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martedì 1 ottobre 2013

30 ANNI A PAROLISI "CI ASPETTAVAMO PENA PIù UMANA"


A Parolisi viene tolto l'ergastolo, come era facile prevedere, ma resta una condanna pesante : 30 anni. I legali dicono che confidavano in una pena più mite... Fermo restando che in questa, come in tutte le vicende processuali, ci sono degli aspetti tecnici che solo gli specialisti conoscono e possono seguire, per me le cose sono due :
o Parolisi è innocente, e gli indizi contro di lui non sono sufficienti a condannarlo, e allora anche un giorno è troppo, oppure è colpevole, e allora le modalità del delitto giustificano eccome una pena severa. 
Come si suol dire, "aspettiamo le motivazioni" per capire se il passaggio dall'ergastolo ai 30 anni sia legato all'applicazione dello sconto connesso al rito abbreviato, scelto dall'imputato fin dall'inizio del processo. Questo però avrebbe dovuto comportare l'esclusione del "fine pena mai" fin dal primo grado, a meno che, questione appunto tecnica, l'aggravante della "crudeltà" (riconosciuta dal primo giudice e non dalla Corte d'Assise) possa escludere questo "Bonus"processuale. 
La Camera di consiglio è stata lunga, e all'uscita ad un giudice popolare è sfuggita una frase "è stata dura". E' giusto che sia così, visto la gravità della decisione che erano chiamati a prendere. 
Prima di lasciarvi all'articolo di cronaca del Corriere, una polemica coi colleghi della famiglia di Melania e con la categoria in genere.
Prima che la Corte si ritirasse per decidere, la parte civile ha ottenuto la visione di un video chat hard tra Parolisi e l'amante.
Intanto, vorrei sapere, da chi è esperto di procedura penale, come mai avessero la disponibilità di una cosa così privata. La Pubblica Accusa, su autorizzazione del Giudice, può violare le regole della Privacy, ma la Parte Civile ? 
Seconda osservazione : perché questa "prova" ? Che Parolisi tradisse la moglie è ormai cosa stranota, dunque ? Consapevoli di essersi esposti a questa obiezione, i difensori hanno spiegato che si voleva "confutare" la lettera scritta da Parolisi alla moglie, in cui diceva di amarla, e che è di appena 4 giorni dopo la registrazione del video. 
A me sembra un pretesto assoluto, visto che ci sono vari milioni di italiani sposati che tradiscono le mogli con le prostitute e affermano,  molti con assoluta convinzione, di amare il coniuge : il resto è solo sesso. 
No, quello che la Parte Civile voleva era scioccare ancora di più la giuria sul fattore che dall'inizio di questo processo rendeva PArolisi il colpevole perfetto : essere un traditore seriale. metodico, cinico.
Un uomo dissoluto e quindi capace di ogni nefandezza. Compresa uccidere. 
Un colpo basso.
Questa "schizofrenia" degli avvocati (capaci per gioco delle parti oggi di dire bianco e domani nero) l'ho già denunciata, ammettendo peraltro che non è evitabile. MA nei colleghi di penale questa "patologia" è ancora più evidente, tenuto conto che molti di loro sono nobilmente impegnati in battaglie garantiste, per il giusto processo, per l'affermazione CONCRETA del principio di presunzione d'innocenza.
Dopodiché, se sono chiamati a vestire i panni degli alleati dell'accusa, che questo è la Parte Civile, riescono ad essere più forcaioli dei PM. 
Firmano i referendum per l'abolizione dell'ergastolo, poi in aula lo chiedono per conto dei parenti delle vittime che rappresentano. 
Si chiama "difesa tecnica". Sarà, ma vedere degli avvocati che riescono ad essere più infoiati della pubblica accusa (basta vedere i colleghi che assistono la famiglia Meredith, avvelenati perché Amanda non è presente per il rinnovato processo d'appello) non mi sembra un grande spettacolo.
La coerenza è una cosa talmente difficile da essere un obiettivo, non una cosa pretendibile, lo so bene, ma certi mestieri non la contemplano proprio tra i principi guida...



IL MARITO CONDANNATO ALL'ERGASTOLO IN PRIMO GRADO

Delitto Rea, Parolisi condannato a 30 anni
In aula videochat erotica tra Parolisi e l'amante

Melania uccisa con 35 coltellate il 18 aprile del 2011. In primo grado condannato all'ergastolo. La sua reazione: non è giusto

 
Melania Rea con il marito Salvatore Parolisi (Ansa) 
Melania Rea con il marito Salvatore Parolisi (Ansa)
 
Condanna a 30 anni di carcere. Questo il verdetto della Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila nei confronti di Salvatore Parolisi a processo per l' omicidio della moglie Melania Rea, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 nel bosco di Ripe di Civitella. La decisione è arrivata dopo nove ore di Camera di Consiglio. In primo grado era stato condannato all'ergastolo. A Parolisi è stato riconosciuto lo sconto di pena di un terzo per aver scelto di essere giudicato, già in primo grado, con il rito abbreviato. Diminuita l'aggravante del vilipendio mentre è rimasta la crudeltà. «È stata dura», è stato l'unico commento uscito dalla bocca di uno dei giudici popolari della Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila. I sei giudici popolari sono usciti tutti insieme con bocche assolutamente cucite e non hanno voluto rilasciare altre dichiarazioni.
«CI ASPETTAVAMO UNA SENTENZA PIU' UMANA» «Non è giusto, non è giusto, non è giusto». Sono le prime parole di Salvatore Parolisi dopo la lettura della sentenza secondo quanto riferisce uno dei suoi legali, l'avvocato Nicodemo Gentile. «Salvatore si aspettava qualcosa di diverso, non dico l'assoluzione, ma... Ora non ci resta che accettare il verdetto, non ci resta che attendere le motivazioni» ha commentato Gentile. «È importante aver eliminato l'ergastolo - ha concluso il legale - ma ci aspettavamo una sentenza leggermente più umana». 

  LA VIDEO CHAT EROTICA PRIMA DEL DELITTO - L'udienza finale del processo è durata due ore e mezzo. In aula il legale della famiglia Rea ha mostrato anche una video chat hard di Parolisi e della sua amante Ludovica. Obiettivo del l'intervento del legale era quello di smontare le repliche della difesa di Salvatore Parolisi. Per questo, come ha raccontato lo stesso Gionni, è stata mostrata la video chat di Parolisi con l'amante Ludovica, nella quale i due si mostrerebbero reciprocamente le parti intime. La chat hard è stata mostrata, ha spiegato il legale, per contestualizzare la lettera prodotta dalla difesa di Parolisi nella quale Salvatore dice alla moglie di volerle bene: la chat è di soli quattro giorni prima la lettera spedita alla moglie.
L'IMPRONTA DI SANGUE - L'avvocato della famiglia Rea ha anche fatto vedere un filmato del 20 Aprile, giorno in cui è stato ritrovato il cadavere di Melania, nel quale sono evidenti macchie di sangue rappreso. Secondo la difesa di Parolisi potrebbero aver dato vita a quell'impronta sullo chalet che dimostrerebbe l'innocenza dell'ex caporalmaggiore. Gionni ha invece spiegato che i militari della Scientifica si sono addirittura sporcati i guanti con quel sangue e che quindi quell'impronta può avere quel tipo di origine.

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