Ho letto il messaggio rivolto dal Capo dello Stato agli italiani in occasione della fine dell'anno. E' anche l'ultimo di Napolitano e devo dire che lo trovo senza infamia e senza lode. Il settennato di Napolitano ripercorre un po' gli ultimi nei quali i Presidenti della Repubblica hanno smesso i panni notarili che avevano caratterizzato i primi residenti del Quirinale post monarchia per assumere un ruolo molto più attivo.
Iniziò con Pertini e prosegui, con sempre maggiore espansione, con i suoi successori. Il peggiore di tutti, senza ombra di dubbio, Scalfaro. Napolitano , per essere un uomo dal passato politico molto netto a sinistra ( per anni "ministro degli esteri" del PCI ) non è stato nemmeno malvagio. Sarà ricordato soprattutto per la creazione del Governo Tecnico di Mario Monti, quella che è stata definita da molti una "sospensione della democrazia". Se lo è stata, ha avuto la complicità della quasi totalità dei partiti presenti, per elezione, nel Parlamento. Oggi Berlusconi parla di complotto...e magari si scoprirà che sia anche accaduto. Ma nel novembre 2011 , da tempo, una maggioranza politica non l'aveva più e aveva navigato per un anno in modo solo appena meno vergognoso del Prodi 2006-2008 , tenuto in piedi dal voto dei senatori a vita (una vergogna caro presidente Ciampi, una vera vergogna, e dispiace che Lei ne sia stato complice ). Una volta venuto meno l'appoggio di Fini e dei suoi fedelissimi ( che brutta fine fanno i Giuda avete notato ? ) nel 2010, Berlusconi avrebbe dovuto dare le dimissioni e far venir meno ogni alchimia parlamentare del Colle. Non aveva più la forza di governare, ma di pretendere le elezioni sì. Ebbe paura, e cercò di tirare avanti. A novembre 2011 , dopo l'esplosione dello Spread, le prime misure di tassazione pretese dall'Europa (l'IVA al 21% è provvedimento berlusconiano, così come altre misure tremontiane vessatorie in materia di procedura fiscale, come il 30% da versare anticipato in caso di "accertamento" dell'Erario, anche in caso di ricorso tributario ) , il diktat di Bruxelles e Francoforte di misure impopolari che nessuno aveva la forza di votare, il passo indietro berlusconiano era inevitabile. E le elezioni certo il PDL NON le voleva (bastava non votare la fiducia a Monti, come richiesto dalla Lega ). Quindi poche chiacchiere Cavaliere, così come non può dare la colpa solo a Monti di leggi insufficienti e/o sbagliate del governo tecnico, visto che il centro destra le ha tutte disciplinatamente votate (semmai è il PD che in materia di lavoro per esempio è riuscito ad ottenere annacquamenti utili alla sua parte elettorale più radicale, come nella insulsa riforma del lavoro della Fornero).
Tornando a Napolitano, nel suo discorso mi colpiscono due aspetti , di cui il primo è la centralità assoluta che pone alla "questione sociale", divaricatasi in questi anni di crisi, con povertà maggiore e classe media spinta verso il basso. Ovviamente il Presidente sa che a questo hanno contribuito grandemente le tasse e la crisi occupazionale. Meno o niente soldi nelle tasche dei cittadini, difficile diventare più "ricchi".
Però siccome il rigore fiscale è etico , una sorta di "Dio lo vuole !" dove al posto dell'Eterno potremmo mettere l'Europa di ispirazione teutonica, ecco che l'unica idea che finora è stata partorita è quella di aumentare le tasse per contrastare il deficit...Mah, finora si è visto il debito aumentare, passando da 120 a ben 126 miliardi ! e con esso sono aumentate la disoccupazione (oltre l'11%) e la recessione ( oltre due punti di PIL persi ). Hanno chiuso decine di migliaia di imprese medie e piccole. L'unica cosa buona, in termini economici, il minor costo del debito per una contrazione degli interessi rispetto ai momenti peggiori della differenza tra Bund tedeschi e Titoli Italiani.. Merito di Monti, dice Napolitano, sapendo di mentire, perché è di Mario Draghi, presidente della BCE. Quindi, come la si risolve 'sta questione sociale ?? Con un'altra patrimoniale oltre l'IMU ? Si parla tanto di Obama che vuole tassare di più quelli che guadagnano oltre 450.000 dollari in America. A prescindere se un reddito del genere, lordo, ti faccia ricco (sicuramente benestante, ma ricco ? ) , negli USA stanno su aliquote che arrivano al massimo al 30%, roba che da noi dobbiamo risalire agli anni 70 del secolo scorso per arrivare ad aliquote massime siffatte ! Da tempo i redditi più alti pagano il 50%, con una pressione generale che arriva anche al 60 e passa .
