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lunedì 20 giugno 2016

"ANNIBALE ALLE PORTE" NON FUNZIONA, I MODERATI CONTINUANO AD ASTENERSI E I GRILLINI STRACCIANO IL PD AI BALLOTTAGI


Non era difficile da prevedere e infatti grandi (Panebianco) e piccoli (il camerlengo...) lo avevano previsto : l'Italicum, la legge elettorale cucita addosso a Renzi dal professor D'Alimonte per farlo vincere facile, tiene " 'o difetto".
E cioè il ballottaggio, con la maggioranza assoluta regalata a qualcuno che magari, calcolando le astensioni, s'impadronisce del parlamento unicamerale con appena il voto di un italiano su cinque e con quel consenso dovrebbe governare facendo leggi magari indigeste alla stragrande maggioranza   Questo particolare ai renziani e ai loro accoliti non ha mai fatto né freddo né caldo, sicuri come erano che LORO sarebbero stati i vincitori. E quindi dai con il mantra "la sera gli italiani sapranno chi ha vinto !" e sai che figata, a questi prezzi !
Siccome il diavolo fa le pentole ecc. ecc. , ecco che arrivano gli sganassoni di Roma e soprattutto Torino, con i grillini che sbaragliano, nella capitale, il candidato piddino, l'onesto Giachetti, e sorprendentemente sconfiggono Fassino, che 15 giorni fa aveva 11 punti di vantaggio, annullati dal travaso dei voti della destra sulla candidata grillina. Aveva governato male il sindaco sabaudo? In genere dicono di no. E allora perché questo voto "contro" così radicato da parte degli elettori di centro destra ? Facile : per far perdere il candidato renziano.
Questo giochino si è ripetuto in 19 comuni su 20 !!  Ovunque al ballottaggio si è presentato un grillino contro uno del PD, la destra si è mobilitata per far vincere il primo. E pazienza se più spesso non è accaduto il viceversa, e infatti a Milano Sala, che vince per 17.000 voti, non una marea, tenuto conto che la metà dei milanesi sono rimasti a casa, ce la fa proprio perché gli ortotteri non hanno  restituito il "favore" ricevuto a Roma e Torino (ma anche in tutte le altre piazze).
Quindi, almeno a livello locale, il grido "Annibale è alle porte" , dove il barbaro (non lo era affatto, ma per i romani sì) cartaginese sarebbe Grillo e la sua "orda" ortottera, NON funziona.
Certo, c'è la possibilità che alle politiche l'elettorato moderato, che a mio avviso continua ad astenersi (sono quelli della destra sociale e protestataria che convergono sui pentastellati), deciderà che bisognerà appoggiare il male minore, e quindi renzino.
Ma non è affatto detto, specie se la narrativa positiva ed ottimista del premier continuerà ad essere smentita dai dati e dalla sensazione della gente.
Sarà dunque un caso che ora i più fieri difensori dell'Italicum sono diventati Di Maio e soci, mentre anche i renziani iniziano ad avanzare forti dubbi su un sistema che non li vede più strafavoriti (anzi) ?  Errare è umano, ma perseverare in questo caso sarebbe peggio che diabolico.



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Ballottaggi, quel doppio turno che punisce il Pd e premia i Cinque Stelle

In tanti tra i dem lanciano l'allarme: "Gli elettori del centrodestra
votano per il M5s". I grillini hanno conquistato 19 Comuni su 20,
dove erano arrivati al secondo turno. E il risultato delle urne
potrebbe far riesplodere l'attacco contro l'Italicum. Anche nel
partito di Renzi


 
 Ballottaggi, quel doppio turno che punisce il Pd e premia i Cinque Stelle

ROMA - "Come tutte le leggi di questo mondo, anche la riforma elettorale può essere modificata ma io penso che sia bene che resti così com'è". La notte è ormai avanzata e la sconfitta del Pd nettamente consolidata quando il capogruppo dem alla Camera, Ettore Rosato, affronta uno dei temi più caldi: la possibile modifica dell'Italicum. Perché un dato sembra chiaro, nel dopo ballottaggi: il doppio turno non premia il Pd. Il partito del premier - solo e senza alleati - non riesce ad attirare l'elettorato dei partiti esclusi dal secondo turno, a differenza  dei Cinque Stelle su cui convergono - spesso e volentieri - i simpatizzanti del centrodestra. E dunque il meccanismo dell'Italicum, peraltro con il premio alla lista e non alla coalizione, potrebbe rivelarsi un boomerang per il partito del premier.




Il primo a denunciare il rischio di un'alleanza nelle urne tra gli avversari del Pd è un amareggiato Piero Fassino,
sconfitto a Torino. "Il risultato è inequivocabile, il centrodestra si è spostato sui cinque stelle e su questo dato politico si farà una riflessione". 



Ballottaggi, il bilancio a caldo di Guerini: ''Pd perde contro M5s perché il centrodestra vota per loro''

 
D'altra parte non ci sono solo Roma e Torino a dimostrare la capacità dei Cinque Stelle di attirare i voti della destra. Il fenomeno si misura anche con l'affermazione in 19 sui 20 Comuni sopra 15mila abitanti nei quali i candidati a 5Stelle sono arrivati a giocarsi la poltrona di sindaco al secondo turno: dalla Sardegna alla Puglia, dal Lazio al Piemonte, dal Veneto alla Sicilia all'Emilia-Romagna. Alla fine il successo è sfuggito solo ad Alpignano, in Piemonte, dove il candidato di una lista civica ha battuto quello grillino. Per il resto, tutte vittorie con percentuali quasi sempre vicine al 60%. E' il caso di Carbonia, in Sardegna, ex "fortezza" rossa. In Piemonte, oltre che a Torino, i pentastellati hanno vinto anche a Pinerolo e San Mauro Torinese; in Lombardia a Vimercate; in Veneto a Chioggia; in Emilia-Romagna a Cattolica; nelle Marche a Castelfidardo; nel Lazio, oltre che a Roma, anche a Nettuno, Genzano, Marino e Anguillara; in Puglia a Ginosa e Noicottaro; in Basilicata a Pisticci; in Sicilia a Alcamo, Porto Empedocle e Favara.

Insomma, il campanello d'allarme - per il Pd - è suonato e forte. Certo la versione di Renzi è sempre che il primo 'competitor' resta il centrodestra e contro i candidati delle destre il Pd ai ballottaggi ha fatto registrare "una vittoria". Ma la minoranza dem da mesi preme per una modifica dell'Italicum, così come i centristi della maggioranza. La richiesta arriverà nei prossimi giorni ancora più pressante, anche da diversi renziani, più o meno ortodossi. Il primo momento di confronto e scontro aperto probabilmente sarà già la prossima direzione, venerdì 24.
 
 

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