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lunedì 5 agosto 2013

LETTA , LO STECCO DI GELATO SULLA MONTAGNA DI SABBIA


Non so se si possa parlare di "LINEA" del Corriere della Sera, ma è un fatto che tutti i suoi principali editorialisti sono concordi con il Direttore a descrivere la caduta dall'attuale governo Letta come una iattura per l'Italia. I motivi sono glis stessi per i quali le elezioni di febbraio sono state un guaio non evitabile, visto che la legislatura era finita, se no nemmeno il governo Monti, che pure da tempo era impantanato, doveva mai essere messo in discussione.
Io, che pure pavento la caduta dell'esecutivo attuale ma non perché mi faccia sperare in positivo, quanto perché temo un'alternativa assai peggiore ( un'alleanza tra sinistra e Moviment5 Stelle ), ho sempre contestato questa visione "governista", per la quale meglio un esecutivo mediocre che nessuno, nella sfiducia totale che i costi e i tempi di una nuova consultazione elettorale portino ad un quadro politico migliore.
Monti era partito bene con l'accelerazione sulla previdenza, ma poi ? Anche lui sostiene, e sicuramente con ragione, che è stato ostacolato da partiti sempre più preoccupati di votare provvedimenti impopolari che poi si sarebbero pagati nelle urne (cosa in effetti avvenuta ), però questo era il suo ruolo precipuo : quello di fare le cose che , per ragioni clintelari ed elettorali, i partiti non avevano fatto. E invece si è presto arenato anche lui. L'Europa, e la BCE, che avevano chiesto ben altri interventi sull'economia, alla fine si sono accontentati dell'aggiustata dei conti ottenuta tramite l'IMU e una tassazione aumentata e asfissiante. Per Bruxelles e FRancoforte non era certo quella la strada maestra, ma se non siamo capaci di fare riforme serie sul lavoro e sulla spesa pubblica, bé che almeno siano gli italiani a dare fondo ai propri risparmi per pagare i debiti che fanno, senza chiedere altri prestiti.
Letta, l'hanno già scritto Alesina e GIavazzi, che furono anche con MOnti i primi a lamentarsi dell'inerzia governativa sulle cose principali da fare, non pare muoversi nella direzione necessaria che è sempre la stessa, da anni : diminuire le tasse sul lavoro (intanto iniziare da lì ) per dare respiro alla crescita, e per far questo deve diminuire il cosoi della spesa pubblica, che va riorganizzata, sia per eliminare gli sprechi (che pesano per 70/80 miliardi ) che per  centrarla in modo più mirato, meno a pioggia e più circoscritta ma efficiente.
Vasto rpogramma naturalmente, che non si realizza in un anno, ma che va iniziato.
E invece le priorità di Letta sono tante  e scentrate.
Quindi giusto il richiamo alle due forze maggiore del governo di rammentare che l'Italia non è affatto uscita dal pozzo in cui si trova, e che cogliere una situazione contingente per fare calcoli di corto respiro non è affatto da "responsabili", per citare un concetto largamente abusato, ma stimolo pressante anche sull'esecutivo che non si limiti a "sopravvivere".

Nel teatro estivo che ripropone l'eterno conflitto tra berlusconiani e contro, che può tracimare nella temutissima implosione governativa, si giarda con più timore a destra, per la reazione forte alla sentenza di condanna di Berlusconi. Comprensibile, visto che quella parte, a torto o ragione conta relativamente, si ritiene vittima di una ingiustizia di non poco momento. Ci si è peraltro scordati di quanto pronosticato a pronunciamento ancora non emesso, quando, a mio avviso con maggior ragione, si avvertiva che il maggior pericolo per l'esecutivo sarebbe venuto da sinistra, come infatti a mio avviso è e sarà.
Nel PD i governisti sono pochissimi, assai meno che dall'altra parte del fiume. REnziani e Brsaniani, che si odiano su tutto, una cosa la desiderano entrambi : che questo governo CADA.
I primi perché confidano in nuove elezioni, dove Renzi sia finalmente candidato premier, e i secondi che , senza tornare al voto, si formi un nuovo governo, quello di cui accennavo all'inizio.
E estate, qualcuno se lo ricorda il gioco che si faceva sulla spiaggia con lo stecco di gelato ? Si faceva una montagnetta di sabbia e in cima si piazzava il bastoncino di un gelato, dopo di che i giocatori a turno toglievano un pò di sabbia dal piccolo montarozzo. Perdeva chi faceva cadere lo stecco.
Ecco, anche in Parlamento il gioco dell'estate , protraibile massimo fino all'autunno, sarà questo.
Tutti scavano ai piedi dell'esecutivo, confidando che l'ultima manciata di sabbia, quella senza la quale Letta cadrà, sia inavvertitamente tolta dall'altro...
Da ultimo, se certe stampa  "moderata" tifa Letta, non così la restante parte,  e se il Fatto è quotidiano che conta poco, non così si può dire di Repubblica, assolutamente ostile al proseguimento delle "Larghe intese".
Temo che Romano e gli altri si dovranno rassegnare
Ecco comunque il contibuto pro Palazzo Chigi dell'ex ambasciatore , pubblicato sul Corsera di oggi.


