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venerdì 21 dicembre 2012

GLI ITALIANI E LE TASSE : BESTIE DA SOMA



Leggevo il commento di un amico di FB, Mauro, che tra il sarcastico e il desolato osservava come in fondo agli italiani, delle Tasse, non gli frega poi un granché. E in effetti, in considerazione di come abbiamo assorbito un anno di salassi, di cui l'IMU è il trionfo (24 miliardi solo a questo giro ! ) ma non certo il solo aspetto, c'è da pensarlo. Le manifestazioni in piazza, quando ci sono, riguardano i disoccupati e quelli della scuola. I primi li capisco, i secondi meno, del resto il problema è antico. Ma MAI che nel nostro paese, nemmeno quest'anno che credo sia stato tra quelli record a livello di prelievo fiscale, si sia visto uno sciopero, una serrata , una protesta forte e significativa di lavoro e impresa contro le TASSE.
E allora vuol dire che ci piace così !
Non ci lamentiamo quindi se a luglio ci beccheremo il già deciso aumento dell'IVA mentre  la tassa sulla spazzatura è stata già sensibilmente aggravata, tra l'altro sganciando la sua incidenza dalla produzione della stessa ma calcolandola sui mq, degli immobili....Come se un ufficio potesse mai produrre la quantità di immondizia di una casa familiare in cui vivono quattro persone. Ma infatti non ci provano nemmeno più a camuffare le cose, a continuare a dire che certe tasse pagano i SERVIZI. Sono solo vari modi per rastrellare denaro, distribuendo il prelievo  in periodi diversi , con nomi di fantasia : TARES, IMU, IRPEF, IVA, IRAP......per non parlare dei contributi che un tempo erano un sacrificio più o meno compensato nel futuro, mentre oggi sono solo la prima cosa. Servono a pagare le pensioni dei fortunati di oggi (usciti dal lavoro con il sistema retributivo) , laddove noi e i più giovani avremo (se.....) ben più magre rendite pensionistiche . L'altro giorno, parlando con una donna di 50 anni con il pallino di aver un tetto suo, dal quale non potrà essere cacciata (le è appena successo...autore l'ex marito...meditate donne...), cercavo di spiegarle che, di questi tempi, forse meglio un affitto, che una proprietà dove comunque paghi il mutuo (per molti è così ) , per 20 o 30 anni, e sulla quale in più devi pagare tasse e balzelli di ogni tipo. Certo, molti lo fanno anche per lasciare qualcosa ai figli...(ma questa persona non ne ha).
Non devo essere il solo a pensarla così, visto che il mercato immobiliare registra una flessione che MAI così dalla nascita della Repubblica (certo, incide anche la maggiore difficoltà di accesso ai prestiti bancari ).
Resta che nonostante una pressione fiscale che , sommando tutto, è ben superiore al 45% del reddito dei misuratori ufficiali, gli italiani si mostrano verso il fisco come somari da soma...qualche raglio, ma niente di più.
Negli ultimi decenni però l'argomento tasse era uno di quelli decisivi al momento delle elezioni (in questo eravamo diventati MODERNI. ) . Quest'anno pare di no, se  i partiti destinati a governare possono permettersi di parlare senza tema di NUOVE patrimoniali (mica al posto dell'IMU e di altro ! OLTRE ). E questo mica avviene solo nel PD e SEL, ma anche Adornato (che delusione quest'uomo...) dell'UDC ne parla con serenità e figuriamoci se si sottrarrà la Lista Monti. Se come sembra alla fine Super MArio si presenterà, sia pure a sobria distanza dalla polvere miseranda della contesa per i voti, io scommetto che il prossimo governo avrà una maggioranza di Centro (modesto), che appunto faccia capo a Monti, e la Sinistra (assolutamente maggioritaria ) di Bersani. Tutta gente che di tagliare la spesa pubblica non avrà la minima idea, continuando a tosare quello che si può delle miti pecore italiche.
Brutte cose, di cui parla , lucidamente e vanamente, Davide Giacalone in due suoi post di cui riporto ampi stralci .


