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giovedì 22 agosto 2013

ANALISI SENZA SINTESI. FORSE PERCHE' QUESTE ULTIME MANCANO ?

 
E' vero che in fondo i giornalisti dovrebbero raccontare i fatti, se assurti al rango di opinionisti commentarli ma non è loro compito precipuo suggerire soluzioni. Però è anche inutile negare che chi legge, dopo aver seguito una condivisibile esposizione di un problema, dei pro e contro che si presentano per risolverlo, si aspetta che l'autore spieghi il suo punto di vista, e lo faccia calandosi nel concreto. Sono piuttosto consapevoli di questo gli esperti (o presentati come tali) di economia, e infatti Alesina e Giavazzi, tanto per fare dei nomi noti, specie ai lettori del Corsera, in questo non deludono mai. Altri sono più sfuggenti, e, lo ribadisco, a scanso di equivoci, trattandosi di giornalisti di professione, vale quanto espresso all'inizio : non sono tenuti.
Però rimane, in questi casi, questo senso di " vabbé, allora che si fa ?".
Ieri mi era capitato leggendo l'editoriale di Sergio Romano, oggi quello di Pierluigi Battista. Tutto giusto quello che viene esposto, però come se ne esce ? Berlusconi si sente, e con ottime ragioni, preso di mira dalla parte "impegnata" dei magistrati, e quindi qualsiasi sentenza di condanna, ancorché definitiva, non ritiene sia legittima, data la precondizione (se fossero vere la metà delle cose che si leggono sul giudice Esposito, la mancata astensione dello stesso sarebbe stata ben più che doverosa). Allo stesso tempo una pronuncia c'è, e bisogna farci i conti. Dall'altra parte, ha ragione Letta a contestare ricatti, sempre odiosi (ma in politica è veramente possibile evitarli ?). Sarebbe stato meglio non arrivare a questo punto ? Certamente sì, e infatti alcuni osservatori preannuciarono il pericolo e suggerirono anche delle soluzioni in tempi meno critici (quando c'è di mezzo il Cavaliere, si parla sempre di mali minori, che la quadratura del cerchio non c'è). 
Ora però qui siamo, e continuare a mettere dita volenterose nei buchi della diga non servirà.
A mio avviso, se Letta è ancora al suo posto è perché nessuno dei contendenti principali, nel PDL e nel PD, è certo dell'esito del crollo prossimo venturo, e per questo non si vuole apparire come i responsabili della crisi. Berlusconi, non può essere certo  delle elezioni, che Napolitano è contrarissimo (piuttosto si dimetterà, minaccia), e nemmeno di vincerle, trovandosi stavolta in campo Renzi. Gli stessi sondaggisti che oggi danno per vincente il centro destra col PDL primo partito, affermano che il pronostico si invertirebbe con la candidatura (pressoché scontata stavolta) del sindaco di Firenze. Ma in tanti nel PD (specie tra la gente che conta, ma anche tra tanti semplici elettori, sentiti con le mie orecchie) , quest'ultima ipotesi, Renzi a Palazzo Chigi , la vivono come una disgrazia assoluta. L'alternativa è fare un nuovo governo, alleandosi con gli ortotteri pentastelluti, ma , una volta fatto fuori Berlusconi, non è che la navigazione sarebbe troppo serena, anche perché ricordiamoci sempre che il governo italiano ha vincoli internazionali poco graditi, in assoluto ma ai grillini ancor meno.
Insomma, un bel pasticcio.

Sospesi nel Vuoto  

 

Berlusconi sa benissimo che dall'abbattimento del governo presieduto da Enrico Letta non ne scaturirebbe nessun vantaggio «pratico» sul piano delle sue vicende personali e giudiziarie. Investire il governo di compiti che non gli sono propri, pensare che la soluzione di un problema giudiziario possa entrare nel novero dei provvedimenti di un governo, mescola piani che non possono che restare distinti. Nè è possibile perseguire obiettivi di rottura del governo con il pretesto di pregiudiziali messe in campo dall'avversario. Il Pdl dovrebbe sapere che la tentazione di scaricare le proprie tensioni sul governo innescherebbe una gara autodistruttiva che non conosce vincitori ma solo sconfitti. Del resto, è stato proprio Berlusconi, a poche ore dalla sentenza di condanna della Cassazione, a dire che il governo non doveva essere la prima vittima dell'inevitabile inasprimento del conflitto politico. Basterebbe tenere fede a quanto ha già proclamato rendendosi conto che precipitare l'Italia nell'abisso dell'ingovernabilità sarebbe un atto irresponsabile e autolesionista. Il Pdl ha tutto il diritto di denunciare la commistione democraticamente anomala tra politica e magistratura e anche di considerarsi vittima di un accanimento che dal '94 in poi ha messo il suo leader nel mirino di un numero incalcolabile di inchieste giudiziarie. Può anche portare le sue buone ragioni, peraltro avallate da molti giuristi e costituzionalisti non di area berlusconiana, sull'interpretazione della nuova legge Severino sull'incandidabilità dei politici condannati con sentenza definitiva, nella sua prima e fragorosa applicazione. 
Ma la politica degli ultimatum, peraltro in modo inconcludente come si è visto nel vertice di ieri tra Angelino Alfano ed Enrico Letta, esprime solo uno spirito di rappresaglia fondato su un calcolo tutto da verificare: quello secondo il quale il Pdl potrebbe avvantaggiarsi da un rapidissimo ricorso alle urne.
 Il Pdl non dovrebbe dare ascolto alle pulsioni più distruttive che albergano nella psicologia del leader e nell'istinto di paura del suo gruppo dirigente. Il governo delle larghe intese non ha ancora realizzato il compito per cui era nato e che era stato indicato come essenziale dallo stesso Pdl. Soffocarlo ora, quando si annunciano primi, timidissimi segnali di un possibile rischiaramento nel buio pesto della crisi italiana, non avrebbe alcun senso. E del resto al Pd si può chiedere un atteggiamento responsabile, e tutti gli approfondimenti che la prima applicazione della legge Severino comporta. Si deve chiedere di non far prevalere al suo interno personalismi e rancori destinati a rovesciarsi drammaticamente sulla tenuta del governo. Ma non di immolarsi ingoiando umilianti ultimatum. Né si può devastare un governo per materie sulle quali il governo non può intervenire. Il senso di responsabilità può addirittura portare risultati migliori se si riesce a non cedere all'istinto di rappresaglia.

2 commenti:

  1. Meglio per tutti rinviare in attesa di chiarimenti sull'applicabilità retroattiva della legge. Almeno questo dovrebbe allontanare la fretta, che spesso non è un grande consigliera, vedi processo in Cassazione.

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    1. E' un'idea di buon senso. E sono d'accordissimo sulla fretta

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