Gli italiani mettono mano all'oro, ma non per donarlo alla patria (non ho mai approfondito se l'iniziativa ebbe successo, al di là della propaganda dell'Istituto Luce ) bensì per impegnarlo o venderlo e fare cassa. Sia che questo soldi servano per pagare l'IMU che per cercare di mantenere le solite abitudini di vita, ci sarà una parte degli italiani che a leggere questa notizia avranno goduto : sono quelli che oro e gioielli non ce l'hanno.
Ingiustizia che viene riequilibrata ? O invidia che viene appagata ?
Propendo più per la seconda ipotesi.
Dunque nel 2012 c'è un significativo aumento delle entrate. Qualcuno poteva avere dei dubbi, visto l'attivismo su questo fronte del Premier ?
Nei primi 10 mesi 2012 le entrate tributarie si sono
attestate a 322,8 miliardi di euro, una crescita del 4% (+12,3 mld) rispetto
allo stesso periodo dell'anno precedente.
Al netto dell'imposta sostitutiva una tantum sul leasing
immobiliare (aprile 2011), le entrate presentano una crescita del 4,4%.
Un trend dovuto anche alle «misure correttive varate a
partire dalla seconda metà 2011,
in particolare il gettito della prima rata Imu».
In flessione, al contrario
dell'imposta municipale, il gettito Iva che nei primi 10 mesi è sceso del 2%
(pari a -1.781 milioni di euro) riflettendo «l'andamento negativo della
componente Iva del prelievo sulle importazioni (-3,1%) e la flessione della
componente relativa agli scambi interni (-1,8%)»
Secondo una stima molto vicina alla realtà, si calcola che sono
circa 50 le tasse, nuove o semplicemente aumentate, che il governo Monti ha
introdotto nell’ultimo anno. A rendere il numero così alto sono i numerosi
incrementi dei pedaggi autostradali su tutta la rete viaria italiana. Tra le
gabelle più discusse e redditizie sicuramente ci sono la citata Imu,
l’aumento dell’addizionale regionale Irpef e della tassa sui rifiuti, il bollo
sui conti deposito bancari e postali. Non è mancata una stangata sui trasporti
con l’addizionale erariale alla tassa automobilistica regionale, le tasse sulle
barche e sugli aerei e gli aumenti delle accise su gasolio, benzina e Gpl. Non
si sono salvate nemmeno le imprese che, a fronte di una maggiore deducibilità
dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive), si sono trovate a
dover pagare un pesante tributo al fisco. In attesa di un biennio 2013-2014 che
preannuncia conti salati con l’aumento di un punto dell’Iva e 5,5 miliardi di
euro di nuove tasse per le imprese, è il caso di soffermarsi ancora su quanto
ci ha portato il 2012.
Quest’anno, in sintesi, ha segnato un aumento del carico
fiscale per le famiglie italiane di 1.133 euro annui. A dirlo sono i calcoli di
Federconsumatori ed Adusbef. La parte del leone nella classifica dei rincari,
secondo le associazioni dei consumatori, la fanno l’Imu sulla prima casa che
vale 405 euro l’anno. Poi l’addizionale regionale e comunale che si attestano
sui 245 euro l’anno. Il risultato è che la situazione della tassazione in Italia
si è aggravata ulteriormente. Il Bel Paese, che già nel 2011 era arrivato ad
una quota del 47,6 per cento, una delle più alte al mondo, nel 2012 ha raggiunto la soglia
del 55 per cento. Per arrivare a questo livello, considerato spropositato da
tutti gli operatori politici, economici ed istituzionali, si deve contare anche
il Pil sommerso, oltre 170 miliardi di euro secondo i calcoli di Confcommercio.
Ora, uno Stato che avesse entrate del 4,5% superiori all'anno precedente, SENZA aumentare le tasse, sarebbe da magnificare e studiare ai corsi di economia . Ma così ? Guadagno 1000 euro, vado dai vicini e con la pistola mi faccio dare 100 euro ciascuno. Alla fine ne ho 2000. Ho raddoppiato , e manco ho sudato tanto...
