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venerdì 28 dicembre 2012

UCCIDERE UN CRISTIANO NON E' PECCATO



Sarà il laicismo che ha prevalso (io sono un laico ) , sarà che alla maggior parte di noi occidentali la nostra origine religiosa ci va stretta, la sentiamo come una sorta di superstizione da cui noi toccati dalla RAGIONE possiamo fare finalmente a meno ( e guardiamo con biasimo e/o sarcasmo chi invece ne è ancora prigioniero), sarà l'anticlericalismo che in Italia, paese cattolico per secoli, è stato di moda praticare come soggetti fighi e moderni, sarà che la Chiesa ha secoli di errori (anche orrori) alle spalle, il risultato è che a noi le stragi dei cristiani nel mondo non ci fanno né caldo né freddo.
Un demente fa un film contro Maometto e in tanti a sbracciarsi per la lesa sensibilità della religione islamica, a comprendere le reazioni violente, addirittura i morti che da esse derivino.
Teniamo, giustamente, la contabilità delle donne uccise dagli uomini, coniando un nuovo termine, brutto ma che rende l'idea, feminicidio, per indicare il fenomeno, che in Italia da qualche anno raggiunge il terribile numero di una donna ogni tre giorni e che in Europa pare sia addirittura peggiore.
Però nel mondo i cristiani uccisi in un anno sono stati oltre 100.000, e la frequenza temporale è assai peggiore : uno ogni 5 minuti. Eppure nessuno ne parla. Certo i media riportano la notizia, ma non scuote nessuno, non ci sono manifestazioni, riunioni del Consiglio di Sicurezza, missioni ONU.
Ci sono i morti di serie A e di serie B, questo si è sempre saputo. In Libia i civili non dovevano morire, in Siria chissene frega se sono arrivati a 45.000. Per i Cristiani accade la stessa cosa, forse perché sono tanti, se ne muoiono un po' che vuoi che sia ?
E già che poi, vai a vedere e scopri con stupore che ancora nel XXI secolo  la religione Cristiana è di gran lunga la più seguita tra le religione monoteiste, e comunque tra le decine di migliaia (oltre 30.000 ho letto) esistenti al mondo.
I Cristiani, tra cattolici (oltre un miliardo), protestanti, ortodossi e altre istituzioni minori, sono due miliardi.
I musulmani, anch'essi in tutte le loro diramazioni, un miliardo e mezzo , gli induisti un miliardo, buddisti 500 milioni e poi a scendere...
Insomma, questo Cristo deve avere raccontato una favole importante se un terzo del mondo gli crede.
Gli anti clericali ricordano le Crociate, l'Inquisizione, le persecuzioni degli eretici e degli infedeli. Pagine orribili che però da due secoli non vedono più proseliti.
100.000 cristiani muoiono invece OGGI, nel mondo, ogni anno.
E nessuno li difende
Propongo il commento di Vittorio Messori, pubblicato sul Corriere della Sera di oggi, che credo meriti 10 minuti del vostro tempo.