UN INCOMPRENSIBILE TEATRO ESTIVO

Farsi del male isolati da tutti

 
Nel Pdl molti sembrano pensare che il nostro maggiore problema sia Berlusconi e la sua sorte. Coloro che vogliono riscattarlo dall'«infamia» di una sentenza «ingiusta» chiamano i seguaci a scendere in piazza anche in una domenica d'agosto e fronteggiano quelli che vogliono trasformare il verdetto della Corte di cassazione nella sua definitiva eliminazione dalla politica nazionale. Le intenzioni sono opposte, ma entrambi i campi si comportano come se l'Italia non avesse altri problemi, come se questa fosse una questione di famiglia e i due fronti avessero il diritto di risolverla fra le quattro mura della loro casa comune senza preoccuparsi del giudizio di quanti ci guardano dall'esterno e attendono di sapere con chi avranno a che fare nei prossimi mesi. Accecati dallo spirito di parte, i paladini del riscatto e quelli della punizione hanno dimenticato che l'Italia è un problema europeo e che il suo futuro dipende in larga misura dal modo in cui gli altri giudicheranno la tenuta del Paese e la sua credibilità.
Questo accecamento era già percepibile negli ultimi mesi del governo Monti ed è nuovamente evidente da qualche settimana nel giudizio di una parte dell'opinione pubblica sul governo Letta. Le critiche sono comprensibili e spesso giustificate, ma non sembrano tenere alcun conto del modo in cui Monti e Letta sono riusciti a correggere l'immagine dell'Italia, a renderla un interlocutore credibile e necessario. Della riforma Fornero ricordiamo soltanto il problema degli esodati, ma un articolo di Enrico Marro sul Corriere del 28 luglio ci ha segnalato che la diminuzione dei pensionamenti è già significativa e potrebbe risparmiare all'erario 80 miliardi nel corso di un decennio. Abbiamo parlato molto di Imu, ma abbiamo dimenticato che la diminuzione dello spread (il divario fra i tassi d'interesse delle obbligazioni italiane e tedesche) ha sdrammatizzato il problema del rifinanziamento del debito pubblico. Abbiamo trattato la questione dei marò in India e il caso kazako come indici della nostra irrilevanza internazionale, ma abbiamo dimenticato che Barack Obama, preoccupato dal caos libico, ha chiesto l'aiuto dell'Italia, non quello della Francia. Che cosa accadrebbe dello spread e dello status del Paese come interlocutore europeo se il caso Berlusconi ci sembrasse più importante della nostra stabilità politica? Come reagirebbero i governi e i mercati se apprendessero che l'Italia sta tornando alle urne con una legge elettorale che non garantisce maggioranze? Che cosa accadrebbe se impiegassimo i prossimi mesi a fare campagna elettorale e i mesi successivi a ricucire coalizioni precarie?
Ho accennato al giudizio di chi ci guarda dal di fuori, ma esiste anche quello degli italiani. Credono davvero i partigiani del riscatto di Berlusconi che l'Italia moderata, ragionevole e con la testa sulle spalle sia disposta a seguirli in questa nuova avventura elettorale? Credono gli altri che il Pd sia già pronto a un nuovo appuntamento con le urne? Entrambi, dopo il voto, potrebbero scoprire di avere ingrossato le file degli astensionisti e di avere lavorato per il re di Prussia, vale a dire, in questo caso, per il movimento di Beppe Grillo.

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