Quattro pilastri
 
La perversione fiscale confonde le idee. C’è chi crede sia una trasformazione del costume quel che è il mero risultato dell’assenza di credito e di una fiscalità satanica, come nel caso della scelta fra casa di proprietà o in affitto. E c’è chi s’industria a cercare da quale altra fonte fiscale recuperare i quattrini necessari a tassare meno la casa, laddove, invece, l’obiettivo dovrebbe essere quello di far scendere un pressione da satanisti. Sono questioni fondamentali, perché da lì passa la possibilità di una risalita produttiva, che non sia solo, come fin qui si prospetta, un rallentamento della caduta.
Le giovani coppie, come le famiglie o i singoli che si trasferiscono non scelgono di andare a vivere in affitto perché è passata di moda la proprietà, semplicemente non trovano banche disposte a finanziare mutui che non siano garantiti da beni di più alto valore, considerato che al costo d’acquisto va sommata sia la fiscalità specifica che quella patrimoniale (Imu, perché in assenza di relazione con servizi municipali, l’Imu è solo una patrimoniale). Soldi che l’acquirente spende e il venditore non incassa, perché vanno allo Stato. Neanche è vero, però, che si sviluppa il mercato degli affitti, perché i proprietari di case sono messi con le spalle al muro sia dal crescere dei prelievi patrimoniali che dall’inesistenza della giustizia, che per loro si trasforma, non di rado, in una perdita del diritto di proprietà. A questo s’aggiunga che il governo proroga gli sfratti, semplicemente rimandando la soluzione dell’emergenza abitativa, ma aggravando quella proprietaria.
Così procedendo si otterrà il pazzesco risultato che, in un Paese che non ha avuto vere e proprie bolle immobiliari, si svaluterà il patrimonio delle famiglie, oggi valutabile in poco meno di 6000 miliardi. La svalutazione coinciderà con il bisogno, indotto dal fisco e non dal mercato, di disfarsi di parte del patrimonio.
Di pari passo, del resto, chi propone di diminuire la pressione sul patrimonio s’industria a cercare gettito da altre fonti, magari accedendo all’insano vizio moralistico di far finta che si tassino i viziosi: con l’alcol, il fumo o il gioco. Strada sbagliata, perché i cittadini cui si sottraggono soldi sono i medesimi. Come è moralismo fiscale il far credere che i proprietari di case siano, per ciò solo, dei “ricchi”, giacché, in molti casi, si tratta di figli unici che ereditano case modeste, a loro volta, però, sprovvisti di redditi stabili e consistenti. Tassare questa gente è solo un modo per rovinarla e rovinarci.
Si può operare in modo da spostare parte del peso fiscale dal reddito al patrimonio, ma solo a condizione che la pressione fiscale complessiva diminuisca, restituendo risorse alla libertà dei cittadini, ai loro consumi e, quindi, al mercato. Il dogma del “gettito invariato” è una superstizione recessiva, che si deve abbattere prima di tutto dal punto di vista culturale. Non si può, ci sentiamo rispondere, perché abbiamo un debito pubblico troppo alto. Si deve, invece, perché così procedendo il debito cresce per i fatti suoi e i cittadini diventano più poveri. Un capolavoro fallimentare cui non s’è sottratto il governo dei supposti tecnici.
Serve una politica di liberazione fiscale, che per non essere mera propaganda ha bisogno d’essere accompagnata da: a. una riduzione significativa della spesa pubblica corrente, che non significa taglio dei servizi, ma riduzione degli sprechi (enormi), e che ha effetti recessivi di gran lunga inferiori al satanismo fiscale; b. una riduzione del debito mediante dismissione di patrimonio pubblico (in due o tre anni, già solo con quel che è immediatamente liquidabile, si possono raccogliere i 450 miliardi necessari a farlo scendere sotto la totalità del prodotto interno lordo); c. una riduzione della pressione burocratica, che è alleata sia della libertà individuale e produttiva che della riduzione della spesa pubblica (immediatamente agguantabile con quella digitalizzazione che, invece, con vergognosa cecità continua a essere rinviata nella scuola); d. l’apertura dei mercati chiusi, compreso quello dell’occupazione.
Attorno a questi quattro pilastri si costruisce un programma politico che punta alla crescita, capace di collocare l’Italia fra i paesi più solidi e dinamici d’Europa. Fuori da questi pilastri c’è solo l’oscurantismo recessivo di chi resta culturalmente e politicamente succube del Pusp, il partito unico della spesa pubblica. Un partito che è stato capace di far sembrare uguali, nel peggio, la desta, la sinistra, il sopra e il sotto.


 Tassa spazzatura
 
La tassa sulla spazzatura è una tassa spazzatura. E’ la mascheratura dell’ennesima patrimoniale, un ladrocinio senza corrispettivo di servizi, un prelievo commisurato alle inefficienze comunali, un salasso per non risolvere i problemi e, come se non bastasse, un monumento all’idiozia legislativa e al sopruso incivile.  
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E’ una patrimoniale perché si paga in ragione dei metri quadrati e non dell’attitudine a produrre rifiuti. Una persona che vive da sola in 300 metri quadrati pagherà di più di quindici persone che vivono in un terzo dello spazio, laddove è evidente che i secondi produrranno assai più rifiuti (il pattume di ciascuno di loro varrà il 2,3% di quello del solitario). E’ giusto così, sento dire, perché è bene che paghino di più i ricchi. Ma è assurdo, perché già si paga una patrimoniale sulla casa (Imu) sicché questa è la seconda tassazione della stessa cosa
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Quella dei rifiuti è un’emergenza nazionale, direttamente proporzionale al caos istituzionale delle autonomie locali. Siamo un Paese esportatore di spazzatura, arricchendo quelli che si prendono la nostra e sfruttano sia la nostra minchioneria che i nostri rifiuti. Roba da dare le craniate contro al muro. Quel che serve è un piano nazionale, con investimenti che non sono alla portata delle municipalità e che giustificherebbero un prelievo oggi ingiustificato. E’ la realtà che deve cambiare, non il nome della tassa.
Infine: con un emendamento alla legge di stabilità è stata spostata la prima rata da gennaio ad aprile. Questa sarebbe la ragione: dare respiro a contribuenti che hanno appena pagato l’Imu. Delle due l’una: o sono bugiardi o sono tutti evasori fiscali, posto che una cosa non esclude l’altra, perché ad aprile siamo alla vigilia della dichiarazione dei redditi e relativo versamento del saldo. Quindi questa è solo una miserrima trovata elettoralistica, posto che la Tares sarà più cara delle tasse che sostituisce e che, quindi, in un anno di ulteriore recessione, la pressione fiscale aumenterà. L’esatto contrario di quel che serve. Ecco perché questa è una tassa che, assieme all’intera politica fiscale, merita d’essere buttata nella spazzatura.

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