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venerdì 25 gennaio 2013

QUANDO C'è UNO SCANDALO IL PD NON C'ENTRA ! POSSIBILE MAI ?


Sergio Rizzo, che notoriamente è il coautore con Gian Antonio Stella del fortunato libello LA CASTA, non è un giornalista che apprezzo. A mio avviso strizza troppo l'occhio alla pancia dei lettori. Lo definirei un giornalista "nazional popolare". Non c'è nulla di male (tranne qualche volta , quando scende troppi gradini fino a livelli di scadenza ), però a me non piace.
E devo dire che nemmeno questo editoriale scritto per il Corriere della Sera mi entusiasma però ha il pregio - sempre ce l'hanno questa qualità gli scritti di Rizzo - della semplificazione.
E così c'è un riassunto della triste vicenda del Monti Paschi di Siena, con l'indicazione dei responsabili . TUTTI. A volte è un buon sistema per poi non punire nessuno. Tutti colpevoli, nessun colpevole.
Però vedete, e lo dico ai moralisti italici ancorché un po' strabici ( sì perché quando l'istanza morale è rivolta  a sinistra le cose vanno mene lisce, e del resto si può capire : brutto stare sul pulpito e poi ritrovarsi con qualcuno sotto che ti grida "scusa ma tu ? " ) , può accadere, e in Italia accade più spesso.
Quando Bettino Craxi, il 3 luglio 1992, in piena Tangentopoli, si alzò in Parlamento e fece la sua famosa chiamata di correità, concludendo retoricamente se c'era qualcuno, in quell'aula, che era in grado di smentire quanto lui aveva appena detto, e cioè che TUTTI i partiti si erano serviti del finanziamento illecito per far vivere il proprio partito, NESSUNO, nemmeno dai banchi del PCI, da poco diventato PDS,  si levò un fiato.

 Per gli smemorati :
" ......E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare od illegale.
............
Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro 
E' Storia.
Sicuramente altre forze politiche, e segnatamente quella facente capo a Berlusconi, avrà una quantità maggiore di scheletri, però è un fatto che gli armadi di quella parte sono rovistati spesso e volentieri, mentre per cose come questa del Monte dei Paschi lo scandalo salta fuori  solo perché il coperchio non tiene più, non certo perché qualcuno è andato a sollevarlo per guardarci dentro...
Buona Lettura


 “LE COLPE NON VISTE”  


