81 anni e non mostrarli, potrebbero dire gli amici. A rieccolo, diranno molti altri. Annibale alle porte tuoneranno gli invasati, nostalgici dei tempi d'oro della demonizzazione quotidiana del Cavaliere.
Ancora quest'estate ne ho incrociato uno. Una persona per bene, mediamente intelligente, ovviamente di dna capalbiese, ancorché stessimo in Umbria e non nel buen retiro toscano dei radical chic, che ancora dissertava su Berlusconi rovina dell'Italia...
ANCORA !!! dopo 6 anni di Monti, Letta e Renzi, con l'Italia che ha peggiorato il debito pubblico, la disoccupazione e se fosse vero che sia sopravvenuta una piccola crescita economica - di fatto non si vede, finora appare solo nei dati statistici pubblicati - questa sarebbe dovuta solo allo straordinario sostegno monetario della BCE di Draghi, che sicuramente ci ha tenuto e ci tiene a bada lo spread e gli interessi sul debito.
Questo per parlare di economia. Vogliamo vedere l'aspetto "morale" ? Gli italiani in questo lustro abbondante hanno recuperato valori etici avviliti dal manefreghismo berlusconiano ? Non mi pare.
Sono diminuiti i processi per corruzione ? Nemmeno.
Quindi avevo e ho ragione io, e torto lor signori : Berlusconi ha deluso NOI LIBERALI, lasciando l'Italia esattamente com'era, democristiana nell'opportunismo e cattocomunista nell'ideologia prevalente. Nessuna rivoluzione liberale. I difensori del Cavaliere replicano che "non glielo hanno permesso" e in parte sarà anche vero, ma credo che nemmeno ci abbia veramente provato, preferendo galleggiare e fare compromessi per conservare potere e favorire i propri affari.
Ma che sia stato lui l'affossatore dell'Italia...ma dai !!
Però era un donnaiolo incallito, corruttore di minorenni (già perché aveva a che fare con dei gigli innocenti...) che ha fatto votare il parlamento sulla parentela di Ruby rubacuori con Mubarak...
Ok, fatti non commendevoli, ma noi abbiamo avuto alla guida dei governi personaggi sospettati (ancorché poi prosciolti) di cose ben peggiori, anche di essere mandanti di omicidi.
E ricordo, ai bacchettoni, che di quattro padri della patria che ci ritroviamo, vale a dire Cavour, Vittorio Emanuele II, Mazzini e Garibaldi (li ho messi in ordine personale di preferenza) , due erano erotonami ( il Re e il Condottiero) , uno aveva un pelo sullo stomaco che la metà bastava per 4 normali (il Conte) , il quarto (il Rivoluzionario) era l'unico idealista, piuttosto portato all'omicidio pur di raggiungere gli obiettivi.
Eppure hanno fatto l'Italia, nel bene e nel male (ho amici che pagherebbero perché si fossero fatti i fatti loro !).
Questo per ricordare e avallare il principio crociano per il quale all'uomo politico e di governo va chiesta capacità, efficienza, e non moralità.
Senza faticare troppo, basterebbe sfogliare qualche bignami di storia per capire che Croce ha ragione e i moralisti torto.
Ribadito ciò, ecco che si approssimano le elezioni nazionali e Berlusconi, dopo mille traversie, anche di salute, sembra tornare in auge. Ne scriveva Giovanni Orsina su La Stampa ieri, evidenziando come in questa longevità politica pesi molto la pochezza delle nuove generazioni. Dei giovanotti rampanti dei 5 Stelle, Di Maio, Di Battista, Fico, della loro ignoranza e della povertà dei loro cv, inutile dire troppo. Nel PD, Renzi è sulla scena da 4 anni e sembra consunto come se fossero 40.
Salvini si agita, la sua Lega sembra veleggiare sul 15%, risultato mai raggiunto all'epoca Bossiana dove pure i leghisti erano fortissimi a nord (ma completamente assenti altrove, laddove adesso qualche voto sull'alto appennino pare lo prendano) , ma ha una presa limitata.
In questo panorama piuttosto desolante, per Orsina il Cavaliere potrà dire ancora la sua. non immaginando peraltro una resurrezione da leader assoluto o, addirittura, premier.
Intanto, la legge elettorale che si va delineando, gli dà buone chance di essere decisivo nella difficile situazione politica che si realizzerà post voto. Non male, per un vecchietto che a quel punto conterà 24 anni, quasi un giubileo, dalla sua discesa in campo.
L'intervista che segue, rilasciata dal "nostro" al Corsera, è rassicurante per i conservatori più attempati : basta leggere (anche solo le cose che ho evidenziato...), chiudere gli occhi e rilassarsi, per fare un salto indietro nel tempo.
Le cose di sempre, rivoluzione liberale compresa.
Poco credibile, però a molti magari servirà per sentirsi per un momento tornare giovani.
Questo per dire che non sono contento che il centro destra abbia lo stesso riferimento personale di 24 anni orsono, incarnato in un uomo di comunque 81 anni.
