Un'abitudine che ammetto essere curiosa è la mia, che simpatizzo Juventus, di seguire a tempo perso (mentre faccio cyclette in palestra, oppure viaggio in scooter) alcune radio romane incentrate quasi esclusivamente sul calcio, la Roma e, meno, la Lazio.
Le mie prescelte sono Radio Radio, dove i siparietti tra Ilario, Melli e Focolari a volte sono esilaranti (partecipano molti altri, da Pruzzo, a Renga, Orsi, Jacobelli, Agresti, Ferrajolo, anche Sconcerti, ma i tre sono il nerbo ) e Rete Sport .
I conduttori di quest'ultima, tutti romanisti, hanno il raro pregio di essere sostanzialmente equilibrati, e non credo sia un caso che tra gli interventori abituali esterni ci siano giornalisti bravi e sereni come Valdiserri e Cecchini. Ho memorizzato i cognomi di Bernardini, Cristofori, Magni, mentre cambio frequenza se arriva Lo Monaco, o Catalani, o Zampa.
Naturalmente, nel seguirli, mi diverto poco quando la Roma vince - e con Spalletti, nel girone di ritorno, è successo pure troppo spesso - mentre è più godurioso quando le cose in casa giallorossa non vanno come sperato.
Ecco, nei personaggi che ho citato, apprezzo una discreta coerenza. Se prendono una posizione, poi o la mantengono, perché convinti, al di là dei risultati, oppure la modificano ma AMMETTENDO pubblicamente il cambiamento, sempre legittimo ma che è fastidioso quando è realizzato facendo finta di nulla.
Il tifoso tipo è tra l'altro un professionista di questa poco nobile arte, cambiare idea a seconda se la squadra vinca o meno, e quindi mi colpisce positivamente chi lo è - tifoso - e però cerca di evitare questi capovolgimenti mentali ai confini della schizofrenia ( o parac..., che non è patologia ma limite peggiore).
Un esempio di quanto descritto si è avuto nel recente psicodramma della cessione di Pjianic alla Juventus.
Quando la notizia era iniziata a circolare, il 99% dei commentatori si augurava, in quanto romanisti, che la cosa non si realizzasse, e i tifosi ascoltatori tutti dietro a pecoroni. Qualcuno, ma veramente raro, a volte accennava che Pjianic, soprattutto nelle passate stagioni, era stato spesso criticato (troppo lento e discontinuo), che tutta questo favore unanime era strano, e non aveva tutti i torti (non per la sostanza delle critiche, ma nel ricordare che c'erano state, eccome !). Però quest'anno il bosniaco ha fatto 12 gol (dieci in campionato), si è rivelato un cecchino nelle punizioni, e ha fatto 12 assist, il più prolifico della serie A in questa specialità... Numeri importanti, che avevano spostato critica e massa.
Comprensibile quindi gli alti lai quando, fulminea, è arrivata la notizia della cessione. Si è sentito di tutto, e tra società e giocatore è difficile dire chi abbia ricevuto più improperi.
Dopo i primi giorni eccolo lì però il tifoso tipo che riscopre l'utilità della nota favola di Fedro, la Volpe e l'Uva.
Siccome Pjianic era perso - e per di più a favore dell'odiata Juventus - ecco che ritornava SCARSO.
Bene, i commentatori di Rete Sport non si sono prestati a questo dietro front e hanno continuato a dolersi della cessione, sia per il valore, ritenuto alto, del giocatore in sé, sia per la destinazione, una diretta rivale per l'agognato scudetto.
Bravi.
Ma bravissimo Daniele Rossi, che, come spessissimo accade, si mostra ai microfoni uomo di calcio di rarissima intelligenza ed onestà intellettuale. In campo qualche volta l'agonismo gli prende la mano (quando era giovane gli succedeva più spesso, e così nel mondiale del 1996 si beccò una squalifica di 4 giornate, rientrò giusto in tempo per tirare uno dei rigori della finalissima) , ma fuori recupera assoluta lucidità, dribblando con maestria retorica e banalità.
Così, alla domanda con indotto fumino su cosa pensasse dell'ex compagno che aveva osato dire "Forza Juve" (il suo nuovo club !!), ha risposto con un sereno e disarmante " e che doveva fare ?".
Da applausi.
Di più, nel ricordare il compagno, ne tesse le lodi come professionista, definito impeccabile, e come compagno, esemplare.
Chissà come ci rimarranno male quelli del "daje ar traditore, a Roma nun ce rimette piede !"...
De Rossi: “Pjanic, un compagno esemplare”
Il romanista: «Ha detto forza Juve? E che doveva fare?»
ANSA
Daniele De Rossi durante un contrasto con Eden Hazard nella gara tra Belgio e Italia
14/06/2016
Il calcio funziona così, ripete allargando le braccia Daniele De Rossi, che da Lione, dopo Belgio-Italia, saluta Miralem Pjanic. E pazienza se è passato al nemico numero uno della Roma: «Ha detto forza Juve? E che doveva fare?», aggiunge il centrocampista giallorosso, che non dimentica i cinque anni passati insieme: «Pjanic, da quando è arrivato a Roma, è stato un compagno esemplare e un professionista impeccabile: si allenava anche quando era malato e ha giocato spesso anche con le infiltrazioni. Mi dispiace che sia andato a rinforzare una rivale, ma gli vorrò sempre bene».
«NON E’ UNA BANDIERA»
Di questi tempi, cambiare squadra è normale: «Pjanic non è una bandiera, le bandiere sono altri: se così fosse stato, sarebbe rimasto a Lione. Il calcio al giorno d’oggi è questo e la Roma comunque resta un bene supremo». Poi, si fida della ricostruzione del club: «Nella sua cessione non c’è stata responsabilità da parte della società, la clausola è stata pagata». Per il futuro giallorosso, resta ottimista: «Non penso che venga ceduto anche Nainggolan, ma non mi fate fare il mercato della Roma. Io sono qui per l’Europeo. I tifosi arrabbiati? La gente fa quello che vuole».
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