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lunedì 29 gennaio 2018

RENZI, SALVINI E CO. ...ATTENTI AI PRETORIANI


Risultati immagini per i pretoriani UCCIDONO L'IMPERATORE

Nei giorni caldi delle polemiche sulla formazione delle liste elettorali , che stavolta infuriano anche nel campo dei pentastellati (dove Di Maio e Casaleggio, con Grillo apparentemente in allontanamento dal movimento che pure ha creato dal nulla, hanno gestito in modo "accorto" rispetto alle assurde parlamentarie del 2013, facendo però un ulteriore passo verso la "normalizzazione" partitica, tanto a parole disprezzata) , ho chiesto a dei cari amici di cui stimo intelligenza e acutezza politica, di proporre una loro analisi.  
Quella di Massimiliano Annetta, uomo appartenente all'area di sinistra riformista, e quindi oggi piuttosto apolide di una terra santa, la trovate nel post
 https://ultimocamerlengo.blogspot.com/2018/01/le-epurazioni-renziani-viste-da-un.html

Qui di seguito invece il pensiero di Mauro Anetrini, che fino all'ultimo ho sperato trovasse posto nelle liste del centro destra, area Torino- Piemonte, e invece no, ché pare gli abbiano preferito niente meno che la Bongiorno (mi taccio, per evitare querele). 
Mauro nel suo scritto ricorda i Satrapi, a me vengono in mente gli imperatori romani di fine impero, i quali non si fidavano più dell'esercito, fedele ai generali piuttosto che al Cesare di turno, e pensarono di tutelarsi con una milizia propria, fedelissima alla corona : i pretoriani. 
Non so quanti imperatori siano stati deposti e uccisi da questi "fedelissimi".
Renzi e company forse dovrebbero rileggerla la storia.
Buona Lettura 



 Il tempo dei satrapi.

di MAURO ANETRINI 

Risultati immagini per chi erano i satrapi persiani

Diciamo le cose come stanno, almeno una volta: la composizione delle liste elettorali, a voler essere generosi, interessa ad una percentuale di cittadini così bassa, da risultare addirittura irrisoria.
Dopo avere sperimentato per una dozzina d'anni il porcellum ed avere sentito ripetere fino alla noia che le preferenze favoriscono collusioni equivoche e voto di scambio, accettiamo di buon grado ciò che viene calato dall'alto, imposto con la clausola del “prendere o lasciare”.
Le candidature – del metodo dei 5 Stelle non voglio parlare, tanto è ridicolo – sono decise nelle segreterie dei Partiti sulla base di criteri che l'elettore medio non deve conoscere e, quand'anche li conoscesse, mai potrebbe comprendere o condividere.
Pensiamo ai segretari dei grandi Partiti, quelli il cui nome compare a lettere cubitali sul simbolo. Ciascuno di loro è convinto, in perfetta buona fede, di essere il detentore del consenso, il proprietario dei voti, l'unto del Signore destinato a fare grandi cose. Renzi, Salvini, Berlusconi, ma anche la Meloni e, in certa misura, anche l'ineffabile Grasso, ritengono di avere il diritto di decidere non in quanto espressione della maggioranza politica che li ha fatti eleggere alla carica di segretario, ma perchè – sostengono - la “gente” identifica nella loro immagine il partito che rappresentano.
Il lungo percorso di personalizzazione della politica a discapito del dibattito, iniziato nel 1994, è giunto alla sua naturale conclusione: le alchimie del manuale Cencelli, così come le mozioni delle federazioni locali, sono definitivamente superate, rimpiazzate dalla figura di un segretario che controlla il Partito, mentre la sua vera ambizione è sedersi a palazzo Chigi. Il Partito non è più la casa delle idee e del confronto, ma il trampolino verso il Governo. Prova ne sia il fatto che, a differenza del passato, le due cariche – segretario e Presidente del Consiglio -tendono a coincidere.

In questa prospettiva, i candidati sono funzionali al capolista: lo proteggono dalle imboscate interne e ne sostengono l'azione di conquista del potere. Che siano (quasi tutti) degli incapaci, è irrilevante: sono scelti proprio per questo, per la loro obbedienza e servono soltanto a fare numero; non hanno alcuna missione da compiere e non rappresentano la Nazione, ma il capo politico che li inseriti in lista. Simul stabunt, simul cadent.

Il sistema è cambiato e nulla potrà riportare le lancette dell'orologio ad un'epoca che non esiste più.
Inutile, a questo punto, criticare il Parlamento per l'inefficacia delle sue azioni o perdere tempo con l'invocazione del vincolo di mandato. E' già tutto fatto, tutto deciso.

Il dirigismo ha sostituito la democrazia. Basta saperlo.

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