Il Camerlengo non può non ospitare l'intemerata che Davide Giacalone propone denunciando la differenza di risonanza mediatica tra le esternazioni della casta dei magistrati e quella degli avvocati.
Il titolo è assolutamente emblematico : DIVERSAMENTE TOGATI" e riecheggia il mio vezzo di definire i giudici e i pm portatori di toghe "pregiate", non ordinarie come quelle indossate dai semplici, normali difensori dei cittadini.
Il diversissimo peso, anche sui Media, delle due categorie è dato non solo dall'evidente potere della prima in clamoroso e imbarazzante vantaggio sulla seconda (eppure di avvocati in Parlamento ce ne sono molti, ma da tempo contano come il due di picche, mentre i magistrati, in aspettativa e non, dominano in vario modo le commissioni giustizia ) , ma dal più banale fatto che è l'Accusa a dare spettacolo. Mia madre, campione assolutamente rappresentativo dell'italiano/a medio, non si perde un processo in tv, seguendo religiosamente spettacoli incivili come quelli sceneggiati su Porta a Porta, Chi l'ha visto, Quarto grado...
Il risultato è la malagiustizia imperante.
Da NON perdere
Diversamente togati
Davide GiacaloneL’Associazione nazionale magistrati fiata e l’intero mondo politico e giornalistico viene messo a rumore, in un fiorire di adesioni, distinzioni, messe a punto e varie considerazioni. L’Unione delle camere penali (associazione degli avvocati penalisti) proclama tre giorni di sciopero ed è già un miracolo se qualcuno ne ospita le motivazioni, comunque destinate a cadere nel silenzio generale.
I magistrati lamentano un nocumento alle proprie ferie e giù chiacchiere sulla libertà, l’autonomia e la giustizia. Gli avvocati protestano contro “il processo senza fine, le intercettazioni senza limite, l’interpretazione senza confini” e nessuno se li fila. Quasi che la prima questione abbia rilievo generale e le seconde un interesse corporativo. Basta questo a capire perché ce la meritiamo, la malagiustizia.
La politica, senza significative distinzioni di schieramento, imbastisce discorsoni sul bisogno di far funzionale la giustizia in tempi ragionevoli ed efficacemente, perché anche da questo dipende l’affidabilità di un Paese, quindi la capacità di attirare investimenti dall’estero e attivare quelli dall’interno.
Chi mai vuol rischiare in un sistema in cui possono non pagarti e se t’imputano qualche cosa ci metti due o tre lustri a cavarne fuori le gambe, da innocente? Poi, però, insegue i magistrati associati che chiedono la prescrizione più lunga, ovvero l’esatto contrario.
Così come li insegue e ossequia su ogni cosa. Perché? Perché sono un potere, anche se la Costituzione lo escluderebbe. E sanno esercitarlo contro chi governa.
Non dico che lo esercitino a sproposito, perché i lestofanti non mancano, dico una cosa diversa: il potere non è quello del giudizio, ma dell’accusa, dell’imputazione, della menomazione irrimediabile che può colpire chiunque.
Il giornalismo finge inchieste e articolesse pensose, ma poi corre a elemosinare carte in procura, meglio ancora se registrazioni.
Perché? Perché l’informazione è spettacolo e lo spettacolo è quello dell’accusa.
La spettacolarizzazione riguarda ogni cosa (pensate alle previsioni del tempo, oramai incapaci di dire che in estate fa caldo e le nuvole portano pioggia, esiste solo l’arsura torrida e il diluvio), ma nel campo della giustizia s’è giunti a far recitare le intercettazioni a degli attori. E se non è spettacolo quello in cui si chiamano gli attori, solo il cielo sa cosa sia. Passa come niente che se la legge proibisce di riprendere persone in manette le si riprende lo stesso, mettendo un pallino bianco sulle mani.
Gli avvocati che potere hanno? Che spettacolo portano? Nessuno.
Quindi: chi se ne importa. A destra e a sinistra ci sono legioni di orecchianti e ignoranti, ma anche folte schiere di persone che sanno quanto il sistema accusatorio (quello in vigore, che presuppone la prova si formi nel processo) sia incompatibile con il fatto che l’accusa e il giudizio siano incarnati da colleghi. E’ di una ovvietà assoluta, senza bisogno di scomodare la memoria di Giovanni Falcone, che chiaramente lo disse.
Sanno bene che il processo nasce bacato, se tre anni prima l’imputato è già stato lapidato mediante l’esibizione di verbali, foto, filmati e telefonate. Tutta roba proveniente dall’accusa.
Lo sanno, ma non sanno cosa farci. Porre la questione in maniera netta e pulita è complicato, quando si hanno idee confuse e curricula non proprio a prova di bomba.
Così la scena si ripete uguale: l’Anm tiene banco e l’Unione camere penali parla nei convegni.
Oggi, su iniziativa dei penalisti, ospiti della Fondazione Piccolo e con la collaborazione della Fondazione Luigi Einaudi, si ritrovano a Capo d’Orlando. Parleranno Piercamillo Davigo, presidente Anm, Beniamino Miliucci, presidente Ucp e il ministro della giustizia, Andrea Orlando. Vedremo se le cronache smentiranno l’andazzo o, più probabilmente, confermeranno quanto ce la meritiamo, la malagiustizia.
Certi sconfinamenti eclatanti di certa magistratura, esternazioni e moniti non richiesti compresi mi hanno da almeno venticinque anni resa indigesta la categoria.
RispondiEliminaPoi ho letto "Non Posso Tacere" dell'ex Magistrato Piero Tony (inutilmente e del tutto fuori tempo massimo criticatissimo dalla ANM e non ho più dubbi: Serve una seria e profonda riforma della Giustizia e dei suoi codici ma per questo ci vorrebbe una politica autorevole nonché coraggiosa......... e proprio qui abbiamo un problema importante.
Leno
Gentilissimo Leno
Eliminacondividiamo indigestione e temporalità dell'insorgenza della stessa. Pensi che mio padre era un magistrato, che molto si doleva della crescente esposizione politico mediatica della categoria.
Oggi che non c'è più, mi domando se scriverei con gli stessi toni duri contro i suoi colleghi, sapendo di dispiacerlo Pur condividendo buona parte della sostanza, sicuramente si dorrebbe dell'asprezza. Purtroppo questo dilemma mi è stato risolto a monte e sono libero di esprimermi come sento.
Credo di aver scritto proprio qui di aver letto poco fa il libro scritto dall'ex magistrato Piero Tony pensionatosi con qualche anno di anticipo perché non ce la faceva più a vedere e vivere giornalmente certe situazioni. Il titolo è "Io Non Posso Tacere edito dalla Einaudi-Stile Libero Extra.
RispondiEliminaA naso direi che potrebbero aver avuto diversi punti ad accomunarli.
Leno