Alfano e company, cioè quelli che a suo tempo, pur di rimanere attaccati alle poltrone di governo, abbandonarono Berlusconi alla legge Severino e votarono la fiducia al governo Letta (naturalmente dandola poi a Renzi, quando questi sfrattò in malo modo il compagno di partito : traditori una volta, traditori sempre) , li guardo come quel tizio che si apposta sulla riva del fiume.
Prima o poi hanno da passà.
E quel momento si sta avvicinando, con le elezioni che nel 2018 non potranno evitare, a scanso di espliciti colpi di stato.
Pensandola in questo modo, figuratevi la soddisfazione che ho provato nel leggere come nel PD si siano posti il problema di una eventuale coalizione con Alleanza Popolare (l'ultimo dei nomi che i transfughi si sono dati, nel corso degli anni...credo sia il terzo) , indigesta per i loro elettori e anche - e forse in questo momento è il guaio peggiore - a Pisapia, che non avversa un'alleanza con i dem renziani (vista come il male assoluto dai secessionisti guidati da Bersani e D'Alema) ma a patto che non ci siano contaminazioni centriste, alfaniani in primis.
Ebbene, secondo l'articolo comparso su La Stampa on line oggi, a via del Nazareno stanno riflettendo che forse, sacrificando Angelino, veramente nome indigeribile, l'alleanza si potrebbe fare...
Francamente, non vedo come, visto appunto il problema di coprirsi a sinistra coinvolgendo almeno Pisapia, ma intanto provo goduria a immaginare il dramma di Alfano e l'imbarazzo dei suoi compagni di ruffianeria. Non ho dubbi che Lorenzin, Lupi e tutto il resto della combriccola dalla schiena curva non esiteranno, al dunque, ad abbandonare il giuda capo, però magari un briciolo, ma proprio ino, di vergogna a guardarlo in faccia lo avranno.
Personalmente, confido che quelli del PD alla fine decideranno che ha ragione Pisapia, e che AP non pesi a livello nazionale (nemmeno in Sicilia, dove pare arriveranno terzi con distacco) , e che tutti costoro faranno la fine dei fedelissimi di Fini, tutti scomparsi dal Parlamento nel 2013.
Intanto, accontentiamoci della testa del capo.
Renzi e il nodo Alfano: possiamo allearci con Ap ma senza
lui in lista
Il Pd: indigeribile per i nostri elettori. Il segretario
manda Guerini a trattare
ANSA
Matteo Renzi
FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA
Un’apertura a sinistra, per coprirsi dalla concorrenza degli
ex compagni di strada Bersani e D’Alema. E una in direzione del centro, per
occupare lo spazio dei moderati. Nella strategia a cui sta lavorando per
affrontare le prossime elezioni, il Pd ha individuato un solo problema, una
figura utile in questo schema, ma molto difficile da far digerire
all’elettorato di centrosinistra: Angelino Alfano.
Ex delfino di Berlusconi, ex segretario del Pdl, da
Guardasigilli autore del contestatissimo lodo che istituiva una sorta di
“scudo” dai processi per le quattro più alte cariche dello Stato quando la
quarta, cioè il presidente del consiglio, era l’allora Cavaliere, l’attuale
ministro degli Esteri ha fatto insorgere in alcune occasioni il popolo del Pd
anche in questi anni di governo col centrosinistra, ad esempio sul caso
Shalabayeva (la moglie di un dissidente kazako espulsa dall’Italia insieme alla
figlia piccola quando lui era ministro dell’Interno). «Puoi mettere in lista la Castaldini (portavoce
nazionale di Ap, ndr.), puoi mettere la ministra Lorenzin, anche Lupi: Angelino
invece per i nostri è un problema», confida un uomo molto vicino a Renzi, «la
sua immagine per il centrosinistra è troppo deteriorata».
L’operazione in corso a Largo del Nazareno prevede, per
coprirsi a sinistra, di provare a strappare Giuliano Pisapia dall’alleanza con
Mdp, tentativo che a giorni alterni appare complicato o a portata di mano
(ieri, dopo l’intervista di D’Alema al “Corriere della sera”, più la seconda),
oltre che di coinvolgere altre personalità di sinistra (nel mirino alcuni
sindaci, come quello di Cagliari, Massimo Zedda, e il collega di Lecce, Carlo
Salvemini). A presidiare il fianco destro, il Pd conta sull’apporto di figure
come Benedetto Della Vedova e Carlo Calenda, e del loro “Forza Europa” (più
difficile invece coinvolgere l’altra protagonista di quel movimento, Emma
Bonino, in rapporti freddi con Renzi), ma anche Alternativa popolare. E qui si
pone il problema Alfano.
L’ideale, dal punto di vista dei dem, sarebbe riuscire a
convincerlo a non candidarsi. Un’ipotesi che, sanno bene dalle parti del
segretario, è molto remota, ma su cui sta lavorando col tatto necessario il
mediatore per eccellenza del partito, Lorenzo Guerini. Quello che i dem possono
proporre al ministro è il coinvolgimento dopo le urne, ancora una volta al
governo, in caso di vittoria. Un’eventualità però tutt’altro che scontata: se
invece a Palazzo Chigi ci andrà un’altra forza politica, Alfano potrebbe
trovarsi all’opposizione e fuori dal Parlamento.
Movimenti e contatti sono in corso. D’altra parte, ancora
non è chiara nemmeno la strategia del ministro degli esteri. Con l’accordo in
Sicilia sul sostegno a Micari alle Regionali, sembrava aver fatto la sua scelta
di campo verso il Pd. La nomina a coordinatore di Maurizio Lupi, due giorni fa,
necessaria per trattenere l’ala lombarda del partito pronta allo strappo, è di
tutt’altro segno: «I nostri interlocutori sono nella famiglia del Ppe, in particolare
Forza Italia», twittava ieri il capogruppo ricordando dove, secondo lui,
bisognerebbe guardare. E la decisione di bloccare la legge sullo Ius soli, che
Ap aveva già votato alla Camera, va in quella direzione. Ma, si sa, Salvini e
Meloni hanno messo un veto su Alfano: per allearsi con lui, Berlusconi dovrebbe
rinunciare a Lega e Fratelli d’Italia. «La vita è fatta di alternative: se
Berlusconi gli chiude la porta in faccia, e se passa la legge elettorale con
una quota di maggioritario, allora può darsi che Angelino per garantirsi
un’alleanza sia costretto ad accettare le nostre condizioni…», dicono nel Pd.
Al popolo delle feste dell’Unità, in questi anni di governo
i vertici dem hanno spiegato che l’accordo con Alfano era occasionale,
obbligato dalla «non vittoria» delle elezioni. Ora dire il contrario non è
semplice: stanno cercando la soluzione.
Nessun commento:
Posta un commento