Sul satanismo fiscale, ecco l'ottimo articolo odierno di Davide Giacalone
Buona Lettura
Satanismo fiscale
E’ Satana a far crescere la potenza delle sette sataniche, o
sono le sette sataniche a far crescere la fama di Satana? Non credendo nel
maligno, propendo per la seconda ipotesi. Siccome viviamo in epoca di satanismo
fiscale, vi propongo alcuni dati che ripropongono il dilemma, ma in materia
assai più terrena. Dice il commissario europeo al fisco e alle dogane, Algirdas
Semeta (non lo avete mai sentito nominare? neanche io, e sarà certamente colpa
mia: trattati di politico lituano, cui la scombiccherata Ue assegna il compito
d’occuparsi anche delle mie tasse, che il cielo ci aiuti), dice che l’economia
sommersa ammonta a un quinto dell’economia italiana. Sono andato a guardare i
dati elaborati dalla Commissione europea, scoprendo che è di più: 21,2%. Prima
di partire con la consueta tiritera sugli italiani evasori, però, guardiamo gli
altri dati.
La media dell’economia sommersa, quindi in evasione fiscale,
per l’intera Ue, ammonta a 19,2. Non molto distante dalla nostra. In Germania,
residenza d’ogni virtù, si colloca al 12,8. Che non è poco. Esemplare il
Lussemburgo, con il suo striminzito 8,2. Ma esemplare di che? Forse delle basse
tasse sui guadagni societari, che non solo disincentivano le fughe, ma
favoriscono gli arrivi. Grazie a quella bassa tassazione i lussemburghesi
prendono soldi da società che sarebbero italiane, francesi o tedesche, non
fosse per loro conveniente divenire sudditi del granducato.
Ora guardiamo un altro dato: nel 2000 i flussi relativi a
fondi d’investimento, hedge fund, gestioni societarie e società, in uscita
dall’area Ue e diretti verso le Isole Cayman, erano calcolati in 300 miliardi
di dollari, oggi sono tre volte tanti, 900. L’analogo flusso verso la Svizzera,
ad esempio, cresce molto meno, perché la confederazione è (era) un paradiso del
segreto bancario, non un paradiso fiscale. I soldi (non dichiarati) depositati
in attesa che il loro proprietario ne goda se ne possono anche stare in
Svizzera, quelli che producono ricchezza vanno dove la tassazione è più
favorevole.
Morale (si fa per dire) della favola: c’è una concorrenza
fiscale interna all’Unione europea, che riguarda le aziende, ma anche le
persone fisiche (se un pensionato straniero compra casa in Portogallo o in
Spagna lo accolgono a braccia aperte, gli danno il permesso di soggiorno e gli
fanno lo sconto fiscale); e c’è una concorrenza esterna, favorita dal vivere in
un mercato globalizzato, ove ogni luogo si raggiunge usando non solo l’aereo,
ma più comodamente il computer. Se si prova a tassare le transazioni finanziarie,
come con la demenziale Tobin tax, quelle si trasferiscono a Londra, quando non
a Hong Kong, se si prova a sequestrare i profitti societari, tassandoli
ripetutamente e troppo, emigrano le società. Al Lussemburgo capita di
accoglierle e all’Italia di salutarle, con il risultato che il primo sarà più
ricco e la seconda più povera.
A questo punto sono pronto per subire un rito vudù, a cura
dei satanisti fiscali. I loro spilloni trafiggeranno la mia effige, rea di
avere sostenuto che l’alta fiscalità è la via maestra verso la povertà. Con
l’aggravante di aggiungere che il sommerso è fatto di due cose: a. criminalità,
da reprimere; e b. vitalità, da non sopprimere. Mi difendo non credendoci e
osservando che senza una comune politica fiscale i paesi dell’euro
continueranno a dilaniarsi, con quelli in difficoltà che si faranno tenere a
galla dal sommerso. Inorridiranno gli europeisti per caso e avranno un travaso
di bile i giustizialisti fiscali, ma i numeri dimostrano che cercare di
comprimere deficit e debito pubblico mediante tasse più alte porta solo a
depredare i propri cittadini per dare agli operatori finanziari altrui.
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