Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
Pagine
▼
venerdì 23 maggio 2014
CLAUDIO VELARDI E LE SINDROMI RENZIANE. INTANTO DOMENICA SI VOTA PER L'EUROPA, MA RENZI E GRILLO NON LO SANNO.
Segnalato dal buon Max Annetta, che ancora si muove all'interno del PD ma non so quanto questa cosa potrà perdurare se l'uomo insiste con il dire quello che pensa,ho letto con interesse questo intervento di Claudio Velardi su Front Page, il sito on line gestito insieme a Fabrizio Rondolino. "Due vecchi arnesi della politica", come si definiscono ironicamente essi stessi, in auge ai tempi dell'era Dalemiana, quando erano importanti consiglieri del Lider Maximo.
Oggi sembrano un po' pentiti di alcune convinzioni del tempo, ma restano uomini ideologicamente "progressisti".
Rondolino poi ha apertamente dichiarato di nutrire speranze, ancorché prudenti, nell'intraprendenza renziana, o almeno questo scrisse nel suo debutto sul giornale Europa, quotidiano del PD (non sono in molti a leggerlo, però c'è).
Tutta questa premessa per avvertire come l'autore delle considerazioni qui sotto riportate, chiaramente critiche nei confronti dell'attuale Premier, non vengono da soggetto né avverso alla Sinistra,latamente intesa (se essere Liberal significa ancora far parte di quel fronte, sia pure su posizioni non radicali e novecentesche ) né ostile pregiudizialmente al toscanaccio.
Semplicemente, certi fatti giustificano certe riflessioni.
A quanto osservato da Velardi mi permetto di aggiungere che alla paura dei sondaggi ballerini si è aggiunta la contrarietà assoluta per gli ultimi dati sull'economia, con lo spread in rialzo e il segno meno sull'indice PIL. Non una bella cosa.
Buona Lettura
RENZI E LE TRE SINDROMI DELLA SINISTRA
Sindrome D’Alema. Ovvero arroganza e ingenuità. Come D’Alema prima delle regionali del 2000 (anzi di più, molto di più), Renzi si carica, da Palazzo Chigi, di un’elezione che non c’entra niente con il governo. Politicizza all’estremo il voto di domenica, fino a dire che si tratterà di un referendum tra lui e Grillo. Non tenta neppure di spostare la campagna su tematiche europee. Salvo dire ieri – in estremo ritardo, mostrando paura e attaccamento alla seggiola – che comunque vada, il governo resterà in sella.
Sindrome Veltroni. Ovvero comunque le piazze. Come Veltroni nel 2008 (anzi di più, molto di più), Renzi parte lancia in resta, annunciando sfracelli contro il vecchio: riforme epocali, nuovo stile, fine delle antiche liturgie. Poi – come Veltroni in giro per l’Italia e alleato con Di Pietro – in campagna elettorale liscia il pelo alla sinistra peggiore che c’è, quella piazzaiola e forcaiola, gareggiando sui numeri dei comizi e votando in Parlamento per la gogna ad un suo deputato.
Sindrome Bersani. Ovvero la profezia che si autoavvera. Come Bersani nel 2013 (anzi di più, molto di più) la campagna di Renzi e del Pd comincia con il vento in poppa, alimentata da un trend positivo che dura da mesi, e si arena nelle ultime ore, quando subentra la stanchezza di una corsa cominciata troppo presto e il timor panico dei sondaggi ballerini. La sinistra è terrorizzata dall’idea di vincere, e trasmette al mondo le sue ansie.
Al fiorentino andrà meglio. Ma quanta fatica, quanti errori, quante palpitazioni.
Nessun commento:
Posta un commento