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venerdì 12 aprile 2013

LO SCIACALLAGGIO SUI SUICIDI NON E' SOLO POLITICO. E NON è SOLO SQUALLIDO, MA PERICOLOSO



Mi ha dato da riflettere questo post di Filippo Facci di qualche giorno fa. Se i dati che propone sono giusti, e non vedo perché avrebbe dovuto proporne di falsi (in ogni caso l'ISTAT tirata in ballo, non ha smentito ), il noto polemista fa alla propria categoria un'accusa grave.
Molto.
Non lo leggerete in tanti, e sarà un peccato.



Io, per il comportamento della stampa sui cosiddetti suicidi «economici», mi vergogno come giornalista e ai politici penso dopo. Perché i dati sono i dati: i suicidi economici in Italia rientrano nella norma oppure sono calati (fonti sanitarie e Istat) ma restano così frequenti che in qualsiasi momento i giornali possono montare delle campagne e allertare l’opinione pubblica: sono fatti sempre «notiziabili» come lo sono gli stupri, gli incidenti sul lavoro o il bullismo, che pure sono in calo a loro volta. La stampa tende a evidenziare le notizie non sulla base di una loro rilevanza assoluta ma sulla base di quanto si inseriscano nella traiettoria di altre notizie, ed è normale, ma coi suicidi c’è una differenza sostanziale. Che non è l’omissione, per esempio, del fatto che nella florida Germania si suicidano il doppio che in Italia, mentre nella disastrata Grecia poco più della metà. E non è che in Italia, nel prospero 1987, si toglievano la vita più di 4mila persone l’anno mentre oggi, con la crisi, meno di 3mila. Il solo dato certo e regolarmente omesso, infatti, è che esiste una relazione dimostrata tra le notizie sui suicidi (pubblicate) e la loro emulazione e quindi altri suicidi. Lo spiegano 56 studi internazionali (fonti: Oms e Ordine dei giornalisti) ma non lo spiegano quei quotidiani che incolpano la classe politica anche se la pistola fumante l’hanno in mano anche loro.

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