ufficio politico di Hamas, aveva assicurato
l’appoggio del movimento alla richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese di
ammissione al Palazzo di Vetro con il nuovo status. Malgrado la tradizionale,
accanita rivalità con i nazionalisti di al-Fatah, Meshaal aveva contattato
Mahmoud Abbas alias Abu Mazen, il moderato presidente della stessa Anp nonchè
leader di Fatah, per comunicargli il mutato atteggiamento di Hamas. Ancora la
settimana scorsa, mentre era in pieno corso l’offensiva d’Israele contro la Striscia
di Gaza, i vertici del gruppo islamista avevano invece rifiutato qualsiasi
sostegno all’iniziativa. Il successo di quest’ultima segna dunque un punto a
favore di Abu Mazen anche sul fronte interno, dove la resistenza opposta di
recente da Hamas alla preponderanza militare dello Stato ebraico ha guadagnato
al Movimento di Resistenza Islamica ulteriore sostegno tra la popolazione:
sostegno ulteriore che adesso in qualche modo dovrebbe risultare compensato.
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