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giovedì 13 dicembre 2012

IN TRIBUNALE ANCHE PER DECIDERE A CHI VA FIDO



A riprova che gli italiani non siano un popolo semplice lo si vede dalla forte litigiosità e incapacità di trovare un accordo in tantissimi campi. Ci lamentiamo , e a ragione, che i partiti non siano stati capaci in un anno a modificare la Legge elettorale. La colpa alla fine viene attribuita al solito Berlusconi, ma chi, come il Camerlengo, questa cosa l'ha seguita ben benino, sa come anche il PD alla fine abbia bocciato tanti compromessi accettabili perché il Porcellum, a questo giro, con il suo premio di maggioranza in odore di incostituzionalità, gli fa un gran comodo...Insomma, personalismi, opportunismi impediscono ai politici di trovare, sempre, degli accordi condivisi. Male. Partecipato mai a qualche riunione condominiale ?? Non è un caso che la riforma di recente approvata abbia ancor più ridotto i casi in cui le decisioni debbano essere prese all'unanimità, vista la paralisi delle materie in cui vigeva questa regola . In altre parole, ha un bel dire il Premier Monti che gli italiani sono troppo portati all'auto-denigrazione, e che dovrebbero essere più indulgenti con se stessi, se la vita comune dispensa casi ed esempi che non vanno esattamente in quella direzione. Un ulteriore esempio è la contesa tra ex del cane di famiglia in caso di separazione della coppia.
L'ultimo episodio avviene a Padova, dove appunto una coppia scoppiata è finita in Tribunale disputandosi  "Jack" (questo il nome del povero labrador ) . Battaglia senza esclusione di colpi, con tanto di sequestro, revoca e ingiunzione di affido.
Da un punto di vista formale l'uomo parte in vantaggio : è lui che al momento dell'acquisto del cane, da regalare alla fidanzata (avete presente Lilli e il Vagabondo ? ) , lo registra a suo nome all'apposita anagrafe, e il microchip applicato al buon Jack lo "intesta" al padrone. Però poi il cane cresce nella casa di lei, dove i due fidanzati hanno iniziato a convivere, e dalla quale, al momento della rottura, il giovanotto si è allontanato. Senza il cane perché la padrona non glielo ha lasciato prendere : Jack doveva rimanere nella casa dove era vissuto e cresciuto. Ma l'uomo ha dalla sua il microchip e lo fa valere, ottenendo così un primo provvedimento di sequestro, successivo alla denuncia di appropriazione indebita (!!). A quel punto però la ragazza passa alla riscossa e fa presente, tramite il suo legale, che la vera padrona di Jack è lei e non solo perché il cane è cresciuto nella sua casa, ma perché è lei che sempre se ne è occupata !
Lei a portarlo a spasso tre volte al giorno, lei a dargli da mangiare, ad accompagnarlo dal veterinario. L'ex compagno scartava ogni noiosa incombenza e in più, sostiene sempre la controparte, è stato addirittura violento con la bestiola, prendendola a volte a calci nella pancia... Il Giudice deve aver avuto elementi di riscontro perché il sequestro non viene confermato. Si apre un contenzioso civile, nel mezzo del quale il padrone ottiene niente di meno che una ingiunzione per la consegna di Jack.  Il decreto è stato eseguito e immancabilmente è intervenuta l'Associazione di turno, in questo caso "Centopercentoanimalisti", che ha riconosciuto la donna come la "Giusta" padrona dell'animale, e hanno appeso uno striscione lungo la rete di recinzione della casa dell'ex, invocando il ritorno a casa di Lessie, ops, pardon, Jack.
La questione, dal punto di vista legale è semplice e complessa allo stesso tempo. Se si applicasse il principio meramente formale e burocratico, non c'è dubbio che Jack debba stare col padrone. Quest'ultimo è amministrativamente  il proprietario oltretutto legalmente responsabile (se il cane mordesse qualcuno per esempio ).
Però un cane è come un figlio, e non mancano i Tribunali che applicano alle controversi di affido gli stessi criteri presi in esame per i bambini. E quindi l'individuazione, sulla base di una vera istruttoria, del genitore-padrone più idoneo al migliore sviluppo dell'animale.
In proposito ho letto di un'ordinanza del  Tribunale di Foggia che, nello stabilire l'affidamento dell'animale domestico, non ha fatto  riferimento all'iscrizione anagrafica (che poi nemmeno sempre c'è ). Il giudice, nella fattispecie,  ha " privilegiato l'interesse materiale e spirituale-affettivo dell'animale conteso, affidando lo stesso al coniuge che, secondo la sommaria istruttoria, era risultato essere quello che maggiormente assicurava il migliore sviluppo possibile della identità dell'animale (in questo caso l'ex marito, a differenza di quanto accade usualmente per un figlio minore), lasciando al coniuge risultato meno idoneo (la moglie) la possibilità del cosiddetto "diritto di visita" per alcune ore determinate nel corso della giornata."
Il magistrato foggiano si è, quindi, pronunciato, affermando che "il giudice della separazione può ben disporre, in sede di provvedimenti interinali, che l'animale d'affezione, già convivente con la coppia, sia affidato ad uno dei coniugi con l'obbligo di averne cura, e statuire a favore dell'altro coniuge il diritto di prenderlo e tenerlo con sé per alcune ore nel corso di ogni giorno".
Francamente, sono piuttosto combattuto. Da una parte, è evidente che da un punto di vista astratto la scelta del Giudice foggiano sarebbe da preferire sul piano della "GIUSTIZIA", intesa come "fare la cosa GIUSTA". Dall'altra, con i nostri Tribunali ingolfati all'inverosimile, e quindi incapaci di risolvere in tempi accettabili i problemi degli esseri umani, minori in primis, non sarà forse meglio , nel caso il buon senso non soccorra e le parti non trovino un accordo per assicurare il bene dell'animale in teoria amato da entrambi, affidarsi ad un freddo , magari ingiusto, ma veloce, perché CERTO, principio burocratico come l'iscrizione anagrafica ?? E infatti molti giudici, a differenza del loro collega di Foggia, si regolano così.
In ogni caso, è preferibile questo che  ricorrere alla strategia di Salomone, con la divisione del cane in due parti....Anche se a certi padroni, così come a certi genitori, starebbe bene come un cappello !

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