Ma questo è, anche se non vi pare.
«C’è un accordo con Salvini chi ha più voti indica il
premier»
di Marco Galluzzo
con Salvini siamo d’accordo sul fatto che la forza politica
del centrodestra che prenderà più voti sarà quella che indicherà al capo dello
Stato il nome del premier per l’intera coalizione». Lo dice il leader di Forza
Italia Silvio Berlusconi al Corriere . «La legge elettorale passerà anche al
Senato. Non è la migliore legge elettorale, ma è il migliore compromesso
possibile».
C on Matteo Salvini, rivela, esiste una sorta di patto
pre-elettorale: «Chi avrà più voti indicherà al capo dello Stato il nome del
premier per l’intera coalizione di centrodestra». Quindi esclude un governo di
larghe intese con il Pd? «Assolutamente. Con cinque mesi di campagna
elettorale, cui dedicherò tutto me stesso, Forza Italia supererà ampiamente il
20%».
Silvio Berlusconi non ha nessuna intenzione di mollare. A
Ischia, pochi giorni fa, alcune sue parole, poco più di battuta, sono state
fraintese. Annuncia invece un suo impegno massiccio da qui al voto delle
Politiche, a marzo. Invita «convintamente» tutti gli elettori azzurri a votare
sì ai referendum in Lombardia e Veneto. Infine legge nel voto austriaco una
lezione che vale per il tutto il Vecchio Continente: «La sinistra non è più in
grado di dare risposte ai cittadini europei».
In Austria il centrodestra ha sbancato le elezioni, ma
l’estrema destra ottiene un bottino inedito.
«Il voto in Austria conferma che, nell’Europa di oggi e di
domani, è vincente e centrale soltanto una seria forza popolare e liberale. A
Vienna, nessun governo potrà mai prescindere dai 62 seggi ottenuti dall’Ovp di
Sebastian Kurz, che esattamente come Forza Italia si colloca nel Partito
popolare europeo: la “forza calma”, che garantisce il buon governo e che evita
passi falsi».
Non c’è il rischio di un isolamento dell’Austria?
«No, sono convinto che Kurz non eleverà alcuna barriera, e
che non vorrà assolutamente “isolare” l’Austria. Con la forza del suo quasi 32%
di consensi, invece, sarà perfettamente in grado di contenere e moderare le
spinte più eccessive e oltranziste che potessero eventualmente venire
dall’altro vincitore di questo voto: il Partito della libertà guidato da
Heinz-Christian Strache, che ha ottenuto un risultato non clamoroso, ma
ugualmente positivo».
Chi sono gli sconfitti?
«I veri sconfitti sono i socialdemocratici del cancelliere uscente,
Christian Kern. Anche in Austria la sinistra di governo non ha convinto gli
elettori, e anzi ha ottenuto il peggior risultato elettorale della sua storia.
Come in Italia e in tutt’Europa la sinistra non ha saputo e non sa dare
corrette risposte alle domande che agitano la contemporaneità, come
l’immigrazione indiscriminata, la lotta al terrorismo, il lavoro per i giovani.
È questa convinzione che mi rende ottimista sul futuro: dopo Germania e
Austria, anche in Italia solo una forza di governo affidata a un centrodestra
liberale potrà dare una risposta concreta alle attese degli italiani».
I sondaggi continuano a dire che voi e Lega uniti siete
avanti a tutti, quali sono le sue previsioni?
«Di vincere le elezioni, governare e di cambiare il Paese,
con i nostri alleati del centro-destra. Un centrodestra aperto e plurale,
formato non da professionisti della politica ma da persone che nella vita
professionale, nel lavoro, nell’impresa, nella cultura, nell’impegno civile,
abbiano dimostrato onestà assoluta, serietà, capacità concrete di realizzare le
cose, di saper raggiungere con l’intelligenza, il lavoro e il sacrificio i
traguardi che si sono dati».
Com’è il suo rapporto personale con Salvini? E chi voterà
centrodestra a chi deve pensare come leader guida di un governo possibile, dopo
il voto?
«Salvini è irruente all’esterno. È quello il suo stile e il
suo modo di conquistare consensi, ma quando ci sediamo intorno a un tavolo è un
interlocutore serio e ragionevole. Con lui siamo d’accordo sul fatto che la
forza politica del centrodestra che prenderà più voti sarà quella che indicherà
al capo dello Stato il nome del premier per l’intera coalizione. Io non ho
alcun dubbio sul fatto che quel nome lo dovremo indicare noi. Stiamo valutando
diverse figure, ma naturalmente non ne nominerò nessuna, visto il polverone
mediatico che si era sollevato quando in passato avevo citato qualche nome solo
a titolo di esempio per indicare una tipologia di candidato».
La legge elettorale passerà al Senato, darete una mano alla
maggioranza?
