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sabato 1 dicembre 2012

MONTI CHE IMPEGNA L'ITALIA ALL'ESTERO. NON E' TROPPO PER UN TECNICO NON ELETTO ?


Ieri mi sono espresso ( chi vuole può leggere qui :  http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/11/il-si-di-monti-al-certificato-di.html ) criticamente sul voto italiano all'ONU favorevole all'attribuzione della Palestina della condizione " Stato osservatore" ancorché non membro dell'organizzazione. Ieri la solita faziosissima Giovanna (la chiamano tutti solo per nome, allora anche io ), corrispondente del TG 3 dagli Stati Uniti , biasimava il voto USA contrario e che, a suo dire, condannava l'America (non dice mai "Obama" la signora quando l'amato presidente, per il quale avrebbe votato tre volte se avesse potuto a novembre, fa qualcosa che non le piace. In questi casi è sempre e solo "l'amministrazione americana" ) ad una sorta di isolamento. Come se gli americani non fossero abituati a questo quando si tratta di sostenere e difendere Israele. Non ricorda, la cd. giornalista, che tre  nazioni importanti dell'Europa si sono astenute, come avremmo dovuto fare anche noi (GB, Germania e Olanda), insieme ad un'altra quarantina di Stati. In tutto, contro la richiesta di Abu Mazen, si sono espressi 50 stati membri. Non così pochi sora Giovanna.
Certo, la risposta di Israele lascia perplessi : leggo di 3000 nuovi insediamenti di coloni nei territori occupati. I Palestinesi faranno poco e nulla per raggiungere un accordo di pace, specie ora che Hamas ha di fatto ghiacciato ogni utile ripresa dei negoziati sia ideologicamente (per loro Israele non deve esistere, e punto) che militarmente, con il continuo lancio di razzi sul sud del paese israeliano. Però anche Israele, che continua gli insediamenti nei territori contesi, non è che lancia segnali di compromesso.
Questo però non cambia la valutazione critica del voto di giovedì , che tra l'altro giunge a 65 anni esatti da quello per il "Piano di Partizione della Palestina", pietra importante che portò, da lì a poco, alla nascita dello Stato d'Israele. Con piacere ho rilevato come molte delle contestazioni da me scritte sono anche quelle di un opinionista da me notoriamente molto apprezzato e che di seguito propongo :
Buona Lettura


Tre volte sbagliato
Il voto favorevole, con il quale si ammette la Palestina allo status di “osservatore”, presso l’Assemblea delle Nazioni Unite, rappresenta, per l’Italia, un triplice, gravissimo errore. Un errore così gravido di conseguenze negative da non potere essere classificato solo con le categorie delle polemiche domestiche. Un errore destinato a lasciare detriti velenosi. Per tre ragioni.
La prima ha a che vedere con la nostra Costituzione, essendosi ribaltata la linea di politica estera senza neanche mai sentire il bisogno di portare la faccenduola all’attenzione del Parlamento. La cosa si è risolta in un asse fra la presidenza della Repubblica e quella del Consiglio, esautorando financo il ministero e il ministro degli esteri. Lo negheranno, ma è solare. Sui poteri del Quirinale, riguardo la politica estera, l’articolo 87 della Costituzione è chiaro: “accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere”. Nessuna possibile iniziativa.
Il ribaltamento è tanto più inquietante se si tiene conto che i nostri militari sono ancora dislocati in Libano, dove hanno il compito, gravido di rischi, d’interporsi fra Hezbollah e Israele, impedendo quel che avveniva prima, ovvero che da quel lato fossero lanciati missili contro uno Stato sovrano e non ostile. Il successo di quella missione ha spostato dall’altra parte i centri di lancio, che ora si trovano a Gaza, finanziati dai siriani e riforniti dagli iraniani, entrambe nemici dei nostri interessi. In quella stessa Gaza che gli israeliani (a cura di Ariel Sharon, dipinto come “falco”) liberarono dai loro coloni, portandoli via con le ruspe e con l’esercito. Lo fecero per favorire la pace. E noi che facciamo? Impediamo che i missili partano da una parte e festeggiamo quelli che li lanciano dall’altra.
La seconda ragione, per cui questo è un imperdonabile errore, è avere rotto la comune linea non solo con gli Stati Uniti, ma anche con la Gran Bretagna e la Germania. Gli inglesi avevano subordinato il loro voto favorevole alla dichiarazione scritta, da parte palestinese, che una volta osservatori non avrebbero chiesto l’intervento del tribunale internazionale contro Israele. La risposta è stata: no, non lo scriviamo. Gli italiani si sono accontentati della promessa “verbale”. Che farebbe ridere se non facesse piangere. I tedeschi, più che giustamente, hanno osservato che concedere quello status rende più difficile e non più facile la pace, perché disincaglia la sorte palestinese dalla necessità dei negoziati con Israele.
Ci siamo allineati alla Francia, ovvero al Paese che ha aggredito i nostri interessi in Libia. Solo che loro stanno seguendo una linea di politica estera, mentre noi abbiamo messo in scena la sua inesistenza.
La terza ragione risiede proprio negli equilibri interni al mondo palestinese. Nel mentre l’Egitto di Mohamed Morsi ringrazia i matti che festeggiavano la “primavera araba” ricollocando il Paese fra i nemici di Israele, Abu Mazen, capo formale dell’Autorità palestinese, è sempre di più ostaggio di Hamas. Organizzazione politica, ma anche terroristica, che non riconosce a Israele il diritto all’esistenza. Se qualcuno pensa di aver fatto la furbata grazie alla quale si rafforza Mazen, dimostrando ad Hamas che il dialogo paga, presto sarà smentito, perché sarà Hamas a dire: come vedete, gli attacchi pagano.
Il tutto mentre nessuno ferma la corsa iraniana verso l’atomica, che sarebbe nelle mani di chi ha promesso la cancellazione d’Israele dalla carta geografica, e mentre il regime siriano massacra quotidianamente i propri cittadini, con un’intensità innanzi alla quale quella del regime libico era una politica di tenerezze. Mentre gli statunitensi pensano di piazzare i missili Patriot in Turchia, proprio per disinfettare la piaga siriana.
Tutto questo possiamo anche valutarlo alla luce del fatto che Pier Luigi Bersani aveva chiaramente chiesto quel voto favorevole, del resto dimostrandosi coerente con la secolare storia del Partito comunista italiano. Ma è sciocco. Se questo è quel che ha mosso la svolta, vuol dire che siamo governati da miserabili. Credo che sia altro, il che rende assai più grave la violenza carnale alla Costituzione e l’arroganza con cui si crede di potere disporre degli interessi indisponibili d’Italia. 

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