Curioso, da quando è Presidente del Consiglio in un governo appoggiato anche dal PDL e conseguentemente con esponenti dello stesso nell'esecutivo, Gianni Letta è tornato DEMOCRISTIANO.
Fino a quel momento, era stato un validissimo esponente del Partito Democratico, vicesegretario di Bersani, e nel 2006 Vicepresidente del Consiglio di Prodi. Era l'uomo che per aplomb e quindi attendibilità era stato mandato, nell'autunno 2011, a mentire in TV per dire che senza Berlusconi lo spread, che aveva superato quota 500 punti, sarebbe, solo per quel fatto, sceso di almeno 100 (non accadde, naturalmente, e nella primavera successiva, Monti governante da 7 mesi, lo spread era tornato a quel livello abissale. Ci volle DRAGHI per abbatterlo veramente). Adesso che è stato scelto da Napolitano (che avrebbe preferito Amato...tanto per dire ) per il governissimo indigestissimo a quelli del popolo piddino (meglio sarebbe dire i nostalgici e gli ossessionati anti Cav ), si rivangano i suoi trascorsi nella DC (era la sinistra DC ? chissene frega, sempre democristo sei !!) e qualcuno, già che c'è, anche la parentela inadeguata....
Personalmente, non mi dispiace l'incipit lettiano, però non quello del suo governo. Intanto, la querelle sulle nomine di viceministri e sottosegretari - effettuata sempre NON in funzione dell'efficienza dell'esecutivo ma per compensare il poltronismo imperante dei partiti (tutti ! nessuno escluso ) , poi il vociare eccessivo dei suoi esponenti. In Italia, ormai il problema è noto, il Capo del governo ha poteri molto relativi...non può nominare i ministri - li propone al capo dello Stato - e conseguentemente , cosa ben più grave, non può sostituirli.! In Camera di Consiglio è un primus inter pares, ha il campanello in mano, ma non molto di più. A questo vulnus costituzionale, a cui si dovrebbe finalmente porre rimedio, si aggiunge la fragilissima situazione in cui versa questo governo specifico.
Letta dovrebbe parlare chiaro ai suoi : signori, questa cosa durerà poco, ricordiamocelo. Se vogliamo darci un senso concentriamoci su interventi essenziali in campo economico e facciamo quelle due tre riforme possibili in campo istituzionale tra cui la famosa legge elettorale. TUTTO il resto sia semplicemente AMMINISTRATO , possibilmente senza fare danni. SE vedessimo che nel fare le cose primarie impariamo a fare squadra e soprattutto la maggioranza regge, allargheremo l'orizzonte delle riforme fattibili.
Di tutto abbiamo bisogno meno che di un governo balneare.
Mi fa piacere ritrovare diverse delle considerazioni sopra fatte, nell'editoriale odierno di Sergio Romano, sul Corriere della Sera di oggi
LE PRIME DIFFICOLTA' DEL GOVERNO
Sabbie mobili ben segnalate
Il presidente del Consiglio è giovane, soprattutto per gli standard
italiani, ha esperienza di governo, conosce l'Ue e i suoi labirinti. In
viaggi recenti nelle maggiori capitali europee ha dimostrato di sapersi
muovere a suo agio e di ispirare fiducia. Ma appartiene alla scuola
della Democrazia Cristiana e sembra conoscere soprattutto l'arte della
conciliazione, del patteggiamento, della laboriosa ricerca di soluzioni
condivise. Non sono queste le virtù di cui l'Italia ha maggiormente
bisogno in questo momento. In altri tempi il problema dell'Imu potrebbe
«slittare» (un verbo caro alla Dc) da una riunione all'altra sino a
scomparire sotto una fitta coltre di aggiustamenti e compromessi mal
decifrabili. Ma il modo in cui è stato trattato sinora sta dicendo
all'Europa e ai mercati che il governo presieduto da Letta potrebbe
essere quello del negoziato perpetuo, dei continui rinvii e delle
soluzioni parziali.
Ne abbiamo avuto una indiretta conferma quando si è constatato, negli scorsi giorni, che molti dei suoi membri si ritengono autorizzati ad avere un programma personale o pensano di avere ricevuto il loro incarico per garantire gli interessi preelettorali del partito di cui fanno parte. Il presidente del Consiglio è intervenuto nel caso di una sottosegretaria troppo loquace e ha fatto bene. Ma dovrà spiegare ad altri sottosegretari e viceministri (fra cui in particolare quello dell'Economia) che il loro compito non consiste nell'esternare idee proprie, non sempre corrispondenti a quelle del ministro con cui lavorano, ma di agire nell'ambito di deleghe decise dal capo del loro dicastero. Letta ha parlato con chiarezza a Grillo quando questi ha detto che il governo è nato da un golpe. Potrebbe essere altrettanto chiaro e fermo con i suoi colleghi di governo quando sembrano rivendicare una autonomia ingiustificata e inopportuna.
