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giovedì 13 dicembre 2012

IL CATENACCIO APPLICATO ALLA POLITICA : L'IMPORTANTE E' CHE NON VINCANO GLI ALTRI



La mia forte criticità su Mario Monti non nasce da antipatia viscerale. Anzi, quando sento il Premier nelle interviste, più spesso ne apprezzo lo stile, che non è più imbalsamato come agli inizi. Il Professore ha preso dimestichezza con telecamere e media in generale, e sa alternare toni seri con battute ironiche, molto British. Quello che non mi piace, perché non me lo aspetto(aspettavo, ormai ), è il fatto che anche un "Tecnico" si sia piegato alla propaganda, alla tecnica non dei numeri ma degli annunci, e, cosa peggiore di tutte, all'alibi dell'evasione fiscale per distogliere l'attenzione dalle proprie difficoltà, rinfocolando così il conflitto sociale tra gli italiani : i dipendenti (specie pubblici) protetti ma con redditi medio bassi, e gli autonomi, che per sistemare i loro conti ricorrono all'elusione quando non proprio all'evasione.
E' vero che a lui si deve la riduzione dello Spread ? No, evidentemente. Il Merito è della BCE di Draghi.
E' vero che l'Italia sia stata avviata sulla via del risanamento con le riforme Montiane ? AL momento non si vede. Il Premier dice che all'inizio delle riforme si avvertono i COSTI e non già i BENEFICI. Non è inverosimile, però non è quello che prevedono gli economisti , e non parlo di Brunetta ma di gente come Alesina, Giavazzi, Ichino, Reichlin   che anzi guardavano ( e alcuni ancora lo fanno, nonostante tutto) con favore e fiducia all'avvento del Preside Bocconiano. L'unica riforma approvata da QUASI tutti ( ma fuori dal coro dei favorevoli c'è gente destinata a contare nel probabile futuro nuovo governo : Vendola, FAssina, Camusso ) è quella previdenziale, incidente esodati a parte. Sul resto, la delusione è GRANDE, e aspettative che l'entrata a regime delle misure del governo tecnico possa migliorare le cose scarsa. La spiegazione è semplice : nessuna delle riforme adottate , a parte la prima, tocca la SPESA PUBBLICA improduttiva. Che va tagliata sia con l'eliminazione degli sprechi, burocratici in primis, ma anche con la riduzione della stessa. Questo consentirebbe finalmente la riduzione delle tasse (Altro che lo slogan : se le pagassero tutti....le entrate fiscali sono sempre aumentate, e le tasse non sono state ridotte mai ! ) , unico possibile volano positivo per la ripresa delle aziende e dei consumi. L'equazione è semplice : meno costi per le imprese, prezzi più competitivi, stipendi migliori per incentivare la produttività, più soldi in tasca per gli acquisti delle merci prodotte. Il circuito virtuoso è questo, come ricorda non un liberista, bensì un Liberal di sinistra come Ricolfi.
Ecco perché Monti non mi piace. Non è un fatto lombrosiano. E considerate che il mio quotidiano preferito, ancorché non unico, è il Corriere della Sera , dove i Montiani sono l'assoluta maggioranza (direi che l'unico ostile sia Ostellino ). . Però si tratta di persone per lo più intellettualmente oneste e che quindi conservano una discreta libertà critica. Auspicano che Monti continui, ma correggendo decisamente rotta.
Non s'illude sul Montismo invece Davide Giacalone, e io ammetto che mi capita più spesso di ritrovarmi nelle sue riflessioni.
Questa è quella odierna, che vi invito a leggere