Da noi cosa altro si vuole spremere ? Certo c'è chi le tasse non le paga (chi non camperebbe più facendolo, altri si rifiutano di farsi rapinare, potendolo fare, infine ci sono i furbi tout court, che non vogliono le tasse ma i servizi sì, e li "rubano" grazie anche a dichiarazioni di reddito ridicole ), ma quelli che lo fanno da tempo sono soggetti a veri furti di stato.
Secondo aspetto che mi ha colpito, l'elogio di Monti e l'indiretto apprezzamento delle "nuove liste in campo", dove è più facile pensare che il Presidente si riferisca al suo ultimo Premier , piuttosto che al Movimento di Grillo, cui anzi tira una media bordata, senza nominarlo ma biasimandone "l'anti politica".
Si è lamentato molto DI Pietro di quello che gli è apparso un "endorsement" (Di Pietro credo sia DISPERATO, con un partito precipitato sollo al 2%!! ) a favore di Monti, e anche la Lega ha criticato fortemente l'elogio al vecchio governo.
A me la cosa ha colpito perché avevo letto da più parti come Napolitano non fosse stato contento della candidatura Montiana e se ne potevano capire le ragioni. Una, di Forma : l'uomo scelto dal Colle per salvare l'Italia , il Super Partes, capo di un governo non politico ma tecnico, invece di fare il Cincinnato, che diligentemente si ritira in attesa semmai che la Repubblica lo richiami, si propone politicamente nella tenzone elettorale....Non è una cosa bella....Poi c'è la questione sostanziale...Se, come pare augurarsi Napolitano, la sinistra non vince nettamente (al Senato) , allora quale migliore occasione di richiamare l'eroe del 2012 (???) per formare un nuovo governo di ampia maggioranza e apprezzato dall'Europa tutta ?
Invece così il novello compromesso storico, che a Napolitano piace, sarà guidato da Bersani, arrivato primo. E questo al presidente, e forse all'amica UE, piace molto meno.
Il Presidente si congeda, e il suo successore, con una sinistra vincente, promette di farlo largamente rimpiangere.
Ecco, per chi vuole, l'ampia sintesi del discorso del Presidente di ieri sera riportata sul sito on line di Libero
MESSAGGIO ALLA NAZIONE
Il discorso integrale del
Presidente Napolitano
Ecco il testo integrale del messaggio di fine anno del presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano (guarda il video del presidente della Repubblica su Libero Tv)."Un augurio affettuoso a tutti voi, uomini e donne d'Italia, che vivete e operate in patria e all'estero, e in particolare a quanti servono da lontano la nazione, in suo nome anche rischiando la vita, come nelle missioni di pace in tormentate aree di crisi. Mi rivolgo a voi nello stesso spirito del mio primo messaggio di fine anno, nel 2006, e di tutti quelli che l'hanno seguito. Cercherò cioè ancora una volta di interpretare ed esprimere sentimenti e valori condivisi, esigenze e bisogni che riflettono l'interesse generale del paese. Guardando sempre all'unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare. In questo spirito - ha sottolineato il Capo dello Stato - ho operato finora, secondo il ruolo attribuito dalla Costituzione al Presidente della Repubblica. Anche e ancor più in questo momento, alla vigilia di importanti elezioni politiche, non verranno da me giudizi e orientamenti di parte, e neppure programmi per il governo del paese, per la soluzione dei suoi problemi, che spetta alle forze politiche e ai candidati prospettare agli elettori. Muoverò piuttosto dal bisogno che avverto di una considerazione più attenta e partecipe della realtà del paese, e di una visione di quel che vorremmo esso diventasse nei prossimi anni. Parlo innanzitutto di una realtà sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia. Da noi la crisi generale, ancora nel 2012, si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi, si è tradotta in cancellazione di piccole imprese e di posti di lavoro, in aumento della Cassa Integrazione e della disoccupazione, in ulteriore aggravamento della difficoltà a trovare lavoro per chi l'ha perduto e per i giovani che lo cercano".
La questione sociale Per il Presidente Napolitano, "dobbiamo parlare non più di 'disagio sociale', ma come in altri momenti storici, di una vera e propria questione sociale da porre al centro dell'attenzione e dell'azione pubblica". E ha insistito: "È una questione sociale, e sono situazioni gravi di persone e di famiglie, che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi. La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa capacità di condivisione umana e morale. Ciò non significa, naturalmente, ignorare le condizioni obbiettive e i limiti in cui si può agire - oggi, in Italia e nel quadro europeo e mondiale - per superare fenomeni che stanno corrodendo la coesione sociale. Scelte di governo dettate dalla necessità di ridurre il nostro massiccio debito pubblico obbligano i cittadini a sacrifici, per una parte di essi certamente pesanti, e inevitabilmente contribuiscono a provocare recessione. Ma nessuno può negare quella necessità : è toccato anche a me ribadirlo molte volte. Guai se non si fosse compiuto lo sforzo che abbiamo in tempi recenti più decisamente affrontato che ha consentito un ritorno di fiducia nell'Italia".