Il presidente del Consiglio italiano, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi europei, non è né un primo ministro né un cancelliere. La Costituzione italiana, a differenza di altre costituzioni democratiche, non conosce l'istituto dei pieni poteri e dei governi d'emergenza. Ma il numero degli interventi stonati dei primi giorni del governo Letta ha fatto una pessima impressione e la serietà del momento impone uno stile diverso. Forse il programma dei saggi nominati dal presidente della Repubblica è troppo vasto per una esperienza che sarà probabilmente limitata nel tempo. Ma occorre allora che Letta faccia una scelta, dica con chiarezza al Paese quali sono le prime questioni da affrontare e si serva di una autorità che gli è conferita, se non dalla Carta, dalla gravità delle circostanze e dal sostegno del Quirinale.
Potrebbe spiegare ai partiti che quanto più questo governo riuscirà a fare nel corso del suo mandato tanto meno difficile sarà governare l'Italia quando il compito tornerà nelle loro mani. Potrebbe spiegare ai suoi connazionali che l'obiettivo non è, come sostengono gli euroscettici della politica italiana, quello di compiacere Bruxelles o conformarsi al diktat dei tedeschi. Il vero obiettivo, per un Paese con un debito pubblico che sfiora il 130% del suo Prodotto interno lordo, è quello di provare ai mercati che possono continuare a rifinanziarlo comprando bond italiani senza correre troppi rischi. Il modo in cui si sta gestendo la questione dell'Imu rischia di convincerli che i loro soldi sono in pericolo. E a quel punto nessuno, nemmeno la Banca centrale europea, riuscirà a risolvere i nostri problemi.
Ne abbiamo avuto una indiretta conferma quando si è constatato, negli scorsi giorni, che molti dei suoi membri si ritengono autorizzati ad avere un programma personale o pensano di avere ricevuto il loro incarico per garantire gli interessi preelettorali del partito di cui fanno parte. Il presidente del Consiglio è intervenuto nel caso di una sottosegretaria troppo loquace e ha fatto bene. Ma dovrà spiegare ad altri sottosegretari e viceministri (fra cui in particolare quello dell'Economia) che il loro compito non consiste nell'esternare idee proprie, non sempre corrispondenti a quelle del ministro con cui lavorano, ma di agire nell'ambito di deleghe decise dal capo del loro dicastero. Letta ha parlato con chiarezza a Grillo quando questi ha detto che il governo è nato da un golpe. Potrebbe essere altrettanto chiaro e fermo con i suoi colleghi di governo quando sembrano rivendicare una autonomia ingiustificata e inopportuna.
Il presidente del Consiglio italiano, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi europei, non è né un primo ministro né un cancelliere. La Costituzione italiana, a differenza di altre costituzioni democratiche, non conosce l'istituto dei pieni poteri e dei governi d'emergenza. Ma il numero degli interventi stonati dei primi giorni del governo Letta ha fatto una pessima impressione e la serietà del momento impone uno stile diverso. Forse il programma dei saggi nominati dal presidente della Repubblica è troppo vasto per una esperienza che sarà probabilmente limitata nel tempo. Ma occorre allora che Letta faccia una scelta, dica con chiarezza al Paese quali sono le prime questioni da affrontare e si serva di una autorità che gli è conferita, se non dalla Carta, dalla gravità delle circostanze e dal sostegno del Quirinale.
Potrebbe spiegare ai partiti che quanto più questo governo riuscirà a fare nel corso del suo mandato tanto meno difficile sarà governare l'Italia quando il compito tornerà nelle loro mani. Potrebbe spiegare ai suoi connazionali che l'obiettivo non è, come sostengono gli euroscettici della politica italiana, quello di compiacere Bruxelles o conformarsi al diktat dei tedeschi. Il vero obiettivo, per un Paese con un debito pubblico che sfiora il 130% del suo Prodotto interno lordo, è quello di provare ai mercati che possono continuare a rifinanziarlo comprando bond italiani senza correre troppi rischi. Il modo in cui si sta gestendo la questione dell'Imu rischia di convincerli che i loro soldi sono in pericolo. E a quel punto nessuno, nemmeno la Banca centrale europea, riuscirà a risolvere i nostri problemi.
XANDER
RispondiEliminaUna sola correzione: non è stato vicepresidente del consiglio nel 2006, ma sottosegretario alla presidenza del consiglio. I vicepresidenti del consiglio erano D'Alema e Rutelli. Per il resto, a settembre si ritorna al voto ancora una volta, questo governo è balneare.
GRazie Xander...l'avevo promosso troppo...influenzato forse che nel 2006 iniziai ad accorgermi di lui , a fianco di Prodi, come lo zio era a quello di Berlusconi Io sarei contento, piuttosto che questo tirare a campare che non ci possiamo permettere, del ritorno al voto....qualche equivoco creato a febbraio secondo me potrebbe sciogliersi...in quasi tutte le formazioni : Centro, PD e M5S. Solo il centro destra resterà immobile, purtroppo. Ma anche per quel campo arriverà il momento della cambiamento.
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