«Direi che senz’altro passerà. Mi pare che esista — come è
giusto su questa materia — un consenso vasto e il deplorevole fenomeno dei
franchi tiratori si è dimostrato fortunatamente limitato. Non è la migliore
legge elettorale possibile, io avrei preferito un proporzionale puro (20% di
voti uguale a 20% di parlamentari) sul quale in passato tutti d’altronde si
erano detti d’accordo. Ma oggi questa legge è però il migliore compromesso
possibile. Non potevamo sottrarci alla responsabilità di mandare a votare gli
italiani con una legge coerente, come chiesto giustamente anche dal capo dello
Stato. L’essenziale è che a questo punto gli elettori dopo quattro governi di
sinistra che non sono mai stati votati dagli italiani, possano scegliere la migliore
soluzione».
Ogni tanto lei dice che è pronto a mollare tutto, ma poi è
sempre lì. Le pesa restare in politica? Quanto sacrifica della sua vita
privata?
«Sono qui esclusivamente per senso di responsabilità nei
confronti dei miei figli, dei miei nipoti, degli italiani che mi hanno dato in
vent’anni più di 200 milioni di voti. In effetti penso che se per assurdo gli
italiani scegliessero di essere governati da chi, come i candidati del
Movimento Cinque Stelle, che non hanno mai lavorato in vita loro, le conseguenze
per tutti noi sarebbero gravissime. Ma spero che gli italiani dimostrino
maturità e saggezza. E l’affetto e il calore straordinario che avverto intorno
a me ovunque vada è la prima ragione per la quale sento il dovere di andare
avanti e nonostante i sacrifici, i torti e le sofferenze che ho dovuto subire
da quando sono sceso in campo. Non solo io, ma con me i miei familiari e i miei
amici. Nella mia vita quando mi sono dato un traguardo l’ho sempre raggiunto,
anche quando tutti erano scettici e ironizzavano prevedendo un mio fallimento.
A maggior ragione non rinuncerò questa volta al traguardo più importante di
tutti: la rivoluzione liberale per cambiare alla radice il Paese che amo
salvandolo dall’oppressione fiscale, dall’oppressione burocratica,
dall’oppressione giudiziaria».
Forza Italia storicamente è sottostimata nei sondaggi, oggi
viene data intorno al 15%, così come la Lega. Pensa possa superare il 20% con la sua
campagna elettorale?
«I miei obiettivi sono molto più ambiziosi. Nel 2013, in ventitré giorni
di campagna elettorale, ho fatto ricuperare 10 punti a Forza Italia. Stavolta
abbiamo davanti 5 o 6 mesi che dedicherò principalmente a questo, quindi a far
conoscere agli italiani il nostro programma e a farli riflettere su chi sarà in
grado davvero di cambiare l’Italia».
Se nessuno vincesse le Politiche potrebbe esserci la
necessità di un governo di larghe intese Pd-Forza Italia?
«Lo escludo. Il problema non si porrà nemmeno, perché
vinceremo noi».
Fra pochi giorni il Pd apre una conferenza programmatica. In
Italia si parla poco di programmi, anche del vostro.
«Sono contento che finalmente ci sia una domanda su questo.
Per la verità, io ne parlo continuamente, perché credo che agli italiani non
interessi il teatrino della politica, ma vogliano idee concrete per far uscire
finalmente l’Italia dalla crisi. Il nostro programma ha una particolarità: è
nato dal confronto con gruppi di cittadini, che non avevano votato nelle ultime
elezioni e che avevano già deciso di non votare anche la prossima volta. Lo
abbiamo scritto per così dire a quattro mani con loro, punto per punto. Poi
l’ho riassunto graficamente in un Albero della Libertà che affonda le radici
nei nostri valori e che su ogni ramo contiene le nostre proposte. In estrema
sintesi? Meno tasse, meno Stato, meno burocrazia italiana ed europea, più aiuto
a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti e più garanzie per ciascuno».
Che suggerimento darà ai suoi elettori per il referendum in
Lombardia e Veneto?
«Noi voteremo convintamente sì, perché non è un referendum
contro l’unità nazionale, è un referendum che la rafforza. Non è neanche un
referendum di parte, raccoglie consensi trasversali. Nulla a che vedere con la Catalogna , un dramma che
io spero si risolva pacificamente e nel quadro della legalità costituzionale
spagnola».
Quindi lei crede nelle ragioni referendarie?
«Nel caso della Lombardia e del Veneto si tratta di dare più
potere e più competenze ad amministrazioni che hanno dimostrato di funzionare bene.
Questo non è egoismo regionale: se le due locomotive d’Italia funzionano
meglio, ne guadagna l’intero Paese. D’altronde a me piacerebbe che non solo
Veneto e Lombardia, ma tutte le Regioni italiane, potessero godere di maggiore
autonomia, di poteri più chiari e definiti. Si compirebbe quel federalismo che
è nei nostri programmi dal ‘94 e che abbiamo già provato ad introdurre nella
riforma varata nel 2005, ma bocciata poi dalla sinistra per ragioni solo
ideologiche. La sinistra si comporta sempre così. La politica del “tanto
peggio, tanto meglio” per loro è una costante».
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