Non sono tra i 12 milioni di italiani che hanno visto lo show di Benigni sulla Costituzione. Non per pregiudizio : a me Benigni mi sta simpatico, e il suo anti berlusconismo non mi dà affatto fastidio. In primo luogo, Berlusconi alla satira si presta facile !, in secondo quella di Roberto è per lo più bonaria, senza gli scivoloni della Littizetto (che comunque non demonizzo, e che, forse perché juventina, apprezzo pure a piccole dosi ), per non parlare degli ossessionati alla Guzzanti (Sabina ). Penso però, e da qualche tempo, che il nostro bravo comico stia invecchiando male. Dopo la Vita è Bella non ha più fatto un film decente ( Il piccolo Diavolo, Johnny Stecchino, Non ci resta che piangere, io li trovo tutti film godibilissimi, l'ultimo più degli altri ) , e francamente non mi appassiona la sua lettura di Dante. Forse, la mia è solo un'ipotesi, il Cavaliere gli ha fatto più male che bene. Lo ha inaridito, mentre ai tempi della prima repubblica spaziava di più !! aveva Craxi, Andreotti, Ferrara, ma solo per parlare dei preferiti. Da 20 anni invece è monotematico, oltretutto su un copione decisamente abusato da tutti i suoi colleghi !
Detto questo sul consueto show comico che precede ( ma anche un po' accompagna) le sue performance culturali, sull'efficacia della spiegazione della Costituzione del Benigni Magister non saprei dire, non avendolo visto. Diciamo che se la premessa è che la nostra sia la Costituzione più bella di tutte, già non sono d'accordo. Non lo fu quando fu realizzata, per l'impronta inevitabilmente prevalente dei due partiti maggiori, quello dei cattolici e i comunisti, e meno che mai adesso che inevitabilmente risente anche un po' degli anni. I principi fondamentali è vero che dovrebbero rimanere sostanzialmente gli stessi, però poi gli articoli sono tanti , 139, e alcuni logori lo sono. Certo che se poi ci mettiamo mano partoriamo l'obbrobrio del nuovo titolo V, beh allora il dubbio che meglio tenersela com'è viene. Ma bisogna essere più positivi !
Tornando a Robertino, lo dico con affetto e sincera simpatia, mi è diventato un po' l'equivalente di sinistra di quello che era Pippo Baudo, ai tempi in cui il direttore Rai lo definiva un'icona "nazional popolare".
Baudo se la prese molto, anche perché sapeva che l'etichetta gli sarebbe rimasta appiccicata addosso.
Benigni è meno permaloso. Spero.
Ecco i giudizi riportati sulla pagina delle lettere indirizzata a Sergio Romano sul Corriere della Sera relativi alla performance del bravo toscanaccio
COSTITUZIONE SECONDO
BENIGNI MA LA RAI
NON È UN CABARET
Sento il dovere di condividere con altri queste riflessioni sulla trasmissione di Roberto Benigni. Cara Rai, questa volta ti sei meritato l’intero canone, grazie. Caro Roberto, sei un vero patrimonio di questo bistrattato Paese. Grazie. Caro ministro dell’Istruzione, mi permetto di suggerirle di far proiettare nelle scuole la parte di trasmissione in cui viene illustrata e spiegata la parte prima della nostra Costituzione, escludendo l’introduzione in satira. Io ho 65 anni e ne ho tratto un’emozione e un insegnamento unico nella pur lunga mia esperienza di vita. Abbiamo la fortuna di poter dire al mondo che Roberto Benigni è uno di noi italiani che amiamo il nostro Paese.
Dino Santoni santonid@alice.it
Come giudica la spiegazione data in televisione sulla Costituzione della Repubblica italiana secondo il comico Benigni? Un tema piuttosto importante e forse sviscerato in modo quasi semplicistico e spettacolare, e forse piaciuto alla gente comune?
PierAngelo Paleari , PPaleari@forgiadibollate.com
Cari lettori,
La politica non è una corporazione «a numero chiuso». Tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni e di mettere il loro talento al servizio di una causa pubblica. Ma un comico che scende nell’arena, diventamaestro di Costituzione per un programma della televisione pubblica ed è generosamente compensato per la sua apparizione mi sembra una interessante anomalia italiana. Abbiamo assistito a una lezione o a una performance? Dobbiamo giudicare l’attore per la qualità dei suoi argomenti o per la sua vis comica? Quando si serve del palcoscenico, la satira fiorisce nei teatri di varietà, nei music hall, nei cabaret; ed è particolarmente efficace quando il comico è trasgressivo, irrispettoso, irriverente. Ma la Rai non è un cabaret e la Costituzione èmateria troppo seria per essere definita «La più bella del mondo» e trattata come in un concorso di bellezza. Persino i costituenti, se tornassero in vita, si accorgerebbero che contiene troppe promesse non mantenute e che i suoi meccanismi istituzionali non sono più adatti al buon funzionamento del governo. Farne lodi entusiastiche significa creare l’illusione che una Carta possa risolvere i problemi della società con alcune formulemagiche, come il «diritto al lavoro », e ritardare ulteriormente il giorno in cui cominceremo finalmente a riscrivere le sue parti invecchiate. Aggiungo, cari lettori, che il grande successo riscosso da Benigni dovrebbe essere interpretato dai politici come un ulteriore segno dello stato di discredito in cui sono precipitati. Gli scroscianti applausi riservati alla sua performance dovrebbero suonare ai loro orecchi come altrettante campane a morto.
La politica non è una corporazione «a numero chiuso». Tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni e di mettere il loro talento al servizio di una causa pubblica. Ma un comico che scende nell’arena, diventamaestro di Costituzione per un programma della televisione pubblica ed è generosamente compensato per la sua apparizione mi sembra una interessante anomalia italiana. Abbiamo assistito a una lezione o a una performance? Dobbiamo giudicare l’attore per la qualità dei suoi argomenti o per la sua vis comica? Quando si serve del palcoscenico, la satira fiorisce nei teatri di varietà, nei music hall, nei cabaret; ed è particolarmente efficace quando il comico è trasgressivo, irrispettoso, irriverente. Ma la Rai non è un cabaret e la Costituzione èmateria troppo seria per essere definita «La più bella del mondo» e trattata come in un concorso di bellezza. Persino i costituenti, se tornassero in vita, si accorgerebbero che contiene troppe promesse non mantenute e che i suoi meccanismi istituzionali non sono più adatti al buon funzionamento del governo. Farne lodi entusiastiche significa creare l’illusione che una Carta possa risolvere i problemi della società con alcune formulemagiche, come il «diritto al lavoro », e ritardare ulteriormente il giorno in cui cominceremo finalmente a riscrivere le sue parti invecchiate. Aggiungo, cari lettori, che il grande successo riscosso da Benigni dovrebbe essere interpretato dai politici come un ulteriore segno dello stato di discredito in cui sono precipitati. Gli scroscianti applausi riservati alla sua performance dovrebbero suonare ai loro orecchi come altrettante campane a morto.
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