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venerdì 25 gennaio 2013

DRAGHI NON E' UN POLITICANTE QUAQUARAQUA. L'HA DIMOSTRATO


Le dichiarazioni di Draghi a Davos , riportate dal Corriere on line, vengono salutate dai commenti dei lettori del giornale con sarcastici "ma va ? " "e ci voleva Draghi " "le solite chiacchiere" .....
Per non parlare della irritazione seguita all'affermazione che il 2012 è stato l'anno del rilancio dell'Euro.
Non condivido i commenti, ancorché li possa comprendere. In Italia si è tornati indietro di 15 anni, c'è un'emergenza occupazionale che non si ricorda, guadagni, quando esistenti, contratti per professioni e imprese, salari a rischio per i dipendenti (statali esclusi of course, beati loro ), siamo passati dalla stagnazione alla recessione...
Sicuramente il 2012 bisesto per gli italiani ha mantenuto la sua fama di anno sfigato, e molto.
Detto questo, se c'è un uomo che non può essere accusato di essere un quaquaraqua, questo è il presidente della BCE.  Lui i fatti li ha FATTI. Uno può anche non apprezzarli, e sicuramente i miei amici del Tea Party Italiano non lo hanno fatto e non lo fanno, ritenendo una droga la somministrazione di liquidità senza risanamento. Peraltro questo obiettivo, e anche le ricette, invocate da Draghi e dai liberal liberisti italiani, sono simili se non identiche : abbassare le tasse, tagliare la spesa, fare riforme strutturali che consentano questi due obiettivi.
Semplicemente, sembra dire Draghi, per favorire questo io, Banca centrale, devo evitare due cose : che lo spread salga troppo (che se no gli interessi sul debito strangolano qualsiasi tentativo di ripartenza) e che il paziente, intanto che si cura, muoia.
So bene che la cura intesa come immissione di carta moneta viene contestata (la Germania è tra i contestatori più fieri ) , però è un fatto che lo spread è stato ridimensionato e di Euro allo sfascio a Davos non si parla più, dove un anno fa, nello stesso luogo e nello stesso periodo, era una gara a prevedere non SE, ma QUANDO.
Insomma, l'uomo ha dato TEMPO. Certo, come impiegarlo non sta a lui, che si limita a dare indicazioni.
Certo, le solite. Perché QUELLE SONO.
Un'ultima cosa prima dell'articolo di cronaca. E' vero che molti concetti spesso sono ripetuti e quindi suonano come banali. A quel punto la differenza la fa chi li esprime, quei concetti.
Quando in estate Draghi si è presentato in conferenza stampa e ha detto, a chi doveva sentire, che per salvare l'Euro sarebbe stato fatto "Whatever it takes" , tutto ciò che era necessario, gli hanno creduto.
E non noi, semplici lettori dei giornali. I Mercati, speculatori in testa.
Buona Lettura


VIGILANZA UNICA A FRANCOFORTE PER LE GRANDI BANCHE «FORTE, MA SEPARATA DALLA POLITICA»

Draghi a Davos: il 2012 è stato l'anno dell'euro «Basta tasse, ora riforme per la crescita»

La ripresa «nella seconda parte dell'anno». Il presidente: «Le azioni della Bce hanno evitato una situazione drammatica»

Il presidente della Bce, Mario Draghi (Epa)Il presidente della Bce, Mario Draghi (Epa)
Il 2012 «è stato un anno interessante e se vogliamo trovare un denominatore comune per ricordarlo possiamo dire che è stato l'anno del rilancio dell'euro». Lo ha affermato il presidente della Bce, Mario Draghi, nel suo special address al World Economic Forum di Davos. Draghi ha ricordato «gli straordinari progressi nel consolidamento fiscale e nelle riforme strutturali» dell'Eurozona. E i miglioramenti dello spread che «ha guadagnato competitività». Le azioni della Bce nel corso del 2012 hanno «evitato problemi drammatici», ha ricordato il presidente dell'Istituto, ricordando i tre tagli di tassi e le due maxi operazioni Ltro di liquidità alle banche.
RIFORME - Guardando agli indicatori economici la situazione «è molto più favorevole rispetto allo scorso anno». «C'è stato - ha spiegato Draghi - quello che io chiamo un "contagio positivo" sui mercati finanziari, anche se ancora questo non si trasmette all'economia reale». Ma per la crescita dell'economia «occorre fare di più». I paesi devono proseguire «sia il consolidamento fiscale sia le riforme strutturali, che aumentano competitività e creano posti di lavoro e crescita». Se i governi dei paesi dell'area euro riusciranno a perseverare su risanamento dei conti pubblici e riforme strutturali dell'economia, «le politiche della Bce favorevoli alla crescita finiranno per trasmettersi all'economia reale».
RISANAMENTO - Il risanamento, è la ricetta dell'economista, va fatto con le tasse solo in situazioni di emergenza. Poi diventano essenziali i tagli alla spesa. L'orizzonte per una ripresa «nella seconda parte dell'anno».
TASSE GIÙ - «Vorrei vedere un taglio dei costi di governo, un calo delle tasse e una gestione degli investimenti per infrastrutture» ha detto il presidente Bce spiegando che serve una nuova composizione delle manovre di consolidamento che sotto urgenza hanno fatto la cosa più facile: tagliato tasse e ridotto investimenti.
VIGILANZA BANCARIA - Draghi si è pronunciato anche sul tema scottante della vigilanza bancaria: «La supervisione bancaria non è come una torta, nella quale ciascuna fetta controlla la propria parte: i singoli supervisori lavoreranno insieme per un meccanismo unico europeo». «È chiaro che se vuoi rompere i legami tra banche e Paesi, c'è bisogno di un supervisore indipendente» ha detto, spiegando che per quanto riguarda la «condivisione dei rischi» la decisione «non può essere di politica monetaria ma chiaramente solo politica». La vigilanza unica sulle grandi banche dell'Unione europea «verrà effettuata da Francoforte». «La Bce lavorerà intensamente con le autorità nazionali» e secondo Draghi fondamentalmente questa vigilanza unica sarà «far lavorare assieme le varie autorità di vigilanza» dei singoli paesi.


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