Nessuno può chiamarsi fuori dalla vicenda che coinvolge il Monte dei Paschi di Siena. Non il governo, e ciò vale tanto per quello passato quanto per quello ancora in carica: se nonostante la crisi devastante del 2008-2009 la bomba dei derivati rimane innescata, come sanno bene anche i tanti enti locali che hanno rischiato di rimetterci l'osso del collo, è perché non si sono prese le contromisure necessarie. Non la Consob: che dovrebbe sorvegliare i mercati tutelando i risparmiatori, ma spesso si addormenta. Non la Banca d'Italia: alla quale spetta il compito di vigilare sulle banche e non vede sempre tutto, anche se va precisato che l'istituto di via Nazionale non ha poteri di polizia giudiziaria. Non il sistema bancario, cui il terremoto finanziario sembra non aver insegnato niente: i rubinetti del credito verso le imprese sono ben chiusi mentre la macchina della finanza creativa ha ripreso a girare a pieno ritmo. Meno che mai i politici, soprattutto quelli senesi, possono dire: io non c'entro. Ma il fatto che siano tutti in una certa misura responsabili, e in un sistema finanziario sempre più integrato vanno chiamate in causa probabilmente anche le carenze europee, non può significare che nessuno è responsabile. Tutt'altro. Questa vicenda non può essere archiviata come uno dei tanti incidenti di percorso del nostro sgangherato sistema finanziario. Né le dimissioni di Mussari dall'Abi possono essere considerate una sanzione sufficiente. Non fosse che per un motivo. Dev'essere ricordato come, ancor prima che saltasse fuori lo scandalo dei derivati, per tirare fuori la banca dai guai causati da una serie di errori della sua precedente gestione, il contribuente ha versato nelle casse del Monte 3,9 miliardi. Per quanto le polemiche elettorali sollevate da chi ha accusato il governo di aver introdotto l'Imu per salvare «la banca del Pd» siano del tutto prive di fondamento, considerando che su quel prestito l'istituto paga al Tesoro un interesse del 9 per cento, e non c'è investimento sicuro che renda una simile cifra, si tratta pur sempre di soldi pubblici. E non può assolutamente passare il messaggio che con i soldi dei contribuenti, sia pure pagati a caro prezzo, le banche possono tappare i buchi di speculazioni finanziarie sbagliate. Se poi si scoprisse che mentre il Monte era allo stremo alcuni soggetti avessero continuato a godere di un trattamento di favore, con conti correnti a reddito elevato e garantito, sarebbe gravissimo. Ecco perché siamo convinti che il governo non si possa limitare a gettare la palla nel campo di qualcun altro, come ha fatto ieri il ministro del Tesoro Vittorio Grilli puntando il dito contro la Banca d'Italia. Mario Monti, che si candida a rimanere a palazzo Chigi, non può ignorare che questa storia coincide con il debutto della vigilanza europea sulle grandi banche, e per l'Italia non è davvero un bel viatico. Da lui ci aspettiamo una presa di posizione risoluta, come premier ancora in carica. Certo fa sorridere che il primo fra i suoi sostenitori a sollecitare «chiarezza» sulla vicenda chiedendo a ognuno «di assumersi le proprie responsabilità politiche» sia stato Alfredo Monaci. Ovvero, un tipico esponente della classe politica locale che per anni ha retto Mussari e che ora è candidato della lista Monti in Toscana. Presidente della Mps immobiliare e dirigente del Monte, è il fratello minore di Alberto Monaci: a sua volta ex dipendente della banca, ex deputato dc, oggi presidente (democratico) del Consiglio regionale toscano. Monaci  senior già vedeva come il fumo negli occhi lo sbarco a Siena di Alessandro Profumo. Ma dopo che è sfumata la vicepresidenza per suo fratello Alfredo è scoppiata una guerra interna al Pd che ha fatto saltare per aria la giunta comunale. Questa poco edificante lotta di potere contribuisce a far capire perché siamo arrivati qui. Il fatto è che il Monte è un formidabile strumento di welfare cittadino. Finanzia il Comune, la squadra di calcio, quella di basket, gli stessi cittadini. A Siena dà lavoro a circa 5 mila persone: quasi il 10 per cento dell'intera popolazione. Per non parlare delle decine di poltrone nei consigli di amministrazione. Nonché del fiume di denaro che attraverso la fondazione si è riversato, anno dopo anno, nel territorio circostante. Intendiamoci, questo non è un problema limitato alla sola Siena: sono le scorie della vecchia riforma che ha fatto nascere in tutta Italia le fondazioni bancarie dalle ceneri delle vecchie banche pubbliche. Sarebbe anche ingiusto negare che i contributi del Monte abbiano messo in moto iniziative di pregio, come la realizzazione di strutture sanitarie d'eccellenza e di centri di ricerca all'avanguardia. Ma è chiaro che adesso Siena e la sua banca sono a un bivio. Paradossalmente, dunque, questo scandalo dei derivati offre un'occasione da non perdere per cambiare registro. A tutti: al Monte, al sistema bancario, agli organi di vigilanza. E alla politica. Sempre che la sappiano (e la vogliano) cogliere.


P.S.
Ieri, a Linea Notte, il TG della mezzanotte di RAI 3, il buon Maurizio Mannoni, era molto irritato (lui è sempre piacevolmente placido, pur nel suo evidente schieramento) per la "strumentalizzazione" da parte del PDL per lo scandalo del MPS, che ha definito senza mezzi termini "irresponsabile".
Perché mai lo sarebbe di grazia ? Tutti i giornali parlando di questa cosa, lo stesso Napolitano è preoccupato per i riverberi su Banca d'Italia...quale forza politica, in piena campagna elettorale non sfrutterebbe la cosa ?
Poi, detto da un giornalista, non ha proprio senso...
Ma che Mannoni ha il conto corrente nel Monte dei Paschi ? Sereno....garantiamo NOI, la collettività. L'abbiamo già fatto no ??

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