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mercoledì 17 aprile 2013

BERLUSCONI DICE CHE L'INTESA CON BERSANI C'è : AMATO. QUINDI IMMAGINIAMOCENE UN ALTRO....

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E proseguiamo col gioco del Toto Presidente. Al momento i rumors danno Amato in testa nell'ipotesi di accordo ampio, mentre Prodi resta l'opzione "congiura", nel caso si arrivasse a votare un candidato di parte.
Certo, in epoca di anti politica, di rottamazione, di nomi che debbano rappresentare un cambiamento agli occhi degli italiani, Amato (ma nemmeno Prodi allora...) non è precisamente il nuovo che avanza.
A parte l'età, 74 anni, che uno potrebbe dire che rispetto a Napolitano, che quando fu eletto ne aveva quasi 81 (!!! eppure non è stato un cattivo presidente ) , è un pischello, forse vale la pena ricordare qualche dato della sua carriera politica :
- già ministro del Tesoro nel 1987, vale a dire oltre 25 anni fa !, con il governo Goria !!
- Dottor Sottile, spin doctor di Craxi (oddio, meglio di Gotor con Bersani....)
- Presidente del Consiglio negli anni 1992-1993 col famoso furto del 6 per mille dei conti correnti, che rispetto a quello che piacerebbe ai tedeschi oggi, ci sarebbe da brindare di sollievo...
- Ministro degli interni nell'ultimo governo Prodi.
Ecco, quest'ultima cosa serve anche a ricordare a quelli del PD, tanto ostili ad Amato (letto il commento di uno che , nel caso, prevede una diaspora di MILIONI di elettori, tra cui lui ovviamente) , che Topolino (la somiglianza è notevole..., anche se mai come quella di Bersani a Gargamella, che so' IDENTICI ! ) è uno di loro ! Iscritto al Partito Democratico fin dalla sua fondazione, e appunto ministro importante (mica come Barca, che qualcuno mi deve spiegare cosa fanno al ministero della "coesione territoriale" !!) nell'ultimo governo di centro sinistra.
Tra l'altro, non è che gli altri nomi della rosa democrats siano migliori : Marini, Finocchiaro, non parliamo poi di Prodi, assolutamente divisivo.
D'Alema è un avversario che stimo, ancorché comprenda che a molti stia odioso per la sua supponenza.  Come dice Renzi, è uno che parla in faccia. E sicuramente è 100 volte più intelligente di Bersani e Gotor messi insieme.
Nelle ultime ore, è uscito il nome di Sabino Cassese. Che gli italiani non sanno chi sia.... Un aiuto : del 1935, quindi prossimo agli 80, fine giurista, attualmente giudice della Corte Costituzionale , indipendente (a differenza di Onida e Zegrebelsky che sono politicamente individuabili molto, troppo, bene. ) , uomo che si è impegnato, anche da ministro, dei problemi inerenti la cosa pubblica, cercando vanamente ma nobilmente di combattere la burocrazia. Berlusconi ce l'ha con lui perché fu tra gli oppositori del Lodo Alfano, ma dei personalismi del Cav. siamo francamente stufi. Va bene il no a nemici dichiarati, come Prodi e quelli in odore di giustizialismo, ma porre un veto a tutti coloro che in qualche modo non si sono messi per il verso a lui gradito...stiamo freschi !
Io continuo a sognare che, se coniglio debba uscire, sia con le fattezze della Bonino o della Cancellieri.
Ma Cassese andrebbe benissimo.
E infatti nessuno di questi tre sarà.
Ecco le considerazioni odierne di Verderami sulla corsa al Quirinale, pubblicate sul Corsera.
Buona Lettura