Tre ricette perdenti


Chi si fascia la testa per l’anticipo elettorale, sostenendo che con un paio di settimane in più si sarebbe fatto chissà cosa, mena scandalo per il nulla. In questa fase vale il contrario: meno dura e meglio è. Il dramma arriva dopo, quando gli italiani dovranno scegliere fra una ricetta tradita e una sbagliata. Cui se ne aggiunge una terza, fallita.
Complice la faziosità italica, complice un sistema dell’informazione che la ingigantisce, già s’apparecchia l’ennesimo banchetto fra berluscofagi e berluscapoti. In uno scontro di tipo antropologico. Roba tribale
Purtroppo gli italiani che hanno creduto nell’opportunità di avere più disponibilità e meno fisco, più libertà e meno burocrazia, più investimenti e meno spesa pubblica corrente, sono stati traditi. Due volte. Si può discutere a volontà su quali siano le cause della disillusione, ma resta il fatto. La cucina antagonista, quella di sinistra, del resto, propone sempre la stessa ricetta, radicalmente sbagliata e oggi incarnata dal condizionante asse Vendola-Cgil, che fa rotta sulla (ulteriore) patrimoniale. Non ci credono neanche loro che si possa governare in quel modo, eppure hanno fretta d’incassare una vittoria che danno per scontata.
La cucina montiana non è una reale alternativa, anche perché ha sui fornelli una ricetta fallita. Il fallimento non consiste nel non avere cambiato l’Italia, giacché quello non solo non è possibile in breve tempo, ma è anche un obiettivo a sua volta allucinante. Consiste, invece, nell’essersi prestata all’adozione di una forsennata purga fiscale, a esito della quale il debito pubblico non è dimagrito, mentre s’è smunto il sistema produttivo. Questo è il fallimento.
Perché, allora, è così difficile sostenere le cose ovvie, mentre la corazzata del Corriere della Sera pompa alla grande l’ipotesi montiana? Perché il confindustriale Sole 24 Ore avverte dell’errore ma chiede di continuare? Perché il centro casiniano, raccoglitore di vari relitti politici, non attira voti, non essendo (giustamente) considerato alternativo. La roba montezemoliana si presenta con le insegne della concertazione, vale a dire una delle cause dei nostri mali. Mentre i transfughi “montiani” del centro destra (gente che deve tutto a Berlusconi) c’è la fondata sensazione che non spostino neanche i loro voti. Quindi sarebbe Mario Monti a far la differenza. Per cosa? Per una sola cosa: essere sicuri che nessuno vinca. Che le elezioni siano inutili. Che l’Italia continui a essere commissariata.
La sinistra ha provveduto a far fuori la possibile alternativa, coagulatasi attorno a Matteo Renzi. Se uscisse da lì prenderebbe la maggioranza, ma non uscirà, preferendo attendere e raccogliere i cocci. Ammesso che rimangano. La destra rimane appiccicata al suo vincitore di ieri, oggi sulla scena come miglior perdente. Sicché chi punta su Monti non lo fa perché vinca, ma perché eviti che altri vincano. Il che, nel nostro sistema, equivale a evitare che ci sia una maggioranza al Senato. Oppure, ed è l’ipotesi avallata ieri da Berlusconi, Monti si mette a guidare un fronte ampio, capace di puntare alla maggioranza alla Camera. Nel qual caso Berlusconi sarebbe superato, dopo essersi ritirato. E dopo? Si andrà a una coalizione, sperando che sommi i pregi, ma temendo che sommi i difetti delle tre ricette.
Si può sfuggire, a questo incubo? Sì, se ci fosse consapevolezza del dovere cambiare schema istituzionale e impalcatura costituzionale. La sinistra che fa le primarie e gioca al presidenzialismo, dovrebbe essere matura. La destra che crede nel leader lo dovrebbe essere da tempo. Tocca a loro concordare il cambiamento. Conosco le due obiezioni: a. se non sono capaci di poco figurati di tanto; b. ora no, perché si devono prendere voti. Rispondo: 1. meglio cimentarsi su cose grosse che affogare in una pozza, come sta loro accadendo; 2. credo che i voti li prenda proprio chi sappia ammettere che con quelle ricette ci stiamo prendendo in giro.

1 commento:

  1. Ebbene si. Tutto vero, tutto giusto, lucido, equilibrato. Ma perchè nessuno ha il coraggio di dire si fa COSI' e se lo facciamo l'Italia diventa un paese civile, democratico, ricco e ben governato. Ammettiamolo, non siamo capaci! Non sarebbe meglio farci govenare, non dico dalla Germania perché sarebbe troppo umiliante anche se efficacissimo, ma almeno dall'Europa. In toto, però, non solo in parte, mantenendo i nostri partitucoli incapaci e disonesti. UNCLE

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