Il ruolo dell'Europa Per il Capo dello Stato, "decisivo è, nello stesso tempo e più in prospettiva, far ripartire l'economia e l'occupazione non solo nel Centro-Nord ma anche nel Mezzogiorno ; cosa - quest'ultima - di cui poco ci si fa carico e perfino poco si parla nei confronti e negl'impegni per il governo del paese. Uscire dalla recessione, rilanciare l'economia, è possibile per noi solo insieme con l'Europa, portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale. L'Italia non è un paese che possa fare, nel concerto europeo, da passivo esecutore ; è tra i paesi che hanno fondato e costruito l'Europa unita, e ha titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale, che è condizione per contare ancora, tutti insieme, nel mondo che è cambiato e che cambia. Guardiamo dunque a questa prospettiva. Sta per iniziare un anno ancora carico di difficoltà. Non ci nascondiamo la durezza delle prove da affrontare, ma abbiamo forti ragioni di fiducia negli italiani e nell'Italia".
I giovani e il futuro Il Presidente della Repubblica ha rivolto lo sguardo in particolare ai giovani: "Sono loro - ha detto - che hanno più motivi per essere aspramente polemici, nel prendere atto realisticamente di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate, fino all'insorgere di quel groviglio ed intreccio di nodi irrisolti che pesa sull'avvenire delle giovani generazioni. I giovani hanno dunque ragioni da vendere nei confronti dei partiti e dei governi per vicende degli ultimi decenni, anche se da un lato sarebbe consigliabile non fare di tutte le erbe un fascio e se dall'altro si dovrebbero chiamare in causa responsabilità delle classi dirigenti nel loro complesso e non solo dei soggetti politici. Importante è che soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l'indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade. Perché in fondo quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità, ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe : bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico e civile". "Più in generale, una rinnovata visione dello sviluppo economico non può eludere - ha osservato il Capo dello Stato - il problema del crescere delle diseguaglianze sociali. Si riconosce ormai, ben oltre vecchi confini ideologici, che esso è divenuto fattore di crisi e ostacolo alla crescita proprio nelle economie avanzate. Porre in primo piano quel problema diventa sempre più decisivo".
Le riforme mancate Tra le tante questioni sociali e civili affrontate, un accento particolarmente critico è caduto sul "dato persistente di inciviltà da sradicare in Italia rimane la realtà angosciosa delle carceri, essendo persino mancata l'adozione finale di una legge che avrebbe potuto almeno alleviarla". Nell'augurarsi che le attese sociali e civili del paese, trovino posto nella competizione elettorale, il Presidente della Repubblica ha detto di attendersi che "ci sia senso del limite e della misura nei confronti e nelle polemiche, evitando contrapposizioni distruttive e reciproche invettive. In special modo su tematiche cruciali ancora eluse in questa legislatura - riforme dell'ordinamento costituzionale, riforma della giustizia - non si può dimenticare che saranno necessari nel nuovo Parlamento sforzi convergenti, contributi responsabili alla ricerca di intese, come in tutti i paesi democratici quando si tratti di ridefinire regole e assetti istituzionali. Non si è, con mio grave rammarico, saputo o voluto riformare la legge elettorale ; per i partiti, per tutte le formazioni politiche, la prova d'appello è ora quella della qualità delle liste. Sono certo che gli elettori ne terranno il massimo conto. Il voto del 24-25 febbraio interverrà a indicare quali posizioni siano maggiormente condivise e debbano guidare il governo che si formerà e otterrà la fiducia delle Camere".
La candiatura di Monti Il Capo dello Stato ha fatto riferimento alla "libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico" compiuta dal presidente del Consiglio dimissionario, Mario Monti: "Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l'ha fatto - non è il primo caso nella nostra storia recente - patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D'altronde non c'è nel nostro ordinamento costituzionale l'elezione diretta del primo ministro, del capo del governo. Il Presidente del Consiglio dimissionario è tenuto - secondo una prassi consolidata - ad assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari correnti, e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento, nel solco delle scelte sancite con la fiducia dalle diverse forze politiche che sostenevano il suo governo. Il Ministro dell'Interno garantirà con assoluta imparzialità il corretto svolgimento del procedimento elettorale".
L'attacco all'antipolitica "Le elezioni parlamentari- ha quindi rilevato il Presidente richiamando Benedetto Croce - sono per eccellenza il momento della politica: il rifiuto o il disprezzo della politica non porta da nessuna parte, è pura negatività e sterilità. La politica non deve però ridursi a conflitto cieco o mera contesa per il potere, senza rispetto per il bene comune e senza qualità morale".
L'autodifesa Il Presidente Napolitano osservando di aver "per ormai quasi sette anni assolto il mio compito - credo di poterlo dire - con scrupolo, dedizione e rigore", ha rivolto l'augurio di un buon 2013 ringraziando "dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno".
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