IL RETROSCENA: LE RESISTENZE (SPECULARI) SULL'EX PREMIER SOCIALISTA

Il Cavaliere: con Bersani è fatta
Una «stretta di mano» al telefono

Berlusconi evoca un «accordo di ferro» con il leader democratico

Silvio Berlusconi (LaPresse)Silvio Berlusconi (LaPresse)
ROMA - «Direi che è fatta con Bersani», annunciava nel tardo pomeriggio di ieri Berlusconi, che proclamava «la fine della fase tattica» e parlava di un «accordo di ferro» per il Colle con il segretario del Pd sul nome di Amato, ritenuto «l'unico spiraglio». Diceva la verità il Cavaliere o stava bluffando? Tutte e due le cose, l'uso del condizionale - quel «direi» - lo testimoniava. E non perché dovesse solo far finta di aver preso una decisione, ma perché la corsa per il Quirinale è sempre piena di insidie: in passato è bastato un niente per far saltare patti più saldi di quello che il leader del Pdl sostiene di aver stretto con il capo dei democrat.
Di certo c'è che i due si sentono ormai assiduamente e non hanno più bisogno di intermediari. Ma siccome una stretta di mano telefonica non basta a chiudere un simile negoziato, alla vigilia delle votazioni Berlusconi mantiene - al pari del suo interlocutore - un atteggiamento non ambiguo, bensì prudente. E c'è un motivo se dalla sua corte è iniziato a filtrare il nome di D'Alema, se il primo presidente del Consiglio post comunista è stato accreditato come «il candidato»: Amato era e resta la prima scelta per il Cavaliere; D'Alema è la carta di riserva, su cui puntare nel caso in cui l'accordo sull'ex sottosegretario di Craxi non dovesse reggere, e Berlusconi volesse evitare di restar fuori dai giochi, ritrovandosi al Quirinale una personalità non gradito se non ostile.
Il punto è che Amato produce anticorpi all'interno dei due schieramenti: inviso a molti nel Pd e osteggiato da Vendola, determina lo stesso effetto in un pezzo del Pdl e nella Lega. Perciò, se davvero - come sostiene Berlusconi - è stata trovata un'intesa con Bersani sul candidato, il problema è come farlo eleggere, mettendo a punto la tempistica per ufficializzare quel nome e sottoporlo ai grandi elettori. Per esempio, riuscirebbe Amato a superare le forche caudine del voto segreto già alla prima chiama? È stato calcolato che - in caso di accordo tra Pd, Pdl e Scelta Civica - ci sarebbe un margine di centosessanta senatori: basterebbe o sarebbe preferibile aspettare le successive due chiame? E se si optasse invece per la quarta votazione - quando servirà la maggioranza semplice - non ci sarebbe il rischio di aprire le porte ad altri giochi, scatenando i franchi tiratori?
Insomma, un passo falso e Amato sarebbe bruciato. Di qui la carta D'Alema, che Berlusconi ha valutato con lo sguardo però sempre rivolto agli amatissimi sondaggi: perché - agli occhi del suo elettorato - l'ascesa dell'ex segretario del Pds al Colle con il supporto del Pdl saprebbe di «inciucio», avrebbe un impatto maggiormente negativo rispetto ad Amato, che certo non è considerato una «novità». Tuttavia, pur di non dover stare a guardare per la seconda volta l'elezione del capo dello Stato, il Cavaliere non ha escluso D'Alema dal mazzo. Preferirebbe Marini, «peccato che - giura scaricando le responsabilità sul fronte avverso - siano quelli del Pd a non volerlo». Ancora una volta dice il vero o bluffa?
Di sicuro Amato incontra il gradimento di Berlusconi, che è in piena sintonia con Napolitano, da tempo sponsor dell'esponente socialista. Ma se il patto Pd-Pdl dovesse saltare, l'inquilino del Colle avrebbe un altro candidato che vedrebbe di buon occhio come suo successore. Sarà una semplice coincidenza, ma non c'è dubbio che il giudice costituzionale Cassese incontra i buoni uffici del capo dello Stato uscente, ed è il nome con cui Bersani potrebbe evitare di venire travolto da Grillo, che ieri pronto ha iniziato la manovra di accerchiamento al Pd e gli ha di fatto proposto un accordo su Rodotà. Con Cassese, Bersani si precostituirebbe un'exit-strategy, ecco perché ne ha fatto cenno l'altra sera a Monti.
Il premier uscente però vuole che sul Quirinale ci sia una «scelta condivisa» con il Pdl, e la reazione istintiva di Berlusconi all'ascolto di quel nome non è stata entusiastica: «Cassese chi? Quello che ha lavorato per bocciare il lodo Alfano?». Chissà se Gianni Letta sarà riuscito a persuaderlo, spiegandogli che l'ex ministro di Ciampi «si è mosso sempre di intesa con il presidente della Repubblica». Napolitano, appunto. Da quell'orecchio però Berlusconi non ci sente, e infatti nella rosa predisposta dal capo dei democrat ci sono Amato, D'Alema, Marini e la Finocchiaro, che ieri ha chiesto e ottenuto di non venire esclusa dalla lista. È sui primi due nomi però che si gioca la partita per il Colle. Berlusconi dice che «è fatta». Sicuro che non si vada ai supplementari?


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