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sabato 3 maggio 2014

CRISTIANI CROCIFISSI IN SIRIA DAI JIDHAISTI. TOCCA TENERSI ASSAD


Oggi è giornata dedicata alla politica estera e non sarà facile tenere la media - alta, dal mio punto di vista, che 600 lettori circa al giorno sono tanti per il Camerlengo - quotidiana.
Però i fatti dell'Ucraina tengono giustamente banco, anche se a noi italiani frega nulla, e lodevolmente Pierluigi Battista ricorda un altro fronte di guerra civile, questo da tempo assolutamente cruento, che dura ormai da tre anni e ha fatto 120.000 morti ( ah, l'Onu ha smesso di contarli, magari così pensa che ne muoiono di meno...).
Parlo della Siria.
L'analisi dell'ex vicedirettore del Corsera è puntuale ed amara. 
Fu uno dei sostenitori dell'abbattimento  di Gheddafi, e sicuramente non è rammaricato della fine di quel regime (altrettanto certamente, non approvò la barbara uccisione del raìs, ormai prigioniero ed inerme, ma si sa, i dittatori, se cadono, o riescono a scappare o quella è la loro fine ) ma certo è troppo intellettualmente onesto per non denunciare con delusione lo sfacelo attuale della Libia, priva di un vero governo, con il paese diviso tra tribù che si spartiscono il controllo di buona parte del territtorio.
In Egitto, l'esperimento di democrazia elettiva non ha funzionato, che i partiti graditi a noi occidentali si sono rivelati divisi, disorganizzati e comunque MINORANZA nel paese. La maggioranza era quella dei Fratelli musulmani, che però sono i "cattivi", quindi si è plaudito ( io no, che un golpe è un golpe ) all'intervento dei militari, salvo scoprire - forse non era così imprevedibile - che Al Sissi sta alla democrazia come un tifoso allo sport. 
L'altro giorno su alcuni giornali e sulla rete sono comparse le immagini agghiaggianti dei cristiani crocifissi dai Jidhaisti siriani...il che ci precipita nella sconfortante convinzione che ormai da quelle parti conviene tenersi Assad, che pure opprime il suo paese, ha ucciso decine di migliaia di civili, ridotto in macerie varie città, bombardate dall'esercito senza che nessuna no fly zone venisse imposta dall'ONU, che stavolta i Russi non si sono fatti fregare come in Libia (e poi, Assad è un fedele alleato, Gheddafi era un inaffidabile cane sciolto ).
Alternative ? Non se ne vedono. Né il direttore ne suggerisce, che credo solo Henry B. Levy è rimasto da quelle parti con le sue granitiche certezze.
Beato lui.
Buona Lettura


con lo sguardo posato altrove
di PIERLUIGI BATTISTA 
 
 
E l’Occidente, e l’Italia, e noi, che diciamo di fronte alla spirale di orrori che stanno martoriando la Siria? Possiamo fingere, per comodità, che nulla accada. Possiamo cercare di cancellare il disgusto per le fotografie (sempre che siano vere) degli uomini trucidati e crocifissi dalla guerriglia jihadista. Oppure ignorare i massacri del regime di Assad e lo smantellamento solo parziale delle armi chimiche ancora a sua disposizione. Ma se fingiamo di non occuparcene, la realtà si accorgerà di noi, e la stazione di Milano si riempirà, come sta accadendo, di profughi siriani in fuga disperata. Pensiamo sempre che, in fondo, la campana stia suonando per qualcun altro. E invece suona anche per noi.
In Siria non sappiamo nemmeno per chi parteggiare. Siamo orripilati dalle carneficine di Assad (120.000 morti, i cittadini di Aleppo ridotti alla fame). Ma a Maalula, il cuore della presenza cristiana in Siria, i guerriglieri anti Assad si stanno macchiando di stragi terrificanti e ancor oggi tredici suore sono nelle mani dei ribelli: e questa non è una foto che potrebbe essere manipolata dalle opposte propagande. Parliamo di democrazia, però è come se l’alternativa fosse tra un dispotismo feroce ma rassicurante per gli equilibri di cui vorremmo continuare a beneficiare, e un integralismo fanatico che potrebbe portare a una tirannia ancora più mostruosa. Un’alternativa impossibile. Come al Cairo, dove i Fratelli Musulmani al potere stavano gettando l’Egitto post Mubarak nelle fauci di un oscurantismo senza speranza, e dove i militari che si sono ripresi il potere con un golpe hanno rimesso in piedi un regime oppressivo, comminando centinaia di condanne a morte, al termine di processi farsa, per l’organizzazione degli estremisti musulmani. Per chi scegliere? Come nella Libia post Gheddafi. Come in Arabia Saudita, che l’Occidente si tiene stretta per il suo ruolo «stabilizzante», ma dove le donne sono perseguitate, i cristiani condannati a morte se trovati in possesso di un rosario o di un crocefisso. Con chi stare? Intanto, prima di trovare una risposta che non verrà mai tra le convulsioni di quelle guerre e di quel mondo squassato dai conflitti, i profughi vengono a cercare qui protezione, alimenti, sopravvivenza. Non potremo voltare la testa per molto tempo. L’Occidente non sa più che fare. Non ha più una strategia. Siamo passati dall’«ingerenza democratica» all’«indifferenza democratica».
Le poche forze democratiche che si muovono nel Medio Oriente e nel mondo islamico sono lasciate sole. L’opposizione democratica e non qaedista ad Assad è senza armi, senza voce, senza una sponda nelle cancellerie sonnecchianti dell’Europa e dell’Occidente. Anzi, l’Europa mostra in questi frangenti tutta la sua disperante inconcludenza e irrilevanza, come del resto sta capitando sul caso ucraino. Se in Iraq i cittadini si recano alle urne, anche sfidando i terroristi che odiano le elezioni, l’indifferenza è totale. Pensiamo di essere più astuti e di far passare la tempesta. Ma la tempesta non si placherà ai nostri confini. E li scavalcherà, mentre noi tenteremo di chiudere gli occhi ancora una volta di fronte a una foto di uomini crocifissi.

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