DUE SECOLI DI PERSECUZIONE

Stragi di cristiani nel mondo
Un'emergenza dimenticata

Pochi giorni fa, il sociologo Massimo Introvigne, oggi responsabile dell’Osservatorio sulla libertà religiosa del ministero degli Esteri, ha ricordato dai microfoni di Radio Vaticana che quest’anno sono stati 105.000, uno ogni 5 minuti, i cristiani di ogni confessione uccisi nel mondo per la loro fede. Introvigne ha spiegato anche che «la persecuzione dei cristiani è oggi la prima emergenza mondiale in materia di violenza e discriminazione religiosa».
Vi furono reazioni di incredulità se non di rifiuto nel 2011, quando il sociologo Massimo Introvigne, in un convegno internazionale a Budapest organizzato della Comunità Europea, ricordò che in media, ogni anno, erano oltre 100.000 i cristiani di ogni confessione uccisi nel mondo per la loro fede. Introvigne parlava come rappresentante italiano dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ma anche come esperto tra i più autorevoli, in quanto fondatore e direttore del Cesnur, il Centro studi sulle nuove religioni, e autore di molti studi scientifici.
Illustr. di Beppe GiacobbeIllustr. di Beppe Giacobbe
A coloro che lo contestavano, Introvigne replicò con il consueto scrupolo accademico, indicando le fonti inoppugnabili da cui risultava che, la cifra anche se sbagliata, lo era per difetto. Per prudenza, lo studioso torinese aveva in effetti diminuito il numero delle vittime che, secondo alcuni istituti di ricerca, è in realtà maggiore. Al termine della confutazione di coloro che respingevano le sue cifre osservava: «In queste reazioni di rifiuto c'è già di per sé una lezione: si sottovaluta talmente il problema dei cristiani perseguitati che i numeri - quando sono esattamente citati, in tutto il loro orrore - a molti europei e americani sembrano incredibili».
Pochi giorni fa, in occasione della ricorrenza di santo Stefano «protomartire», cioè primo martire cristiano, lapidato dagli ebrei di Gerusalemme perché annunciava la risurrezione di Gesù, Introvigne ha ricordato dai microfoni della Radio Vaticana i dati per l'anno che sta finendo: 105.000 morti, uno ogni cinque minuti. Stando alle ricerche più sicure, il 10 per cento dei due miliardi di cristiani - dunque 200 milioni di persone, quasi tutte in Africa e in Asia - soffrono a causa della loro religione. In tal modo, ha continuato Introvigne, ora responsabile dell'Osservatorio sulla libertà religiosa presso il ministero degli Esteri, «la persecuzione dei cristiani è oggi la prima emergenza mondiale in materia di violenza e discriminazione religiosa. Non vi è alcuna altra fede che sia così combattuta, sino al tentativo di genocidio in massa dei suoi aderenti».
In Europa e in America si continua a rimproverare ai credenti, soprattutto ai cattolici, un passato remoto di inquisizioni, di intolleranza, di crociate, di censure: nel frattempo (al di là del carattere antistorico di molte di queste accuse) si stenta a credere che oggi proprio la semplice fede nel Vangelo possa essere causa di rischio troppo spesso mortale. E oggi il Papa è praticamente solo a denunciare la mancanza di libertà religiosa difendendo non solo i cristiani ma i credenti in qualunque fede. «Questa libertà» ha ripetuto anche di recente Benedetto XVI, seguendo le orme del suo predecessore «non riguarda certo ogni cristiano ma ogni uomo, è un diritto che va riconosciuto come diritto naturale, quale che sia la propria prospettiva religiosa». Il Papa ha ricordato che molti Paesi, soprattutto musulmani, si difendono dalle accuse sostenendo che da loro è riconosciuta libertà di culto. Ma libertà vera non c'è, replica Benedetto XVI, quando ai cristiani è permesso soltanto di celebrare le loro liturgie nel chiuso delle chiese (in Arabia Saudita anche questo è proibito) mentre è rigorosamente vietato manifestare in pubblico la propria fede. Non c'è libertà quando il mostrare una croce sul tetto di una chiesa o appesa a una collanina significa essere aggrediti e, spesso, arrestati. Non c'è di certo libertà quando si arriva addirittura alla pena di morte per coloro che scegliessero il battesimo, in contrasto con la religione di Stato. Tre sono oggi gli «ambienti» principali di persecuzione. Vi è quanto resta di comunismo (o presunto tale): in Cina, dove la sola militanza a stento tollerata è quella nella Chiesa «patriottica», cioè quella creata e sorvegliata dal regime, che nomina persino i vescovi; nella Corea del Nord che, stando agli osservatori, «è probabilmente in assoluto il luogo dove è più pericoloso dirsi cristiani»; a Cuba, dove il castrismo ormai moribondo alterna momenti di tolleranza e di intolleranza.
Vi sono poi i nazionalismi etnici, le tradizioni «razziali» che suscitano periodiche esplosioni di furore persecutorio proprio tra coloro che, stando alla «leggenda rosa» occidentale, sarebbero campioni di tolleranza e di accoglienza: induisti e buddisti. Infine, vi è l'oceano islamico che circonda i tropici, dove le rare zone di relativa tranquillità e di quasi eguaglianza per i cristiani sono state cancellate dalla rinascita di un estremismo che (spesso con l'aiuto di Europa e Usa: vedasi Medio Oriente e Africa del Nord) ha travolto governi e culture che tentavano di mettere in atto una lettura del Corano più pacifica e aperta. Un'altra zona di persecuzione sanguinaria dovrebbe essere aggiunta: l'Africa nera, dove le autorità statali sono spesso evanescenti e impotenti, travolte da un caos di continui scontri tra tribù ed etnie e dove la caccia al cristiano è tra i passatempi preferiti da bande di irregolari, di predoni, di discepoli fanatici di stregoni. Rimedi? Ben difficile, forse impossibile suggerirne, vista la vastità, la profondità e insieme la diversità di ciò che istiga all'odio e alla strage nei confronti di chi crede nel Vangelo. Va comunque osservato che ormai da più di due secoli i cristiani si trovano solo e sempre dalla parte dei perseguitati, mai da quella dei persecutori. Va pur detto, con la necessaria umiltà e, insieme, con verità: in tanta tragedia è, questo, un segno di nobiltà spirituale. Nessuno che opprima o uccida potrà mai trovare una istigazione o una approvazione nel Vangelo.


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