194 assolti su 202 imputati. Se non è un record questo....
E chi è l'inquirente che si può "vantare" di un simile successo della sua ipotesi d'accusa ? Ma lo sceriffo di Calabria, quel Nicola Gratteri che Renzino voleva a via Arenula (Napolitano per fortuna lo "sconsigliò") e comunque ha messo a capo di una commissione che dovrebbe riformare la nostra malata Giustizia...
Ora, va bene che il Toscano vuole diventare famoso come il Premier che ha sbagliato TUTTI i collaboratori (peggiorando in questo il discreto primato di Berlusconi), però non è che ci dobbiamo rimettere noialtri...
Spietata ma ineccepibile la disamina di Sansonetti a seguito della clamorosa sentenza in quel di Reggio Calabria.
Se questo è un genio…
Si è concluso la settimana scorsa, con una valanga di assoluzioni, il processo contro 202 abitanti di Platì (Locride, provincia di Reggio Calabria). Erano stati tutti catturati, in una notte del novembre di 12 anni fa, sotto l’accusa di essere mafiosi. L’operazione, ordinata dal dottor Nicola Gratteri, era stata eseguita da oltre mille carabinieri in assetto di guerra, che avevano circondato il paese e lo avevano messo a soqquadro, avevano trascinato via in manette uomini, donne, persone anziane, qualche ragazzo (anche un ragazzo handicappato) e avevano persino cercato di arrestare un assessore che era morto da un anno e mezzo… 202 arrestati su 4000 abitanti. Circa uno ogni cinque famiglie
Platì, da quel giorno, in tutto il mondo è diventata famosa come la capitale della mafia. Beh, era una bufala. I lettori calabresi del Garantista conoscono bene questa vicenda della quale ci siamo molto occupati. I cittadini del resto d’Italia la ignorano, perché nessun giornale e nessuna Tv ne hanno parlato. È curioso che nessuno parli di un fiasco giudiziario di queste proporzioni – forse senza precedenti nella storia giudiziaria della Repubblica italiana – che oltretutto ha coinvolto uno dei tre quattro nomi più noti tra i Pm dell’intera penisola, l’uomo che dirige una commissione incaricata di preparare una riforma della giustizia, il candidato a fare il ministro del governo Renzi (bloccato solo dall’intervento, provvidenziale, di quel sant’uomo di Napolitano…), l’autore di tanti libri, di tante interviste televisive (l’ultima l’altra sera alla Rai da Fabio Fazio). Eppure è così.
È così per due ragioni: prima ragione, la stampa italiana è restia ad occuparsi di cose calabresi, non considera la Calabria territorio nazionale e ritiene comunque di poterla menzionare solo quando si tratta di raccontare che i calabresi sono ’ndranghetisti. Una notizia di segno opposto non è notizia. Seconda ragione, la stampa nazionale è restia a fare le bucce ai magistrati. Se un politico fa una sciocchezza, o ha un insuccesso, è giusto crocifiggerlo e sommergerlo col fango; se un magistrato ha un infortunio (diciamo così) è meglio tacere.
Da questo punto di vista l’intervista condotta l’altra sera da Fabio Fazio è un esempio clamoroso di giornalismo subalterno. Possibile che devi intervistare un Pm che quarantotto ore prima ha subito lo smacco clamoroso di una inchiesta famosissima, finita in una bolla di sapone, e non gli fai neppure una domanda su quell’inchiesta e quella sconfitta? Niente, silenzio, velo complice? Sono rimasto senza parole vedendo quell’intervista.
Ero convinto che prima o poi almeno un accenno di domandina, Fazio, gliela avrebbe fatta. Macché! Andrebbe proiettata nelle scuole di giornalismo questa puntata di Che Tempo che fa sotto il titolo: come non si fa un’intervista. Chissà se stavolta interverrà il consiglio di amministrazione della Rai, o la commissione di vigilanza. Dal punto di vista professionale l’infortunio di Fazio è spettacolare.
Ma torniamo a Gratteri. Tenendo conto del fatto che l’operazione Platì, nel 2003, ebbe un’eco gigantesco sulla stampa nazionale e internazionale. È stata un delle poche volte nelle quali i media si sono occupati di Calabria, e lo hanno fatto per spiegare come un intero paese dell’Aspromonte fosse abitato da mafiosi, e poi per lodare il Pm sceriffo, Gratteri, appunto, che era stato capace di sgominare le cosche e far vincere lo Stato. Ora si scopre che i casi sono due. O davvero Platì è tutta mafiosa, e allora Gratteri è stato un incapace a condurre un’inchiesta che ha portato all’assoluzione di tutti. Oppure (come è largamente probabile) non è vero che Platì è tutta mafiosa, e allora Gratteri ha fatto sbattere in galera duecento anime innocenti.
Naturalmente in questa “Caporetto” di Gratteri non esiste alcun “profilo penale”, come si dice sempre quando i giornali prendono di punta un politico. Per esempio l’ex ministro Lupi. Poi i giornali dicono: però c’è un profilo di opportunità, e Lupi deve dimettersi. E si è dimesso. Perché suo figlio ingegnere aveva avuto un posto di lavoro da ingegnere precario a 1200 euro al mese. Ora io dico: ma non c’è un motivo di opportunità grande come una casa perché Gratteri, quanto meno, la smetta di presiedere commissioni che dovrebbero stabilire come riformare la giustizia? Un insuccesso professionale di queste proporzioni, che in qualunque altra professione porterebbe ad una vera e propria rovina nella propria carriera, per un Pm non ha alcuna conseguenza?
Va bene, prendiamo atto che i Pm sono al di sopra di ogni sospetto. Prendiamo atto che la stampa è pronta a perdonare loro ogni cosa. Però almeno che si sappia che le cose sono andare così, e si sappia che, insomma, forse, Gratteri, che è stato dipinto a tutti come un genio, come il numero uno, come il più bravo di tutti, insomma… diciamo la verità… No?
P.S. Nell’intervista a Fazio, Gratteri si è mostrato nella vesti del magistrato inflessibile, reazionario, nostalgico dei regimi forti. Un uomo di estrema destra, ordine, disciplina, pene esemplari. E questo è del tutto legittimo. Sono assolutamente convinto che Gratteri sia un magistrato in buonafede al 100 per cento. Il problema è che lui è convinto di essere stato investito da Dio di una missione epocale: quella di ripulire il paese dai corrotti, dai sospettabili di corruzione, dai cattivi, dai disonesti, dagli anarchici, e naturalmente dai garantisti…. Ecco, bisognerebbe spiegargli che non è così. Lui deve occuparsi di fare le inchieste giudiziarie, di cercare i delitti, i colpevoli e le prove. Deve applicarsi di più a queste cose, in modo da evitare bufale come quelle di Platì, fare meno interviste, pontificare di meno, e soprattutto rinunciare all’idea che tocchi a lui riformare la giustizia, perché penso che a nessuno possa venire in mente di affidare la riforma della giustizia al Pm che ha preso la topica di Platì.
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